Sole, Beni culturali, agricoltura contro la disoccupazione - QdS

Sole, Beni culturali, agricoltura contro la disoccupazione

Francesco Sanfilippo

Sole, Beni culturali, agricoltura contro la disoccupazione

mercoledì 05 Giugno 2013

Forum con Antonio Venturino, vicepresidente vicario dell’Ars

Come vi state ponendo nei confronti del precariato?
“Il problema che ci siamo posti all’indomani del 30 dicembre, è stato di renderci conto che esisteva un fenomeno, chiamato precariato, che è spaventoso. Occorreva fare qualcosa, giacché da un lato non si possono tenere migliaia di persone sotto ricatto da 24 anni, dall’altro cerchiamo di capire come sia cresciuto in modo così esponenziale. Abbiamo messo mano alle leggi e sono impossibili da capire, dove una norma è smentita da una successiva che a sua volta reintegra la precedente alla prima”.
Perché non propone un testo unico che abolisce tutta la normativa precedente?
“Il disegno di legge che abbiamo approntato dopo alcuni incontri con dei precari, è in preparazione e mi sto facendo supportare da alcuni giuristi in materia per definire questo disegno, accogliendo le richieste dei precari stessi. Ora, inizierà la fase più politica e spero che gli altri deputati non siano insensibili sull’argomento. È vero che il problema del precariato si può risolvere con una normativa nazionale, ma non si può andare all’ennesima proroga senza uno strumento giuridico su cui far leva. Ciò che è emerso è che questi precari erano convocati per la prima volta e che erano rappresentati da tante piccole realtà sindacali che hanno potuto così partecipare. Spero, al più presto, di rispedire agli interlocutori una mail dove presenterò il disegno conclusivo e dove chiederò il loro avallo per portarlo in commissione in tempi brevissimi. Del resto, si parla di persone che hanno acquisito competenze tali da mandare avanti gli uffici da soli. Questi chiedono il riconoscimento della loro professionalità che è abusata dalle istituzioni e a questa situazione occorre mettere fine.
Non è vero che, regolarizzandoli, s’impediranno concorsi per i prossimi 15 anni. In realtà, la disoccupazione si potrebbe risolvere, usando altre leve, poiché esistono 3 industrie che non si possono portare via che sono il sole, i beni culturali e l’agricoltura. Da un lato occorre dare dignità professionale a queste persone, dall’altro occorre che la formazione prepari figure professionali mai considerate in precedenza. Sto lavorando a un progetto, denominato i “Luoghi della Cultura”, che prevede l’impiego di forestali, di guardiani e di altre figure indispensabili per rendere efficiente e fruibile il bene culturale. Esiste una legge, quella che prevede la borsa di autoimpiego, che potrebbe permettere la creazione d’imprese che accolgano i precari. Questi, a loro volta, possono recuperare altri precari con le giuste agevolazioni fiscali, facendoli uscire da questa condizione”.
Lei può partecipare ai lavori di più commissioni come vicepresidente?
“Sì, solo che molto spesso ciò che fa una commissione non è conosciuto da un’altra. Ho proposto al presidente Greco della Commissione Cultura, Formazione e Lavoro di fare delle riunioni congiunte di più commissioni se si trattano argomenti comuni. I problemi sono creare un lavoro sinergico tra le commissioni e sapere di cosa si parla, perché spesso non si ha conoscenza diretta delle questioni trattate. Per questo, ho proposto al presidente Greco di fare dei sopralluoghi così da rendersi conto direttamente sul campo delle questioni affrontate. Un’altra soluzione è di farsi affiancare da esperti accreditati, uno per ogni argomento trattato, in modo che si abbia sempre una persona competente, velocizzando i lavori. Perciò, ho proposto la presenza di esperti accreditati, così da evitare tempi lunghi nell’approfondimento degli argomenti. Tale proposta dovrebbe essere approvata a breve”.
 
Il presidente Ardizzone vuole tagliare le spese dell’Assemblea. Appoggerà questa linea?
“Assolutamente sì, c’è il decreto Monti che è stato emanato il 5 febbraio, che deve essere approvato dall’aula. Di fronte a persone che chiedono il rispetto della loro dignità di lavoratori, noi abbiamo il dovere di applicare questo taglio agli emolumenti per dare un segnale, perché tutti quanti devono partecipare al risanamento della finanza pubblica”.
In quanto tempo sarà approvato?
“C’è un tavolo tecnico che sta lavorando su quest’aspetto, perciò in tempi brevi sarà approvata”.
Il taglio dei costi riguarda anche i dirigenti?
“Già in Finanziaria è passato il taglio del 20% a tutti i dirigenti, ma i veri tagli vanno fatti in altri campi, come nelle spese correnti. Su questo si sta aprendo un dialogo che sta portando a risultati, come la riduzione delle auto da 17 a 7”.
Che cosa ne pensa dell’ex tabella H?
“Il problema è serissimo e più volte ho sostenuto nella Commissione Cultura che così com’era, non poteva andare. Non è corretto mettere associazioni sociali con altre che non lo sono. Sarebbe sufficiente applicare la legge 11 del 2010 che prevede la concessione del tributo se l’ente presenta un progetto dove sia chiaro l’obiettivo e dove le spese siano rendicontate. Inoltre, ho proposto di aggiungere la pianta organica e l’esatta indennità goduta dagli amministratori e dagli impiegati. Così si può vedere come sono spesi i fondi e decidere, basandoci su dati certi. I soldi spesi in cultura, sono il miglior investimento che si può fare in Sicilia, ma con criterio”.
 
La finanziaria 2013 non ha previsto nulla per le imprese che stanno soffrendo. Che idee ha su quest’aspetto?
“In questo momento di profonda crisi economica, l’unica soluzione è portare in Sicilia investimenti stranieri. Per fare questo, occorre rapportarci con quei Paesi che stanno vivendo una primavera economica come i Paesi arabi, così come i russi e gli indiani. Se vogliamo ripartire, dobbiamo avere la capacità di attrarre più investimenti stranieri, ma occorre garantire questi ultimi, poiché la preoccupazione è di avere tempi certi per aprire un’attività e per recuperare l’investimento in caso di fallimento. È necessario costruire un modello snello che dia certezze agli investitori, in particolare in caso di contenziosi. Se riusciamo a disciplinare quest’aspetto, la Sicilia sarebbe favorita negli investimenti”.
Lei tocca un tasto delicato, poiché la legge 10 del 2000 ha trasferito le responsabilità dai politici ai burocrati, i quali non firmano per evitare eventuali conseguenze negative. Come si può intervenire per superare quest’ostacolo?
“Se i cittadini votano per un rappresentante, è per assumersi delle responsabilità e dare risposte serie. Per aprire un’attività, occorrono molti passaggi e documenti, ma ciò non è possibile. Bisogna vedere cosa non funziona, avere il coraggio di metterci mano e creare degli strumenti che supportino investimenti che portino soldi veri nel rispetto delle norme”.

Com’è il rapporto con il presidente Ardizzone? Riuscite a dialogare?

“I rapporti sono abbastanza cordiali, ma non riusciamo a dialogare spesso come sarebbe necessario. Infatti, sto cercando di calendarizzare meglio gli incontri all’interno della presidenza. Bisognerebbe stare più a contatto per affrontare meglio gli impegni”.

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