Il buco nero della crisi continua a divorare il mercato del lavoro - QdS

Il buco nero della crisi continua a divorare il mercato del lavoro

Luca Mangogna

Il buco nero della crisi continua a divorare il mercato del lavoro

martedì 09 Luglio 2013

Istat: contrazione del numero di occupati pari a -2,7% rispetto al 2011, ovvero 38 mila unità. L’occupazione in Sicilia nel 2012 è calata per il sesto anno consecutivo

PALERMO – Il buco nero della crisi in Sicilia continua a divorare incessantemente il mercato del lavoro, con la disoccupazione che raggiunge numeri da capogiro. Secondo lo studio Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, nell’Isola, l’occupazione nel 2012 è calata per il sesto anno consecutivo, per una percentuale del 2,7 per cento, un crollo vertiginoso rispetto al -0,5 per cento del 2011. Cifre record per quel che riguarda la contrazione del numero di occupati, calati nel 2012 di oltre 38 mila unità, il dato più alto dall’inizio della crisi. I settori più colpiti sono quelli dell’industria e dell’edilizia, che rispettivamente hanno perso il 4,2 e il 10 per cento di occupati in 12 mesi.
 
Leggermente migliori, ma pur sempre in calo, i numeri riguardanti il terziario, che ha subìto un calo complessivo quantificabile in un meno 1,9 per cento, mentre si è rilevata una percentuale invariata nei settori del commercio, della ristorazione e del comparto alberghiero, che hanno registrato una lieve diminuzione dello 0,2 per cento. Fra le varie categorie, si segnala una crescente restrizione dell’occupazione maschile (-4 per cento) e di chi ha un basso livello di istruzione (-6,3 per cento per chi possiede al massimo la licenza media inferiore), mentre al contempo per i laureati va segnalato un aumento del 3,7 per cento.
 
Aumentata nuovamente la disoccupazione giovanile, con un meno 6,9 rilevato in termini percentuali per la fascia d’età compresa fra i 15 e i 34 anni, che sale al 9,8 per cento se si considera quella fra i 15 e i 24 anni. A essere colpiti dal calo dei livelli occupazionali sono stati sia i lavoratori autonomi (-2,4 per cento) che i dipendenti (-2,8 per cento, che sale a -4,9 per i lavoratori a tempo determinato, mentre scende al -2,3 per quelli a tempo indeterminato). Il tasso di occupazione complessivo, comprendente la popolazione fra i 15 e i 64 anni età, in Sicilia è sceso dell’1,1 per cento, attestandosi su una percentuale del 41,2, un dato estremamente negativo rispetto a quelli registrati nel resto d’Italia (56,8) e del Mezzogiorno (43,8). Il tasso di disoccupazione nell’Isola risulta essere ancora una volta fra i più alti di tutti quelli registrati in Italia, con dato quantificato nel 18,6 per cento, aumentato di 4,2 punti nel corso dell’ultimo anno e inferiore soltanto a quelli rilevati Calabria (19,9) e Campania (18,9). Triste primato anche per le province siciliane: ben sei di loro, nell’ordine Caltanissetta, Enna, Siracusa, Agrigento, Palermo e Ragusa, risultano essere fra le prime dieci in Italia per tasso di disoccupazione nel 2012.
 
L’aumento più vistoso è stato registrato nella provincia di Enna, un più 7,7 per cento che ha portato la disoccupazione totale al 21,7 per cento (quinta provincia per tasso in tutto il Paese), mentre quello più modesto è stato rilevato nel territorio di Agrigento (+2,5) che comunque con una media percentuale del 20,2, risulta essere l’ottava provincia italiana per numero di inoccupati. Pesante infine, il ricorso delle imprese operanti in Sicilia agli ammortizzatori sociali. L’incremento del numero delle ore autorizzate alla Cassa integrazione guadagni è stato quantificato in una percentuale del 37,8 (rispetto al 18,5 per cento del 2011). Particolarmente accentuato l’aumento del ricorso alla Cig straordinaria (specialmente nell’industria, cresciuta del 54,8 per cento, nell’edilizia, +56,7, nei trasporti, +69, e nel commercio e servizi, +100) e in deroga (rispettivamente +65,4 e +80,2 per cento), mentre la gestione ordinaria s’è ridotta del 19 per cento.
 

In Sicilia i salari più bassi d’Italia

PALERMO – Non c’è solo il crollo di occupati a incidere negativamente sul tessuto economico della Sicilia. Chi mantiene, o conquista, il posto di lavoro nell’Isola, perde nettamente in termini di potere d’acquisto, dato che i salari sono in costante diminuzione. È quanto emerge dall’analisi delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti nell’Isola, fatta dall’Istat nello studio “Rilevazione sulle forze di lavoro”. In base ai dati raccolti, nel 2012 le retribuzioni nette in Sicilia erano stimate in 1.159 euro, a fronte dei 1.254 euro che rappresentano il dato medio nazionale, mentre i salari orari si attestavano a 8,7 euro (8,9 nel resto d’Italia). Nel corso del quinquennio 2008-2012, il divario fra i salari orari percepiti nell’Isola e quelli nel resto del Paese è stato quantificato in un meno 5 per cento, una percentuale che sale al 6 se viene preso in esame il salario complessivo dei lavoratori siciliani. A incidere in maniera importante su questo dislivello sono il minor grado di istruzione medio della forza lavoro e la minore dimensione media delle imprese. Va considerato infatti che in Sicilia, la quota di lavoratori in possesso di sola licenza media inferiore e quella impiegata in piccole imprese (con un massimo di 49 occupati) è superiore del 5 per cento rispetto alla media nazionale. Inoltre a far crollare il dato nell’Isola è il salario orario dei lavoratori stranieri, inferiore del 16,9 rispetto a quello degli italiani, a fronte del -11,8 per cento registrato in Italia.

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