Welfare: l’assistenza che non c’è. Sicilia 15esima per servizi sociali - QdS

Welfare: l’assistenza che non c’è. Sicilia 15esima per servizi sociali

Chiara Borzi

Welfare: l’assistenza che non c’è. Sicilia 15esima per servizi sociali

martedì 18 Giugno 2013

L’abisso tra Nord e Sud Italia “fotografato” dall’Istat nella Relazione Annuale 2013. Nell’Isola una famiglia in gravi difficoltà dispone di 49€ mensili, al settentrione 174€

PALERMO – La crisi economica, l’incidenza del patto di stabilità sui comuni, il taglio dei vari fondi che il nostro stato prevede per finanziare il settore, sono questi i principali motivi per cui nel 2010 gli interventi per i servizi sociali hanno subito un aumento lievissimo, problematico in un momento di difficoltà generale. Secondo l’Istat i comuni non possono più reggere da soli il peso del welfare, nonostante la loro posizione all’interno del territorio sia strategica, si auspica così il ritorno delle regioni, tutte, ad eccezioni delle Isole, svincolatasi dall’erogazione di denaro. La loro incidenza è scesa ad uno storico 11,5%.
 
Nonostante le emergenze, nel meridione la spesa media per i servizi sociali è fortemente al di sotto la media nazionale, tuttavia, su 21 regioni italiane solo 6 superano i 150 euro di spesa media. La Sicilia occupa la quindicesima posizione con nemmeno 90 euro di spesa a cittadino, sotto Veneto, Marche, Umbria e sopra Abruzzo, Puglia e Basilicata. Il divario tra settentrione e meridione del paese è ampio e sproporzionato.
 
La Calabria è la regione che si fa interprete delle difficoltà del meridione con appena 26 euro di spesa per abitante: confrontati con i 304 dedicati dalla Provincia Autonoma di Trento formano una differenza di 278 euro. Oltre che in termini economici la spesa per i servizi sociali in Italia è differenziata anche per l’utenza a cui s’indirizza. Mentre al Nord si spende più per anziani e disabili, a Sud la già povera offerta è indirizzata a famiglie in difficoltà e immigrati. Il 44,4% di fondi va alle prime ( la media nazionale è del 39,6%).
 
La lotta alla povertà nelle Isole occupa infatti il 9,9% della spesa, al Centro il 9% e a Sud l’8%. Sono così 49 euro i soldi su cui si può disporre mensilmente qual’ora si fosse in disagio economico nel meridione (la media nazionale è di 121 euro). Ancora una volta le statistiche dimostrano la forte differenza tra Sud e resto d’Italia. Al Nord Est si dispone mensilmente per ogni famiglia 174 euro, 170 al Centro e 156 al Nord Ovest. In quanto terra d’approdo per i migranti, nelle Isole la spesa riservata ai servizi per i cittadini stranieri è più ampia rispetto al Nord, ma la scarsita di spese del settentrione è ugualmente allarmante considerando la scelta fatta dagli immigrati di rimanere più in questa fetta di territorio. Secondo l’Istat sono solo 31 a persona gli euro riservati dal Nord Ovest, 57 euro quelli delle isole e 54 quelli del Centro.
 
In realtà in tutta l’Italia si è registrato un fortissimo calo della spesa per i migranti dal 2003 al 2010; siamo passati, infatti, dai 67 euro di media del primo anno sino ai 42 euro dell’ultimo considerato. Nel 2010 i soldi destinati ai servizi di mediazione culturale, inserimento nel mondo del lavoro, alloggi sono stati complessivamente 184 mila euro. Un settore in cui la spesa è aumentata è invece quella dei disabili. Il miliardo 595 mila euro concesso rappresenta, secondo le ultime rilevazioni Istat, il 4,6% in più rispetto al 2009. Come già evidenziato è il Nord, il particolare l’ovest, ad investire di più con 5.547 mila euro l’anno, segue il Nord Est (3.788) e le Isole che in questo caso fanno bene con 3.237 mila euro l’anno. Ultimo è il Sud con 769 mila euro.
 
Bene al Nord e male al Sud, infine, anche riguardo il sostegno agli anziani. La media per un anziano residente in italia è di 122 euro in un anno, con valori che variano da 59 euro a Sud e 173 al Nord Est. In mezzo stanno le isole con 105 euro e il Nord Ovest con 140. L’assistenza a questa utenza comprende dai casi di contributi al reddito, ai vari tipi di servizi di cura e trasporto della persona. I fattori che alimentano questa spaccatura sono come detto principalmente economici. Grazie al rapporto Istat elaborato sull’argomento, sappiamo su chi pesa il costo dei servizi: il 10,4% è pagato dall’utenza, il 13,1% dal Servizio Sanitario Nazionale con incidenze diverse da regione a regione, e il 62,7% dai Comuni italiani
 
. Sappiamo inoltre che mentre a Nord, Centro e Sud Italia questa distribuzione è standard, le Isole fanno registrare una grossa eccezione: una redistribuzione più equa. I fondi indistinti per le politiche sociali hanno diminuito la loro incidenza rimanendo comunque ad un tasso più alto che altrove (21% contro 8,3%), i fondi regionali vincolati per le politiche sociali sono i più alti d’Italia (32,2% contro 11,5%), infine, il peso sui comuni è in assoluto il più basso con il 43% contrapposto al 67,9% del Nord Ovest. L’unica ulteriore avvertenza da tener presente nel leggere i dati forniti rapporto sulle Isole è una: è solo la Sardegna ad aver in questi anni aumentato la propria spesa per i servizi sociali.

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