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Messina – Finanze, Atm, Servizi sociali i tentativi (infelici) di Croce

Francesco Torre

Messina – Finanze, Atm, Servizi sociali i tentativi (infelici) di Croce

giovedì 04 Luglio 2013

La storia infinita del Piano di riequilibrio e i progetti per Feluca e Amam sempre all’ombra del dissesto. Nove mesi di commissariamento non hanno prodotto gli effetti sperati

Messina – Se tutto andrà come spera la metà dei messinesi (quella metà che, votando per Renato Accorinti, ha abbracciato un’istanza di cambiamento), i nove mesi di commissariamento comunale targati Luigi Croce verranno ricordati come un necessario e doloroso periodo di gravidanza, forse anche isterica, preludio comunque al parto inaspettato e gioioso dei giorni scorsi con l’esito del ballottaggio.
Lo diciamo senza tema di smentite. L’ex procuratore capo, nominato nel settembre scorso con l’unico obiettivo di evitare il dissesto economico-finanziario dell’ente, ha lasciato Palazzo Zanca sicuramente non solo senza lodi, ma portandosi dietro anche qualche infamia.
Ripercorriamo i due “tempi” della sua gestione, provando a misurarne i risultati concreti.
Settembre – Dicembre 2012. Luigi Croce viene accolto dalla città come il salvatore della patria, e va bene che dopo Buzzanca anche Topo Gigio sarebbe sembrato un genio ma ai media l’ex procuratore capo era parso proprio l’uomo giusto al posto giusto, onesto e incorruttibile, la persona insomma cui affidare in sicurezza i risparmi di famiglia. E Croce inizia il suo mandato con un’operazione trasparenza, denuncia debiti per 240 mln di euro (numeri sempre contestati dai dirigenti del Palazzo), avvia un’azione di spending review facendosi sin da subito più nemici che amici e promette che se entro la fine dell’anno non si porranno in atto le basi di un recupero economico il dissesto sarà inevitabile. Trova anche il tempo per nominare degli esperti, bocciare il piano di salvataggio dei dipendenti ex Feluca ed evitare da esperto escapista le tante vertenze di lavoro che incombono su migliaia di famiglie. La Corte dei Conti dà tempo fino alla fine dell’anno, Croce se lo prende tutto ma almeno concorda con Crocetta aiuti regionali per 40 mln di euro, subordinati all’ottenimento del contributo nazionale da 70 mln, proveniente dal cosiddetto decreto Salva-Comuni. L’anno finisce con l’approvazione del previsionale e sembra quasi che il pericolo dissesto sia stato evitato. Sembra…
Gennaio – Giugno 2013. Nell’attesa di risposte sul piano decennale di riequilibrio finanziario, Croce si concentra su Atm (trasformazione in Spa) e Servizi sociali (nuovi bandi pluriennali), fallendo miseramente su entrambi i fronti. Il ministero e la Corte dei Conti, inoltre, pongono una serie di rilievi al piano di rientro, e riemerge prepotentemente l’ombra del dissesto. Bocciata soprattutto l’ipotesi del maxi contributo Amam di 150 mln € l’anno, farina del sacco del commissario, che intanto interrompe per sempre il fidanzamento con la città continuando a dribblare i lavoratori in crisi e quelli senza casa che per tre settimane si accampano a Palazzo Zanca. Aspettando la fine del mandato, lo ricorderemo sorridente al taglio del nastro dello svincolo di Giostra/Annunziata e perplesso al tavolo con i candidati a sindaco, mentre prendeva appunti sulla lettera da scrivere al Ministero per provare ad azzerare il piano di riequilibrio e ricominciare con una nuova ipotesi dopo le elezioni. Ma soprattutto ce lo ricorderemo fondamentalmente inutile alla città. Addio. Senza rimpianti.
IL COMMIATO. “Nel lasciare la città desidero porgere il mio affettuoso saluto ai cittadini messinesi. Ho svolto il mio ruolo da commissario con impegno, completa dedizione ed attaccamento”. Con questa nota, e uscendo da una porta secondaria nel tripudio di folla dedicato al nuovo sindaco, Croce si è congedato dal Palazzo, un Palazzo che già il giorno dopo non sarebbe stato più lo stesso, libero finalmente da quelle orrende barriere di vetro che impedivano l’ingresso ai “non desiderati”. Ci sono un paio di cittadini che, però, quel saluto affettuoso hanno deciso di non ricambiarlo: sono il ragioniere generale Ferdinando Coglitore e il dirigente del dipartimento programmazione, bilancio ed entrate Giovanni Di Leo. Per mesi oggetto delle contestazioni del commissario, non avendo il coraggio di parlare in faccia hanno aspettato che Croce fosse di spalle e molto lontano per attaccare su tutti i fronti la sua gestione definita eufemisticamente “non brillante”. Croce, che brillante in effetti non lo è mai stato, a Palazzo Zanca c’è stato però soltanto nove mesi, mentre i due sono lì comodi da una quindicina d’anni. Ora, chi potrà avere tra i soggetti interessati nella polemica più responsabilità sul default comunale? Lasciamo ai lettori una piccola riflessione sul tema.

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