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Palermo- Beni culturali: cinquanta tesori corrono il rischio di scomparire

Antonio Leo

Palermo- Beni culturali: cinquanta tesori corrono il rischio di scomparire

sabato 29 Giugno 2013

La black list di Legambiente Sicilia e l’elenco degli edifici in pericolo della Soprintendenza palermitana. Sono 47 quelli che necessitano di urgenti “interventi manutentivi e di restauro”

PALERMO – Sono 47, almeno 47, i beni culturali del territorio palermitano in serio pericolo di scomparire. È quanto emerge da un confronto incrociato tra la black list stilata da Legambiente Sicilia e l’elenco degli edifici monumentali che maggiormente necessitano di “interventi manutentivi e di restauro”, inviati al QdS dalla Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo, guidata da Maria Elena Volpes. In realtà, comunque, questa è soltanto una piccola parte dei 1.284 beni “vulnerabili” censiti dalla Carta del rischio.
Beni inestimabili di un territorio che, per volontà di Federico II, divenne Stupor mundi. Il rischio è che, oggi, lo stupore per cotanta bellezza lasci la scena allo strazio di doversi accontentare solo dei ruderi di un tesoro che fu. La Soprintendenza di Palermo sta cercando di salvare il patrimonio immenso che si trova a gestire, ma le risorse scarseggiano. Basti considerare che nell’ultimo rendiconto della Regione siciliana, quello del 2011, nel capitolo di spesa 776016, istituito a partire dal 2009 con una Circolare dell’assessorato regionale ai Beni culturali per finanziare “interventi di conservazione o restauro”, è stata prevista una somma di poco superiore al milione di euro. E quella effettivamente erogata ammonta a meno della metà, cioè 490 mila euro. Insomma, un’inezia che rende alquanto difficile il compito dei soprintendenti.
E intanto il patrimonio storico e artistico rischia di andare a farsi benedire. Legambiente, per esempio, a proposito del meraviglioso soffitto ligneo dello Steri, originale “foglio di cronaca” che racconta i particolari della società del tempo, denuncia un diffuso e violento “attacco dalle termiti”. “Le infestazioni – secondo l’associazione ambientalista – appaiono molto diffuse e interessano sia le travi che i pannelli decorativi che le ricoprono e sia i lacunari tra le travi”.
La settecentesca Villa Napoli, inserita sia nell’elenco della Soprintendenza che nella lista nera dell’associazione ambientalista, è lasciata “al degrado e all’incuria”. Di proprietà della Regione, più volte oggetto di atti vandalici, è stata sottoposta a sequestro dall’Autorità giudiziaria.
Abbandonata al proprio destino è anche la chiesa di Sant’Agata al Monte, sita a Monreale. Struttura di fine Cinquecento, presenta delle menomazioni irreversibili: “Poche tracce – scrive Legambiente Sicilia – rimangono della seicentesca pavimentazione in maiolica, rovinatasi e in parte trafugata nel corso degli anni. L’edificio appare oggi in evidente e totale stato di degrado che rimanda all’urgenza di radicali interventi di consolidamento e di restauro per scongiurarne la totale rovina”. Sempre a Monreale, si trova un’altra chiesa in condizioni ben al di sotto della decenza. Si tratta di Santa Maria dell’Odigitria, altra gemma del XVI secolo, arricchita dalle decorazioni in stucco di Giacomo Serpotta e Procopio Geraci. Affreschi che ora rischiano di essere cancellati per sempre dalle numerose infiltrazioni d’acqua.
Tornando lungo le strade del capoluogo, affascinante e misteriosa con il suo stile neogotico, si staglia la Villa Alliata di Pietratagliata, edificio ottocentesco dall’aprile 2011 posto sotto sequestro. “Oggi i prospetti della Villa – si legge sul sito Salvalartesicilia.it – mostrano, in gran parte, estese spaccature e lesioni, anche a causa delle infiltrazioni d’acqua. All’interno i soffitti sono quasi tutti crollati e il giardino circostante è in totale stato d’abbandono, infestato da una vegetazione spontanea. Sono entrati spesso i ladri che hanno portato via maioliche, pannelli incastonati al soffitto, vetri colorati a mosaico e altro”.

 
Indispensabile il supporto dei privati

PALERMO – Tra gli altri monumenti a rischio occorre segnalare i Graffiti dell’Addaura, una grotta con incisioni risalenti addirittura a 12 mila anni fa, ma che dal 2004 risulta chiusa al pubblico. Almeno teoricamente: infatti, nonostante il pericolo della caduta di massi, sono numerosi i visitatori che si avventurano lungo la cavità. E, a parte il rischio che corrono per la loro incolumità, non molti di essi sono civili: “La strada che conduce al sito – riporta Legambiente – è costellata di discariche e l’esterno della grotta è pieno di graffiti, ma di altro genere: scritte con la vernice spray e con i pennarelli”. Un sito che potrebbe dare lavoro a decine di persone e creare introiti non di poco conto per le casse della Regione, da 12 anni nell’oblio.
Se è vero che i fondi messi a disposizione dalla Regione sono prossimi allo zero, le risorse possono essere recuperate altrove. Per esempio, ricercando la collaborazione dei privati. La Legge 35/2012, in vigore dalla scorsa estate, ha semplificato la ricerca di sponsor che siano interessati a riqualificare un bene culturale “dietro la promozione della propria immagine”. Il ministero dei Beni culturali, tra l’altro, ha emanato delle apposite Linee guida (più volte pubblicate dal QdS nei mesi scorsi) per i soprintendenti che intendano avvalersi della nuova normativa. Maria Elena Volpes, soprintendente per il territorio palermitano, intervista da noi per l’occasione, si è detta pronta a ricercare i mecenati per salvaguardare il patrimonio artistico.
“Sono assolutamente favorevole – dice – a qualunque forma di sponsorizzazione, poiché credo nelle sinergie, naturalmente secondo regole certe a cui sta lavorando da tempo il Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana”.

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