Crocetta e Ardizzone non parole ma azioni - QdS

Crocetta e Ardizzone non parole ma azioni

Carlo Alberto Tregua

Crocetta e Ardizzone non parole ma azioni

mercoledì 03 Luglio 2013

Governare e legiferare presto e bene

è vero, Crocetta si è trovato ad affrontare i frutti dei pessimi governi presieduti da Cuffaro e Lombardo in queste ultime legislature. Preso dall’entusiasmo dell’elezione, ha comunicato ai siciliani che avrebbe fatto la rivoluzione. Questo giornale, il 28 ottobre 2012, gli ha aperto una linea di credito di 12 mesi.
Con grande rammarico, dobbiamo constatare che ne sono trascorsi otto e della rivoluzione proclamata non vi è traccia, salvo per la positiva norma che ha abrogato la Lr 9/86, istitutiva delle Province. Ma tale legge deve ancora essere completata per diventare esecutiva dal 1° gennaio 2014.
Nulla abbiamo visto in materia di tagli della spesa pubblica improduttiva, sono rimasti intatti gli apparati della Regione e dei Comuni, non è stata recepita la legge Berlusconi (191/09) per il taglio di numero dei consiglieri comunali e delle loro indennità, nonché di quelle degli assessori comunali.

Crocetta ha creato un tourbillon di dirigenti, spostandoli da un posto all’altro, ma non ha selezionato i migliori professionisti, che ci sono, per affidare loro il riordino di quella sgangherata macchina che è la Regione.
La Corte dei Conti, col suo giudizio di parificazione del bilancio della Regione del 28 giugno, è stata ancora una volta rigorosa. La Corte è l’ultimo baluardo a difesa dei cittadini. Dice senza mezzi termini tutte le porcherie che hanno compiuto i partitocrati siciliani in questi ultimi lustri.
Sono svariati anni che chiediamo agli assessori all’Economia, prima Armao e ora Bianchi, di volerci dare l’elenco dettagliato dei crediti che compongono l’avanzo di amministrazione, riportato in bilancio prima per 10 mld € e nel 2013 per 8 mld €. Una cifra fasulla che ci ha fatto scrivere, nell’inchiesta del 5 febbraio 2013: Regione, il bilancio 2013 è falso.
Gli assessori all’Economia ci hanno negato pervicacemente tale elenco, perché avevano il carbone bagnato. Ma non hanno potuto tacere con la Corte dei Conti, che ha scoperto il dato che noi supponevamo: ben 3,6 mld € sono crediti assolutamente inesigibili e forti ombre sull’esigibilità vi sono sugli altri 4,4 mld €. Un’onta per governanti e deputati regionali.

 
Nell’inchiesta pubblicata sabato, abbiamo scritto che il buco nella Regione è di 9 mld €. In effetti, considerate tutte le pubbliche amministrazioni della Sicilia, il buco è di 21 mld €: una enormità, come dire che ognuno dei cinque milioni di siciliani, di qualunque ceto e reddito, ha un carico individuale di 4.200 €. Vediamo la sua composizione.
La Regione ha mutui da pagare per 5,4 mld €, i 390 Comuni hanno debiti per 6,5 mld €, le disciolte Province regionali hanno debiti per 1 mld €. Le Ato Spa hanno debiti per 1 mld €, gli Iacp/Consorzi Asi/Consorzi di bonifica hanno debiti per 1 mld €, le Aziende ospedaliere debiti per 2,5 mld €: totale, 17,4 mld €, cui si sommano i crediti inesigibili prima citati per 3,6 mld €, che sommano 21 mld €.
Ci scusiamo con i lettori per questo elenco, ma non si possono fare affermazioni se non sono supportate dai numeri certi.

A questa situazione drammatica si sommano le gravissime responsabilità di quei dirigenti che non hanno speso i fondi europei, di circa 18 mld €, se non una piccola parte pari a 5,2 mld €.
Tutti quei dirigenti sono ancora al loro posto e continuano a percepire ricchi stipendi, mentre dovevano essere mandati a casa, dal momento che, contrariamente ai dipendenti, essi possono essere licenziati a insindacabile giudizio del datore di lavoro, cioè la Regione. In questo caso le motivazioni c’erano ed erano molto pesanti.
Presidente Crocetta, basta parole. Ora occorrono fatti e azioni, più volte elencate in questo giornale.
Rivolgiamo un pressante invito anche al presidente dell’Assemblea regionale, Giovanni Ardizzone, affinché trasformi il lento procedere di quell’Assemblea, che costa ai siciliani ben 164 mln € l’anno, in una macchina che produca leggi di semplificazione, di riordino della burocrazia e, soprattutto, di attivazione dei meccanismi economici.
Ardizzone non aspetti le iniziative di governo, ma con i capigruppo si muova autonomamente. I siciliani hanno bisogno, anche dall’Ars, di fatti e azioni.

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