Parchi siciliani isolati sul web - QdS

Parchi siciliani isolati sul web

Alessandro Accardo Palumbo

Parchi siciliani isolati sul web

martedì 25 Giugno 2013

Regione inattiva non indirizza l’azione, mentre occorre imitare i modelli virtuosi presenti nel resto d’Italia. Portali internet inefficienti respingono i potenziali visitatori italiani e stranieri

PALERMO – Come fa un turista straniero, per esempio statunitense, a programmare sul web una vacanza in Sicilia con annessa visita a uno dei Parchi naturali istituiti dalla Regione?
La risposta è tanto semplice quanto desolante: rinuncia e punta su altre mete, la cui offerta su internet è ben più esauriente e dettagliata.
Questo perché i portali web dei quattro Parchi siciliani (Etna, Madonie, Nebrodi e Alcantara) sono inadeguati al loro scopo, capaci soltanto di cacciare via eventuali aspiranti visitatori.
La Regione non soltanto sconosce i dati sulla fruizione di queste aree naturalistiche, ma non fa nulla per tentare di promuoverle e valorizzarle sia a livello nazionale che internazionale.
Per crescere non servirebbe poi granché, basterebbe soltanto imitare gli esempi virtuosi presenti in Italia. Ma sembra che anche copiare questi modelli sia un’impresa ardua, per non dire impossibile.
 
Dei quasi 2,5 miliardi di euro e dei 102 milioni di appassionati (stimati al 2012) di turismo natura, ben poco arriva nei quattro Parchi regionali siciliani: Etna, Madonie, Nebrodi e il Parco fluviale dell’Alcantara. Tra i primi 10 parchi italiani più richiesti dagli operatori turistici non c’è, infatti, nessuno dei parchi isolani.
La classifica è contenuta all’interno del decimo rapporto nazionale “Eco tour 2013”: secondo questo studio (realizzato dall’Osservatorio Ecotur, composto da Istat, Enit e Università dell’Aquila) l’intero settore turismo natura vale circa 11 miliardi di euro, mentre il segmento Parchi-Aree protette rappresenta il 23% della torta. Secondo le stime del 2012 il comparto Parchi e aree protette è cresciuto. Le presenze, infatti, sono aumentate dell’1,8% rispetto al 2011, con un indice di internazionalizzazione del 39%, contro il 38% del 2011. Tutto ciò a livello nazionale. In Sicilia, però, le cose sono diverse, anche a causa di un’inesistente utilizzo del web per la promozione delle bellezze naturalistiche isolane e delle aree protette.
Le “Norme per l’istituzione nella Regione siciliana di Parchi e riserve naturali” risalgono a una legge del 1981 (la n. 98 e successive modifiche). Trentadue anni sono passati da allora, ma della presunta efficienza – proclamata dal portale web della Regione Sicilia, nell’area dedicata ai suoi gioielli, ove si legge che “i parchi regionali sono oggi una realtà efficiente sia per la protezione di delicatissimi ecosistemi, sia per la valorizzazione turistica, sportiva e didattica delle aree montane” – non c’è traccia. E vediamo di capire il perché, concentrandoci in particolare sull’accessibilità tramite internet.
PARCO DELL’ETNA – La comunicazione attraverso il sito internet è un disastro: il portale sembra essere in linea solo per assicurare gli adempimenti di legge: trasparenza, albo pretorio e quasi nient’altro. La vetrina dalle potenzialità globali dell’area è all’anno zero. E impresa altrettanto disperata è legata all’ottenimento dei dati sui visitatori. “L’Ente – ha spiegato Maria Luisa Mazzaglia, presidente del Parco – non è l’unico terminale di accesso della fruizione turistica, ci sono, oltre agli operatori privati, anche i due centri visitatori di Milo e Linguaglossa, che vanno assolutamente potenziati, ma che sono due punti di approdo più che all’interno del territorio del Parco, all’interno dei Comuni”.
Tanti problemi anche per quanto riguarda l’accessibilità via web. “È inutile tergiversare – ha spiegato – il nostro è un sito non adeguato agli standard. Si sta già lavorando a un nuovo portale web”. Sulle tempistiche, però, non c’è certezza. “Mi piace rispondere – ha aggiunto – quando le cose sono state già fatte. Stiamo lavorando…”.
PARCO DELLE MADONIE – Anche quest’area naturalistica istituita dalla Regione nel 1989, che si estende su 15 comuni per 40 mila ettari, non pare interessata a intercettare i turisti italiani e stranieri che organizzano le loro vacanze tramite il web. Il sito, presente su Facebook e Youtube è, sulla carta, bilingue (italiano e inglese), ma cliccando sulla bandierina del Regno Unito non succede nulla. Appare soltanto questa desolante risposta: “There are no traslations available”, non sono disponibili traduzioni. Le foto pubblicate sono pochissime, mentre va un po’ meglio per quanto riguarda i dati relativi ai flussi turistici 2012, registrati dai sette presidi presenti. Le presenze complessive sono state 34.454. Le vendite di prodotti presso i punti turistici di Cefalù e Petralia Sottana, gadget  pubblicazioni e altro, hanno incassato 7.574,79 €. Le strutture ricettive sono 149 e le attività legate alla ristorazione sono 140.
PARCO DEI NEBRODI – Occupa una superficie di quasi 89 mila ettari. Il sito web è più funzionale ma scarso di foto e anch’esso con qualche problema di lingua straniera, dato che rimanda su un altro sito, Parks.it. I visitatori nel 2012 sono stati intorno a 5.000, in maggior parte gruppi organizzati autorizzati: scolaresche, studiosi, associazioni, agenzie, provenienti da Sicilia e Italia.
“I dati in possesso dell’Ufficio – ha sottolineato Luigi Ialuna, funzionario direttivo dei Servizi per la fruizione – non comprendono i visitatori che accedono liberamente all’interno dell’Area protetta. Per  ciò che attiene alle informazioni sulle strutture ricettive, presenza di turisti, apporto economico, i dati non sono in possesso dell’Ente”.
Il personale previsto in organico al Parco è di 140 unità, ma al momento vi prestano servizio in 122, di cui quattro dirigenti.
PARCO FLUVIALE DELL’ALCANTARA  – L’area si estende su 1.927 ettari e lo pone come il più piccolo tra i quattro Parchi dell’Isola. Il sito web è in tre lingue, con foto interessanti che raccontano anche le attività dei fruitori stessi. “I sentieri  sono aperti – ha spiegato Maria Rosaria La Rosa, funzionario del Parco – e noi non abbiamo possibilità di misurare gli accesi”. Delle 144 strutture presenti nel sito web del Parco e di cosa muovano in termini turistici l’Ente non sa nulla poiché i dati confluiscono alla Provincia. Non sono disponibili, però, nemmeno i dati sui due centri visita del Parco fluviale: Castiglione di Sicilia e Randazzo; il primo è dotato pure di una foresteria con 19 posti letto – prevalentemente, ma non unicamente – per studiosi e ricercatori. Il personale impiegato all’interno dell’Ente è di 17 unità.
 

 
Quando mamma Regione è del tutto disinteressata
 
PALERMO – “Bisogna ricordare a chi di dovere – ha sottolineato al QdS il direttore dell’Ente Parco dei Nebrodi, Massimo Geraci – che i parchi sono enti strumentali della Regione: vigilati, tutelati e controllati da essa. Rappresenta i nostri genitori e a volte capita che i genitori disconoscano i propri figli. All’Ars, per la gestione dei quattro parchi e delle riserve hanno stanziato 950 mila euro in tutto. Per il mio le spese fisse, personale ed utenze varie, sono di poco inferiori ai 400 mila euro: significa non farci fare assolutamente nulla. Il nostro ultimo bilancio di previsione ammontava a circa 750 mila euro, la parte stanziata dalla Regione è di circa 250 mila euro”.
Ma il dubbio che mamma Regione sconosca ciò che fanno i propri figli sorge anche dalla risposta data alla richiesta fatta da questo giornale: “Quali sono i dati sulla fruizione dei Parchi da parte di turisti e visitatori per il 2012; strutture ricettive al loro interno; impatto economico (fatturato), personale regionale impiegato, quante strutture turistiche vi lavorano?”. Maria Busetta, dirigente della Regione Sicilia (servizio IV – Patrimonio naturale), ha inoltrato la mail ricevuta ai quattro parchi, aggiungendo:
“Nel cogliere l’occasione per porgere il mio personale saluto e augurio di una fattiva collaborazione a tutti gli Enti Parco, inoltro la richiesta del Quotidiano di Sicilia alla quale spero possiate dare seguito, fornendo i dati richiesti, che non sono in nostro possesso”.
 

 
Quelle Dolomiti bellunesi mai sembrate così lontane
 
PALERMO – I migliori, nel settore turismo natura in Italia, sono il Parco nazionale d’Abruzzo e il Gran Paradiso in Val d’Aosta, i cui ospiti, nel 2012, si aggiravano sul milione e mezzo ciascuno. Pare più equilibrato, comunque, paragonare a quelli della Sicilia il Parco delle Dolomiti bellunesi, in Veneto, che è al quarto posto nella classifica dei parchi più visitati: già nel 1998, da aprile a settembre, i turisti si aggiravano attorno ai 120 mila. Anche l’estensione (circa 32.000 ettari) e la data di creazione (1990) meglio si accostano alle realtà dei Parchi siciliani.
Le differenze saltano subito agli occhi. Il sito internet, per cominciare, è graficamente accattivante e ricco di contenuti: è, inoltre, tradotto in 22 lingue diverse, compreso il turco, il giapponese, il cinese e il lituano. Belle le immagini, mentre la pagina Facebook è aggiornata al 5 giugno e l’area download è piena di materiali (depliant in pdf e in quattro lingue diverse, leggi e regolamenti, cartografie scaricabili). Tra i tanti servizi di fidelizzazione web c’è pure una newsletter cui è possibile iscriversi. Non manca, poi, sempre sul sito web istituzionale, l’area shop per il commercio elettronico: cartine e guide, abbigliamento, accessori e gadget tutto a portata di un semplice click. L’occhio agli incassi provenienti dal web coi più classici tra i souvenir, non deve essere considerato di minor interesse per chi gestisce e amministra il Parco delle Dolomiti bellunesi. Cosa che conferma, più che mai, la distanza siderale tra i parchi dell’Isola e le vere eccellenze del Bel Paese.
 

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