Boom dei farmaci generici: +25% rispetto all'anno scorso - QdS

Boom dei farmaci generici: +25% rispetto all’anno scorso

Andrea Carlino

Boom dei farmaci generici: +25% rispetto all’anno scorso

martedì 02 Luglio 2013

Studio Assogenerici: aumento consistente delle vendite da settembre 2012 a marzo 2013. In Calabria +36%, Liguria +26%. La Sicilia resta ancora indietro: +17%

CATANIA – La crisi economica alla fine ha fatto capolino anche in farmacia e gli italiani, seppur recalcitranti fino a qualche mese fa, hanno deciso: basta con le affezionate “griffe” e largo ai generici. Che – sulla carta almeno – a parità di principio attivo costano meno. L’indicazione nella ricetta medica del principio attivo, dunque, funziona. La norma che ne prevede l’obbligo, in vigore da agosto 2012, ha prodotto un vero e proprio boom nelle vendite dei farmaci generici rimborsati dal Ssn.
 
Mettendo a confronto i sette mesi successivi all’entrata in vigore del provvedimento (settembre 2012 – marzo 2013) con lo stesso periodo dell’anno precedente, si registra infatti un aumento di circa il 25% delle confezioni vendute. Un balzo che tocca punte record in alcune regioni: in Calabria, ad esempio, nei sette mesi presi in analisi, la crescita della vendita dei generici con ricetta ha fatto segnare un +36%. È quanto emerge dai dati Assogenerici sulle vendite dei farmaci equivalenti. I dati parlano chiaro e mostrano un quadro che sembra aver prodotto l’effetto sperato dal legislatore: l’aumento del consumo del farmaco equivalente anche in Italia, da sempre fanalino di coda in Europa. Nel periodo preso in esame, la crescita delle vendite dei generici, anche se con valori diversi ha riguardato un pò tutte le regioni.
 
Questo un quadro parziale, percorrendo lo Stivale da Nord a Sud: Piemonte (+20%); Veneto (+23%); Emilia Romagna (+21%); Lombardia (22%); Liguria (+26%); Marche (+23%); Lazio (+25%); Campania (+24%); Basilicata (+26%); Calabria (36%); Sicilia ancora un po’ indietro (+17%). Tutte regioni, queste, che già prima dell’introduzione della norma facevano registrare aumenti delle vendite degli equivalenti.
Tutte regioni, queste, che già prima dell’introduzione della norma facevano registrare aumenti delle vendite degli equivalenti. Lo studio ha analizzato anche le prime 10 categorie terapeutiche del mercato di classe A (farmaci rimborsati dal Ssn) per confezioni e spesa, e la relativa incidenza dei medicinali generici aggiornato a marzo 2013: emerge che per esempio tra gli inibitori di pompa, farmaci gastroprotettori, il 62% delle vendite è rappresentato da medicinali di marca e il 37% dagli equivalenti. Anche tra i farmaci contro l’ipertensione cresce la voglia di generico: la fetta dei senza marca, secondo gli ultimi dati, è pari al 29% della spesa. E ancora, tra i betabloccanti la quota dei generici supera ormai il 26% del mercato, mentre la spesa per gli antidepressivi equivalenti sfiora il tetto del 20%.

 
Ma l’Italia resta in ritardo rispetto al resto dell’Europa

"Mi sembra che i dati sulla dispensazione dei medicinali equivalenti – spiega il presidente di Assogenerici, Enrique Hausermann – confermino quanto abbiamo sempre sostenuto: il ritardo dell’Italia rispetto ai mercati europei è dovuto innanzitutto a un problema culturale. Aver semplicemente richiesto al medico di indicare anche la molecola accanto eventualmente al nome commerciale è stato utile a rendere chiaro al paziente che passare all’equivalente non significa ‘cambiare farmaco, ma soltanto cambiare confezione e prezzo. È stato un intervento fondamentale perchè precedentemente all’introduzione delle nuove norme sulla prescrizione, il nostro Paese stava rischiando un ulteriore allontanamento dal resto d’Europa. Non credo, al di là di ogni altra considerazione – conclude – che il nostro Servizio sanitario potesse permetterselo". Per il segretario generale nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale) . L’aumento delle vendite dei farmaci generici va benissimo. Resta il fatto che la nuova norma che prevede l’obbligo di prescrizione del principio attivo in ricetta crea ancora troppa confusione. Alcuni pazienti si vedono cambiare il medicinale di volta in volta, tanto da arrivare ad interrompere la terapia in attesa di chiarire con il proprio medico. Secondo me la soluzione è una: togliere la sostituibilità. I medici dovrebbero poter scrivere il nome del generico in ricetta".

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