Importante il dialogo con le forze sociali - QdS

Importante il dialogo con le forze sociali

Luca Salici

Importante il dialogo con le forze sociali

sabato 06 Luglio 2013

Forum con Maria Cecilia Guerra, vice ministro al Lavoro e alle Politiche sociali

Viceministro, a quali progetti sta lavorando in questo momento?
“Nell’attuale governo del premier Letta, in continuità con il lavoro da me iniziato nella precedente esperienza di governo Monti, sto lavorando a proposte di rilievo, dando molto peso al dialogo con le forze sociali. Mi occupo principalmente di politiche sociali, temi che ritengo centrali per lo sviluppo del Paese, per l’equità e contro le povertà.
Ci stiamo dedicando soprattutto ad un’organica riforma dell’Isee, strumento essenziale per l’equità nelle politiche sociali, e stiamo avviando la sperimentazione di una nuova social card, che possa essere poi generalizzata per quel contrasto universale alla povertà che ancora manca nel nostro paese. Inoltre sto seguendo la progettazione e l’attuazione di interventi per i problemi dell’immigrazione e della integrazione della popolazione straniera in Italia. Tra le altre cose sto lavorando anche all’approvazione del programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, e sto iniziando a lavorare per l’aggiornamento e la razionalizzazione del quadro normativo di riferimento per il terzo settore. Il tutto senza tralasciare le Pari Opportunità, importantissima delega appena ricevuta in seguito alle dimissioni della ministra Idem”.

Come funzionerà la nuova social card?

“È uno dei progetti a breve termine ai quali stiamo lavorando. Premetto che si tratta attualmente solo di una sperimentazione in 12 città italiane con più di 250 mila abitanti. Sarà uno strumento di contrasto alla povertà anche minorile, dal momento che va ad aiutare le famiglie con minori. Le siciliane Catania e Palermo faranno parte del progetto iniziale. Daremo un aiuto concreto alle famiglie che presentano principalmente due caratteristiche: non hanno un lavoro o ne possiedono uno molto precario, hanno figli minori a carico. Il trasferimento economico avverrà con la social card, ma la filosofia è completamente diversa da quella che conosciamo. È un primo gradino conoscitivo per costruire scelte politiche. Infatti, oltre all’importante ma non essenziale aiuto monetario – tra 200 e 400 € al mese – le famiglie saranno accompagnate in un processo “personalizzato” di inclusione sociale, attraverso la prese in carico da parte degli enti comunali che stabiliranno delle condizioni minime da rispettare. Ad esempio adempiere a tutte le visite sanitarie previste, rispettare l’obbligo scolastico per i figli. I Comuni avranno così altri fondi statali da affiancare a quelli delle loro bilanci per le politiche sociali”.
A che punto si trova la riforma dell’Isee?
“Posso dire che sembra finalmente verso la sua conclusione. Un processo iniziato dal Governo Monti che arriverà a breve nelle commissioni parlamentari. Dovrebbe essere attivo dal 1 gennaio 2014, secondo i nostri programmi. Abbiamo lavorato ad una proposta per migliorare questo strumento, tenendo conto di equità, figli, disagi e disabilità. Abbiamo innalzato la credibilità dell’Isee; purtroppo in questo momento sono ancora troppe, circa il 25%, le dichiarazioni mendaci presentate dagli italiani.
Il controllo delle dichiarazioni Isee passerà soprattutto da uno strumento che acquisisce direttamente i dati dall’Agenzie delle Entrate. Ciò servirà a capire meglio la realtà e calibrare gli interventi. Per esempio in questo momento non siamo in grado di sapere per quali motivi sono state presentate le dichiarazioni. Da gennaio, invece, avremo una banca dati in cui le dichiarazioni e i motivi di presentazione sono segnalati in automatico. Sarà un database molto completo e integrato con le richieste di prestazioni agevolate. Sarà svolto un monitoraggio quantitativo sulle richieste (in via anonima e rispettando tutte le norme previste dalla privacy) e finalmente avremo un quadro nazionale coerente. In futuro spero che questa banca dati possa essere integrata con altre, in modo da valutare senza dubbi le vere necessità delle persone”.

Quali le principali linee della sua azione?
“Dedico molta attenzione ai minori. Italiani e non. Abbiamo creato diversi coordinamenti attraverso linee guida condivise e costruite insieme alle Regioni per armonizzare gli interventi, con tavoli di lavoro che coinvolgono servizi sociali, associazioni ed enti comunali. In questo modo abbiamo affrontato, ad esempio, le linee guida per l’affido. Abbiamo dei fondi destinati alle 15 città cosiddette riservatarie in cui esistono dei problemi relativi ai minori. Finora tali contributi sono stati distribuiti a pioggia, ora invece cerchiamo di investire in progetti di sperimentazione, come il programma volto alla prevenzione dell’allontanamento dei figli. Famiglie molto disagiate sono state accompagnate in un percorso di partecipazione e inclusione sociale: dopo un anno abbiamo avuto dei risultati sorprendenti, con percentuali di allontanamento davvero differenti tra famiglie trattate e non trattate.
Penso che investire dei soldi nelle politiche sociali e nella lotta alla marginalità sia fondamentale. Non solo miglioriamo le condizioni di vita degli italiani, ma anche dal punto di vista economico la prevenzione fa risparmiare molte più risorse che di solito sono spese per le “emergenze” o per tamponare ferite sociali che non possono essere rimarginate senza un programma di inclusione. Dobbiamo riuscire a creare più servizi (e quindi più occupazione, soprattutto femminile, vera debolezza del nostro mercato di lavoro) e rendere più facile conciliare il lavoro delle donne e la cura della famiglia”.
 

 
Studiamo strategie ad hoc per le persone migranti

Quali saranno le politiche sociali in tema di integrazione e immigrazione?
“Riteniamo fondamentale pensare a linee di indirizzo e strategie che si rivolgano alle esigenze delle persone migranti a 360 gradi: lavoro, salute, casa, lingua, formazione. Dopo la soppressione del Comitato Minori Stranieri per effetto della spending review, al Ministero competono le attività ad essi collegate. Sono 5.788 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia al 30 aprile 2013 (di cui solo 331 femmine), provenienti soprattutto dal Bangladesh. È stato istituito un Tavolo ad hoc per proseguire il lavoro svolto con le regioni e i comuni in seno alla Protezione civile e al Ministero dell’interno per l’emergenza Nord Africa. Questo Tavolo nel corso del 2013 aggiornerà le linee guida (risalgono al 2003) con l’obiettivo di inserirvi una semplificazione sulle richieste di conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni. Prevista anche una revisione degli standard di accoglienza in comunità, per percorsi più incisivi sull’autonomia e l’inserimento socio-lavorativo.
I Comuni dovranno pazientare ancora per avere i contributi per il superamento dell’emergenza Nord Africa: il ministero è ancora in attesa di disponibilità di cassa per i 5 milioni di euro destinati al Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Sta partendo anche un sistema informativo online finalizzato a tracciare il percorso di accoglienza dei minori, che verrà sperimentato nel 2013 in modo da essere a regime nel 2014, la cui operatività tuttavia è fortemente condizionata dal reperimento di risorse stabili e pluriennali”.
 


Un programma di azioni per i diritti dei disabili

Quali le altre azioni a cui state lavorando?
“Tra le tante cose abbiamo inviato al vaglio del consiglio dei ministri il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, che era stato approvato, a marzo, dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, a seguito di un percorso partecipativo molto impegnativo. Il programma inizia così il percorso per la sua definitiva adozione.
Un altro ambito di intervento è l’inserimento lavorativo di giovani e over 50. È questo uno degli ambiti di intervento prioritari: le modalità ed i criteri per il finanziamento sono stabiliti da una direttiva annuale del Ministro del lavoro e delle politiche sociali che, per il 2013, probabilmente riguarderanno la realizzazione di progetti sperimentali in favore di particolari categorie svantaggiate (disabili, giovani, bambini, madri in situazione di disagio sociale, anziani, migranti); attività a sostegno delle donne che si trovano in condizioni di particolare disagio sociale (ad es. donne che hanno subito violenze, sia di tipo fisico che di tipo psicologico); attività dirette a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di soggetti, in particolare giovani e over 50, che si trovano in determinate condizioni di disagio sociale o che appartengono a determinate categorie svantaggiate”.
Che ruolo possono avere le imprese sociali in una fase di crisi?
“Dal nostro Ministero guardiamo con grande interesse alle imprese sociali, anche per il fatto che le stesse si possono considerare, in determinati contesti di crisi, come soggetti attivi nel rilancio della competitività e dello sviluppo, in particolari settori produttivi e territori, offrendo nuove opportunità di lavoro per i soggetti coinvolti anche attraverso formule imprenditoriali innovative ed originali. Stiamo costituendo un gruppo di stakeholders italiani della materia come gruppo consultivo per interagire con la Commissione europea sulla normativa europea in materia, al fine di migliorare e/o integrare la normativa nazionale”.

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