Il Corsera riprende l'inchiesta del QdS sugli inutili consiglieri. Crocetta: “Poco tempo”. Ma bastava recepire tagli nazionali - QdS

Il Corsera riprende l’inchiesta del QdS sugli inutili consiglieri. Crocetta: “Poco tempo”. Ma bastava recepire tagli nazionali

Antonio Leo

Il Corsera riprende l’inchiesta del QdS sugli inutili consiglieri. Crocetta: “Poco tempo”. Ma bastava recepire tagli nazionali

venerdì 14 Giugno 2013

Numeri impietosi: 1.679 consiglieri in più eletti negli ultimi due anni, 834 nell’ultima tornata amministrativa, 45 i seggi a Catania contro i 48 di Roma. Il governatore difende il suo operato, sottolineando in tema di tagli dei costi politici l’abolizione delle Province

PALERMO – Ha fatto il giro dell’Isola, anzi della Penisola, quella italiana, la nostra inchiesta di mercoledì scorso relativa agli inutili consiglieri in più eletti recentemente in Sicilia. Un servizio riproposto alla ribalta nazionale dalle penne impietose di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, giornalisti del Corriere della Sera nonché autori del celebre best seller “La Casta”.
La casta, un male diffuso in tutto il Paese e in modo particolare al di qua dello Stretto. Basta citare i nostri dati del mancato recepimento dei tagli nazionali ai costi “politici” dei Comuni, intervenuti con le Leggi 191/2009, il Dl 78/2010 e la Legge 148/2011. I numeri sono impietosi, e dalle colonne del Corsera, non potevano passare inosservati. Duemiladuecentoottantuno i consiglieri eletti nell’ultima tornata elettorale, anziché i 1.447 che sarebbero stati eletti in qualsiasi altra Regione, a parità di Comuni e residenti chiamati al voto. In pratica 834 poltrone sono figlie di un’autonomia sempre buona per difendere privilegi diffusi. Il numero sale a 1.679 se pensiamo che anche la tornata amministrativa del 2012 si è svolta alle medesime condizioni “speciali”. Un dato su tutti rende l’idea dell’immane spreco perpetrato nell’Isola: al Consiglio comunale di Catania sono stati appena eletti 45 rappresentanti, che è un’enormità se si pensa che a Roma, la quale conta una popolazione dieci volte superiore a quella etnea, i posti da poco rinnovati sono solo tre in più, 48.
Il governatore Crocetta pare abbia appreso questa triste verità solo ieri.“È facile criticare sui giornali – ha tuonato, commentando i dati del QdS riportati dal Corriere -. La Sicilia ha già fatto tanto in otto mesi di governo. Siamo gli unici per esempio ad avere abolito le Province, il resto dell’Italia ancora non l’ha fatto: eppure, c’è sempre qualcosa in più che la Sicilia deve fare. Non basta mai, ci lascino in pace per favore, ci facciano lavorare”.
Eppure la Regione, con un leggero sforzo, poteva risparmiare 140 milioni di euro. Bastava soltanto recepire le norme nazionali, poco più che un provvedimento di attuazione. Ma il governatore, imperterrito, assicura che “presto ci sarà un progetto organico di riforma degli enti locali, che inciderà anche sul numero dei consiglieri”, ma “certamente questo Governo non poteva intervenire in corso d’opera e in tempi così stretti; abbiamo introdotto la doppia preferenza di genere e abbiamo scelto di cominciare con la riforma delle Province, abolendo le elezioni di primo livello e sostituendole con i Liberi consorzi”. E ridagli: il progetto organico non serve. Basta un semplice recepimento della Finanziaria 2010 che prevede il taglio del 20% dei consiglieri, in uno con la Legge 148/2011 che ha previsto ulteriori risparmi a scaglioni per i Comuni da zero a 10.000 abitanti.
“Forse il precedente Governo avrebbe potuto recepire la norma nazionale sugli enti locali, non l’ha fatto e io – ha concluso Crocetta – mi sono dato delle priorità, anche perché l’ultima tornata delle amministrative ha riguardato una parte dei Comuni siciliani, 142”. Che sommati a quelli dell’anno prima (147), che sono andati al voto sempre alle stesse condizioni, fa 289. Considerando che i Comuni sono 390, per i prossimi cinque anni resta ben poco da fare. Alea iacta est.
Noi, però, lo diciamo da oltre un anno. Soli, tra i giornali dell’Isola, nel deserto degli sprechi. Ma oggi a testa alta, convinti di aver reso un buon servizio ai cittadini.

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