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Messina – Comune, debito di 500 mln di euro. Il dissesto si rende inevitabile

Francesco Torre

Messina – Comune, debito di 500 mln di euro. Il dissesto si rende inevitabile

sabato 08 Giugno 2013

Appello al ministero perchè sospenda l’esame del “Salva-Comuni” per rinviare tutto al prossimo sindaco. Il commissario e i dirigenti finanziari confermano la delicata situazione finanziaria

Messina – Il dissesto delle casse comunali è stato il prepotente protagonista della campagna elettorale per le Amministrative. La cosa non dovrebbe sorprendere, anzi il tema economico in teoria sarebbe dovuto essere preponderante nei programmi e nei discorsi di ogni candidato. In queste settimane, però, i sei aspiranti sindaco hanno parlato di tutto meno che di debiti e risanamento economico-finanziario di Palazzo Zanca. E ciò è successo anche allorquando il Consiglio comunale ha bocciato il contratto tra Comune e Amam per far entrare nelle casse comunali 150 mln € in 10 anni, ovvero l’architrave del piano di riequilibrio finanziario formulato dal commissario straordinario Croce e dai suoi esperti.
L’istinto di sopravvivenza, che in molti dei candidati – soprattutto quelli coinvolti nella precedente gestione amministrativa dell’ente comunale – ha fatto sì che il dissesto fosse qualcosa “altra da sé”, ha però adesso costretto molti aspiranti sindaco a prendere l’argomento di petto per non rimanerne, domani, soffocati. Ma andiamo ai fatti.
Secondo il parere di Croce e dei dirigenti dell’area economico-finanziaria del Comune Di Leo e Coglitore, il dissesto è inevitabile. I tre divergono su molte cose, e soprattutto sul quantum del debito complessivo dell’ente, ma su questo non hanno dubbi, ed insieme hanno inviato una lettera alla Corte dei Conti e alla commissione per la stabilità finanziaria degli Enti locali per comunicare la bocciatura del contratto con l’Amam e dunque l’impossibilità di portare a compimento il piano di riequilibrio presentato. Non solo. Nei giorni scorsi Croce ha anche richiesto ai Revisori dei Conti del Comune una relazione dettagliata sulla situazione economico-finanziaria del Comune, preludio naturale alla delibera di dichiarazione del dissesto.
Tale accelerata ha comportato inevitabilmente la reazione della politica, con la richiesta esplicita di un’interruzione alla campagna elettorale per un faccia a faccia con Croce. Durante l’incontro, avvenuto a Palazzo Zanca, nonostante Croce abbia addirittura alzato il tiro informando i sei aspiranti sindaci che i debiti del Comune sono saliti a 500 milioni di euro, cinque di loro hanno firmato e consegnato una lettera da inviare alla Commissione Finanza locale del ministero dell’Interno (quella che dovrà valutare se concedere 50 mln di euro nell’ambito del “Salva-Comuni”) per chiedere di sospendere l’esame del piano di riequilibrio e dare la possibilità al nuovo sindaco di presentare una nuova strategia. Solo un candidato non ha firmato l’appello.
 
E non sorprende. Nella quasi totalità delle liste infatti ci sono politici direttamente coinvolti nella vecchia gestione o fanno riferimento a partiti politici direttamente coinvolti nella vecchia gestione. E la prima conseguenza del dissesto, come successo ad Alessandria e come tutti sanno, è l’accertamento delle responsabilità individuali del danno economico procurato all’ente, l’avvio di un procedimento giudiziario e l’interdizione dai pubblici uffici. Ed è solo per questo che la corsa al dissesto “deve” essere fermata a tutti i costi. Per salvare la Casta.

Acconto da Roma. Accreditati 14 mln di euro inutilizzabili

Messina. Un po’ perplesso, il commissario Croce ha promesso che consegnerà la lettera dei 5 aspiranti sindaci alla Commissione ministeriale. Non solo. Croce ha anche spiegato in maniera inequivocabile di non avere alcuna intenzione di dichiarare il dissesto, non perché pensi si possa evitare ma perché ormai trattasi di un atto nelle prerogative esclusive del nuovo sindaco e del nuovo Consiglio comunale. Da Roma, intanto, è arrivata la notizia riguardante un acconto di 14 mln a valere sul “Salva-Comuni” che presto arriverà nelle casse di Palazzo Zanca. Non significa nulla. L’acconto è previsto nella delibera e viene inviato a tutti gli enti richiedenti a prescindere dalla valutazione del piano di riequilibrio. In caso di bocciatura, quei soldi andranno interamente restituiti, per cui al momento è come se non ci fossero. Domenica e lunedì si voterà. Ogni scenario sembra aperto, ma è bene comunque prepararsi al peggio.

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