Nino D'Asero: "Si valorizzino turismo, beni culturali e primario" - QdS

Nino D’Asero: “Si valorizzino turismo, beni culturali e primario”

Raffaella Pessina

Nino D’Asero: “Si valorizzino turismo, beni culturali e primario”

venerdì 05 Luglio 2013

Forum con Nino D’Asero, presidente gruppo Pdl all’Assemblea Regionale Siciliana

Quali sono le sue proposte per far aumentare il Pil della Sicilia?
“Innanzitutto devo dire che sono in uno stato di grande disagio e di preoccupazione. Al punto di arrivare a pensare che a volte l’ignoranza possa essere considerata una virtù. ‘Ignoranza’ nel senso di chi ignora: infatti in questo periodo la conoscenza dei fatti può diventare un fatto angosciante. Sono preoccupato perché c’è un grave momento di blocco, c’è una tensione sociale sempre più diffusa nel territorio della nostra Sicilia. Le piccole aziende chiudono, diverse volte ho fatto delle contestazioni nei confronti del governatore Crocetta che affermava di avere fatto una finanziaria innovativa. Io invece l’ho contestato dichiarando che aveva fatto una finanziaria di ‘sopravvivenza’. È chiaro che mi rendo conto che c’è una spesa fissa strutturata, che di fatto ingessa il nostro bilancio, e che è rappresentata dagli eccessivi interventi di natura personale che a vario titolo la Regione paga. Peraltro non solo io sono stato critico. Questo Governo fin dall’inizio del suo insediamento e quindi dal suo primo documento finanziario, che è stato il documento di programmazione economico finanziaria, è stato criticato da tanti. Perché non ci si può occupare solo di ordinaria amministrazione, ma c’è bisogno di alcuni interventi mirati, precisi e strutturati come ad esempio le politiche del credito, un programma che pensi a salvaguardare le imprese, il costo del lavoro, che non è solo un problema che riguarda la cosiddetta nuova assunzione. La Sicilia ha bisogno di interventi che alleggeriscano il costo del lavoro. Solo così le aziende anziché utilizzare dopo gli ammortizzatori sociali, potrebbero invece utilizzare, forse a minor costo, interventi che potrebbero mantenere in attività il personale esistente, evitando così di chiudere le aziende stesse”.
Come vanno incentivate le ricchezze dell’Isola?
“La valorizzazione del patrimonio della Sicilia è un problema che io divido in tre elementi importanti: il turismo con un nuovo momento di sistema integrato con i beni culturali e l’ambiente. A questi si deve aggiungere l’enogastronomia e l’agroalimentare, accompagnati da una cultura dell’accoglienza e da una offerta turistica di qualità, che riporti la Sicilia nel segmento medio alto del settore del turismo, perché abbiamo perso terreno nei confronti dei nostri competitori. Dobbiamo comprendere che non basta essere ospitali avendo le braccia aperte, ma esiste un rapporto costo-servizi che noi attualmente non possediamo e per questo i turisti hanno preferito andare in altri paesi come Sharm el-Sheikh, le isole greche, i paesi dell’est e Malta. Inoltre sui beni culturali ho fatto una riflessione: per quanto riguarda la cultura sicuramente la Sicilia vanta un primato importante, ma si tratta comunque di un primato di contesto, assolutamente relativo, perché l’Italia possiede il 75 per cento di tutti i beni culturali del mondo. Per questo si evidenzia la criticità perché per i beni culturali si fa riferimento al sistema Paese. In questo settore, quindi, la Sicilia è sì presente, ma in maniera contenuta. Poi c’è il problema dell’agricoltura. In Sicilia possediamo circa 15 prodotti unici al mondo che dovrebbero diventare per noi elemento distintivo per studiare attorno a questi prodotti modelli di innovazione che portino alla valorizzazione del territorio e della qualità”.
C’è alternativa all’intervento finanziario della Regione?
“Noi ci dobbiamo rendere conto che le risorse pubbliche sono finite, che non deve esistere più il concetto dell’intervento pubblico come base perché ciò ha determinato solamente una fase di sopravvivenza che non ha portato alla cultura dell’investimento, dell’impegno e della scommessa. C’è bisogno invece di tornare a capire come mettere in moto un meccanismo. Se non avessimo avuto la base su cui poggiare questa ipotesi di sviluppo, allora probabilmente avremmo dovuto cercare altro. Ma avendo noi la materia prima, bisogna mettere subito a sistema una fase che determini un crono programma di interventi da parte dell’amministrazione pubblica per far ripartire l’economia”.
 

 
La politica deve dimostrare coerenza e rispetto. Disponibili a collaborare con la maggioranza

In commissione affari istituzionali state lavorando alla riforma della legge elettorale. Qual è il suo pensiero e come si deve operare soprattutto quando il ddl andrà in Aula?
“Questo discorso va un momento rallentato perché ci troviamo nel periodo subito dopo le elezioni amministrative appena concluse. Perché vanno capite alcune dinamiche alla luce proprio di queste ultime consultazioni e va fatto un approfondimento in merito al listino, all’elezione del governatore e alle elezioni regionali. È necessario capire quali sono le criticità e quali gli elementi da approfondire. Mai come oggi la situazione politica è in costante movimento. Io non condivido la formula dei ‘movimenti’ al posto dei partiti, perché la politica deve dare dimostrazione con il proprio esempio di coerenza e di rispetto del mandato ricevuto”.
Come vi relazionate con la maggioranza e il governo Crocetta?
“Purtroppo su questo punto va a mossa una critica nei confronti del Governatore perché anche in funzione di una maggioranza che va sempre cercando avviato una fase di mercato e di transumanza di persone da un posto ad un altro e sicuramente ciò non rappresenta un momento positivo. Noi come Pdl all’Ars abbiamo sempre ribadito alla luce del sole che anche se ci troviamo all’opposizione, quando si parla di problemi e di norme che vengono proposte nell’interesse della Sicilia e sugli argomenti importanti che sono di interesse comune, c’è la disponibilità a trovare momenti di intensa collaborazione con la maggioranza e soprattutto di sostegno alle iniziative legislative del governo”.
 

 
Occupazione, agricoltura e imprese vanno aiutate
 
Cosa si deve fare in termini legislativi per migliorare la situazione e che cosa si è riproposto in questa ultima legislatura?
“Come primo atto abbiamo voluto sollecitare l’assessore regionale all’agricoltura sul problema del settore in oggetto, che rappresenta una grossa fetta della nostra economia e che diverse volte è stato messo in ginocchio anche dagli eventi metereologici. L’assessore ha risposto positivamente alle nostre sollecitazioni e si è fatto carico di operare in tal senso, soprattutto per capire, anche attraverso un disegno di legge, come viene impegnato l’enorme costo del personale nel settore dell’agricoltura e qual’è il rapporto tra il costo e il servizio fornito. Dobbiamo arrivare a capire cosa fanno le condotte agrarie, come si organizzano per l’assistenza tecnica, e bisogna evolversi adottando un nuovo modello che faccia capire come portare innovazioni in agricoltura. Un altro problema importante è quello della risorsa umana. Vi sono molti giovani a vario livello che rappresentano una possibilità di grande impegno e che hanno una buona formazione. Dobbiamo fare in modo di occuparli e per fare questo abbiamo bisogno di dare un segnale sulle politiche del credito. Nella premessa che le banche sono imprese, ho presentato una interrogazione perché ci sia un punto di incontro fra la Banca d’Italia e il ministero dell’economia insieme con l’assessorato regionale di merito perché si individui un modello che sia realmente un sostegno per la ripresa delle imprese. Sempre più alti gli interessi e vengono richieste sempre maggiori garanzie per dare credito alle imprese. La situazione odierna sta bloccando tutte le imprese ed il problema ristagna nella burocrazia: è arrivato il momento che la burocrazia diventi un elemento di supporto per l’impresa e non di vincolo”.

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