Il dramma delle morti bianche, la Sicilia al secondo posto - QdS

Il dramma delle morti bianche, la Sicilia al secondo posto

Michele Giuliano

Il dramma delle morti bianche, la Sicilia al secondo posto

giovedì 13 Giugno 2013

I dati dell’Osservatorio sicurezza del lavoro presentati a Palermo: nel 2013 già 13 morti nell’Isola. L’edilizia è il settore in assoluto più colpito, seguito da quello agricolo

PALERMO – In Sicilia si continua (e tanto) a morire di lavoro. Si parte di buon mattino per andare in cantiere e spesso non si fa più ritorno a casa.
Un fenomeno che sembra davvero non riuscire ad arrestarsi nell’Isola etichettata come la seconda regione d’Italia, in questo primo scorcio del 2013, dove si muore di più nel proprio posto di lavoro.
Non lasciano scampo ad altre interpretazioni i numeri prodotti dall’Osservatorio sicurezza del lavoro di Vega engineering, presentati nel corso del “Sicilia safety work” , una tre giorni dedicati alla sicurezza sul lavoro, organizzata da Confartigianato Sicilia.
 
Dall’inizio dell’anno sono 125 i morti sul lavoro in Italia. Un dato che si potrebbe integrare con il numero di suicidi per l’assenza di un impiego. La Sicilia è la seconda regione per tasso di mortalità con 13 decessi da gennaio a oggi. “Un’autentica carneficina – sostiene Filippo Ribisi, presidente Confartigianato Sicilia – che viene sottostimata dalle classifiche ufficiali e ignorata dalla politica. Dati ai quali vanno aggiunti i tragici suicidi di disoccupati disperati e imprenditori strangolati dalla crisi. Anche loro sono vittime del lavoro”. Il settore più colpito è l’edilizia, seguito dall’agricoltura. Il tema della sicurezza sul lavoro è uno dei settori d’intervento degli enti bilaterali imprese-sindacati, realtà private costituite dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dai datori di lavoro di una determinata categoria professionale paritetici perché i rappresentanti dei lavoratori e quelli dei datori di lavoro sono in numero eguale tra loro.
“Questi enti – spiega Giorgio Tessitore, della segreteria regionale della Cisl – si occupano di vigilare sulla sicurezza del lavoro ma anche di consentire a quei lavoratori che cambiano spesso datore di lavoro di percepire elementi della retribuzione, come la tredicesima e le ferie e di offrire ai lavoratori prestazioni assistenziali”. Nel corso della tre giorni, ospitata nel’ex deposito locomotive Sant’Erasmo di Palermo, sono intervenuti i vertici nazionali di Anaepa Confartigianato, e i presidenti regionale e provinciale degli edili, Vincenzo Mirisola e Angelo Minì. “La realtà è che in Italia, ancora oggi, muoiono tre lavoratori al giorno – sottolinea Mario Patrucco, professore di valutazione e gestione dei rischi al Politecnico di Torino -. Alle statistiche ufficiali dovremmo infatti aggiungere tutto il fenomeno del sommerso. Quello, cioè, relativo a chi lavora in nero, che ovviamente non viene conteggiato dalle fonti istituzionali”.
I settori produttivi più a rischio si confermano l’agricoltura, con più del 40 per cento degli infortuni mortali, e l’edilizia (20,8 per cento). Seguiti, a distanza, dal commercio e dalle attività artigianali, in cui si concentra il 9,6 per cento dei casi. “Mano a mano che la crisi economica si fa più pressante, d’altronde, a farne le spese è anche la sicurezza dei lavoratori – prosegue Patrucco – le aziende oggi fanno sempre più fatica a investire nell’addestramento e nell’informazione dei dipendenti. Senza contare il fatto che le macchine e le attrezzature diventano sempre più obsolete e, per mancanza di liquidità, non vengono rinnovate”.
 


L’approfondimento. Servono misure idonee per arrestare il fenomeno
 
PALERMO – Quali le cause degli incidenti? Nei primi quattro mesi del 2013, come già in passato, le cadute dall’alto hanno provocato il 24 per cento delle morti. E raggiungono la stessa percentuale gli infortuni per il ribaltamento di veicoli e mezzi di trasporto. In un caso su 5 la morte avviene invece per lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti. Sono situazioni che, rileggendo le statistiche degli ultimi anni, ritornano: “Nel 90 per cento dei casi si tratta di cause elementari, ma ripetute e cronicizzate. Violazioni di norme vecchie, note a tutti da tempo”, spiega il docente del Politecnico torinese che assieme ad altri studiosi e professionisti piemontesi ha aderito al progetto “Meno carta più sicurezza” (www.menocartapiusicurezza.it). “Semplificare e ridurre gli oneri burocratici, sviluppare una reale cultura della sicurezza: anche questo è un obiettivo fondamentale da raggiungere per combattere il fenomeno delle morti sul lavoro” è stato detto da chi è intervenuto a commentare questi dati allarmanti. La situazione quindi è critica e servono misure idonee per contrastare un fenomeno sempre più dilagante.

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