Oltre un italiano su tre non è mai stato sul web - QdS

Oltre un italiano su tre non è mai stato sul web

Antonio Leo

Oltre un italiano su tre non è mai stato sul web

mercoledì 10 Luglio 2013

Ma siamo il Paese in cui gli utenti hanno la più alta frequenza di accesso

ROMA – Oltre un terzo degli italiani non è mai stato sul web. È quanto rivela l’ultima relazione al Parlamento di Agcom (l’Autorità garante delle comunicazioni, nda), che piazza il Bel Paese al quarto posto in Europa “nella non invidiabile classifica del numero di individui che non ha mai avuto accesso a Internet (37,2% contro una media EU27 di 22,4%2)”.
Il dato lascia pensare subito a una diretta conseguenza di un Paese sempre più vecchio e logoro. Anche perché se è vero che una larga fetta dei cittadini non hanno mai varcato le colonne d’ercole di internet, al tempo stesso gli internauti di casa nostra sono quelli che passano più tempo nella rete. Lo ha fatto notare, nel corso della sua concione ai parlamentari, il presidente di Agcom, Angelo Marcello Cardani: “Siamo anche il Paese in Europa in cui gli utenti hanno la più alta frequenza di accesso (oltre il 91% accede regolarmente ogni giorno mentre la media EU27 è del 79%)”.
“Trentotto milioni di italiani – dice ancora Cardani – dichiarano di accedere ad Internet da qualunque luogo e device. Anche se, curiosamente, l’accesso alla rete non favorisce, per ora, la gamma di utilizzo delle attività online”.
E, comunque, per quanto sconosciuta a molti compatrioti, il settore “web” è l’unico in cui i ricavi pubblicitari registrano un segno positivo, con un +10,3% (da 1,407 miliardi del 2011 a 1,552 miliardi). Una vera e propria debacle, invece, è quella della raccolta di pubblicità negli altri comparti: -17,9% per la tv (da 4,221 miliardi del 2011 a 3,467 miliardi del 2012), -7,1% per la radio (da 565,81 milioni a 525,49 milioni), -19,1% per l’editoria (passata dai 2,649 miliardi del 2011 ai 2,143 miliardi del 2012, con un -16% per i quotidiani e un -22,4% per i periodici); -20% per gli annuari; -18,7% per il cinema; -12,5% per la pubblicità esterna.
L’editoria, sia periodica sia quotidiana, ha perso nel 2012 quasi un miliardo di ricavi, ossia oltre il 14% del proprio fatturato, passando dai 6,180 miliardi del 2011 ai 5,307 del 2012. In particolare, l’editoria quotidiana è passata da 2,899 miliardi del 2011 a 2,595 miliardi di ricavi del 2012 (-10.5%), mentre quella periodica ha visto i ricavi calare dai 3,281 miliardi del 2011 ai 2,712 miliardi dell’anno successivo (-17.3%). Quanto alle singole voci di reddito, la vendita di copie (cartacee e digitali) – fa notare l’Agcom – ha visto i ricavi scendere dai 3,013 miliardi del 2011 ai 2,714 miliardi del 2012 (-9.9%); la pubblicità da 2,649 miliardi del 2011 a 2,143 miliardi del 2012 (-19.1%); i collaterali da 371,15 milioni a 302,15 milioni (-18.6%). Stabili le provvidenze e convenzioni, con 147,57 milioni di ricavi.
In ultima analisi, regina tra le emittenti televisive, quanto a ricavi nel 2012, è Sky: lo scorso anno il gruppo Newscorp/Sky Italia ha rastrellato 2,63 miliardi di euro (il 32% del totale, -1.4% sul 2011), Mediaset 2,49 miliardi (il 30.2%, -13.2%), Rai 2,34 miliardi (il 28.5% del totale, -7.5%).

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