Palazzo Ram a Partinico, milioni di euro sprecati per un restauro già diventato inutile - QdS

Palazzo Ram a Partinico, milioni di euro sprecati per un restauro già diventato inutile

Vincenza Grimaudo

Palazzo Ram a Partinico, milioni di euro sprecati per un restauro già diventato inutile

martedì 18 Giugno 2013

L’antica masseria, ormai obiettivo designato dei vandali, versa in uno stato di completo abbandono

PARTINICO (PA) – Continua a rimanere in una situazione di totale degrado la più antica masseria partinicese ancora esistente, che si erge alle pendici del colle Cesarò. Si tratta del Palazzo Ram (o Ramo, nda), esempio straorinario di architettura di cui oggi resta, purtroppo, soltanto un bel ricordo.
L’edificio fu edificato dai Ram (che poi, nel linguaggio popolare, divenne Ramo), una potente e nobile famiglia della Catalogna, verso la fine del XVI secolo. Poco o niente si sa della storia di questo Palazzo fino ai primi del Novecento, quando fu utilizzato come lazzaretto durante l’epidemia della “spagnola”. Il complesso, appartenente all’Ospedale Benfratelli di Palermo, venne trasferito al patrimonio comunale di Partinico solo nel 1983, data di entrata in vigore della riforma sanitaria. La struttura è costituita dalla casa-forte con le pertinenze rurali e da una cappella, che ricadono in un appezzamento di terreno agricolo delimitato da un muro di cinta aperto su due ingressi monumentali disposti alle estremità del viale di accesso.
Una struttura di enorme valore storico anche per la sua grande ricchezza nelle finiture e nei decori: stucco lucido negli ambienti nobili, lunette nelle volte decorate con lo stemma della famiglia, pareti affrescate, mostre lapidee in tutte le aperture interne ed esterne. Peccato, però, che tutto ciò non possa essere ammirato da nessuno.
Ora a caratterizzare il Palazzo sono erbacce ovunque, strade dissestate e locali inagibili, mentre, forse è questo l’aspetto peggiore, quella parte di struttura che è stata recentemente restaurata e sta già lentamente perdendosi tra l’incuria del tempo. Come qualcuno ricorderà, infatti, Palazzo Ram è stato recentemente oggetto di un corposo intervento di recupero: ben due milioni e mezzo di euro che però, inspiegabilmente, non sono bastati. E così, dopo i primi lavori, tutto è rimasto chiuso e adesso anche i recenti interventi rischiano di rivelarsi inutili.
Forse un errore di progettazione nel calcolo dei costi, forse una profonda colpa dei burocrati che si sono circondati di gente incapace, fatto sta che il sogno di vedere riaperta questa masseria negli anni si sta facendo sempre più lontano.
“Il palazzo – hanno denunciato i rappresentanti locali dei Giovani democratici in una nota – vive in un totale stato di abbandono, con buona pace dell’attuale e delle precedenti amministrazioni, dopo che sono stati spesi milioni di euro per i restauri. Oggi è oggetto di continui atti vandalici e di saccheggi materiali e culturali”.
La porta d’ingresso è stata divelta, quindi chiunque ha la possibilità d’entrare e fare ciò che vuole indisturbato. I bagni sono stati distrutti, tutte le porte sono state danneggiate, alcuni muri che lo delimitano sono crollati e il piazzale attorno al palazzo, dove dovrebbe esserci un bellissimo giardino, è pieno di erbacce e legname vario.
Alcuni locali dovevano addirittura diventare sede dell’archivio del famoso storico Giuseppe Casarrubea, oltre che Museo dei pupi siciliani. “Sino a oggi – ha affermato lo stesso Casarrubea – ci sono state soltanto tante promesse. L’apertura è stata continuamente rimandata e il mio archivio storico non ha mai trovato la sua collocazione. Avrei voluto donare questo patrimonio alla città ma evidentemente c’è qualcuno che non lo vuole o non ne capisce l’importanza. Allora sto pensando si portarlo altrove, in qualche altro paese del comprensorio”.
Recentemente il Comitato per la salvaguardia e valorizzazione della Cantina Borbonica e dei Beni culturali e ambientali ha scritto una lettera in cui si chiede l’intervento immediato della Soprintendenza dei Beni culturali: “Chiediamo – si legge nel documento – una particolare attenzione e vigilanza dei vostri uffici non solo per la salvaguardia di Palazzo Ram ma anche degli archivi comunali, alcuni dei quali già in stato di abbandono e degrado”.
Tipica storia in salsa siciliana dove i beni culturali rischiano di finire nell’oblio mentre il turismo continua ad arrancare.

Ingente il lavoro da fare prima di riaprire i battenti

PARTINICO (PA) – I soldi non sono bastati e lo storico Palazzo Ram oggi resta un’opera incompiuta. Serviranno altri 2 milioni e 730 mila euro per completare il primo piano della struttura e mettere a punto ancora alcuni passaggi tecnici, come l’esproprio di una parte di terreno, restauri di ceramiche e l’allacciamento ai pubblici servizi.
Dal Comune si discolpano dell’incresciosa situazione che si è venuta a creare: “Questi problemi – ha detto il sindaco uscente Salvo Lo Biundo, impegnato nel prossimo turno di ballottaggio contro Gianfranco Bonnì – non sono stati creati da questa amministrazione, che ha ereditato tale condizione. Abbiamo comunque lavorato per potere riaprire quantomeno una parte di questa struttura”.
In tal senso la Giunta ha approvato una delibera per il nuovo progetto esecutivo, atto propedeutico per chiedere un ulteriore finanziamento attraverso il Po Fesr 2007-2013. Palazzo Ram per Partinico resta quindi ancora oggi un sogno. Già da tanto tempo si parla di questo restauro e addirittura si era pensato che tutto si potesse chiudere per la fine del 2009. Invece ci si è accorti di avere dato fondo a tutti i soldi precedentemente attinti attraverso Agenda 2000 e il tecnico del Comune, Anna Maria Rizzo, ha dunque previsto un aggiornamento dei prezzi.
“Abbiamo lavorato moltissimo – ha affermato l’assessore ai Lavori pubblici uscente, Giovanni Pantaleo – sul fronte del recupero di Palazzo Ram. Siamo riusciti a varare il progetto esecutivo e ora stiamo attendendo si potere attingere a qualche finanziamento regionale o dell’Ue. Attendiamo qualche bando che ci dia questa opportunità”.

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