Material Recycling Facility, convenienza di recuperare il 98% dei materiali - QdS

Material Recycling Facility, convenienza di recuperare il 98% dei materiali

Andrea Salomone

Material Recycling Facility, convenienza di recuperare il 98% dei materiali

venerdì 12 Luglio 2013

Il caso dell’impianto di Bywaters, costato 8 mln € e su cui sono stati investite altre 4,5 mld £

LONDRA – Nelle scorse puntate della nostra Inchiesta del Venerdì sugli impianti per il trattamento dei rifiuti vi abbiamo parlato dell’impianto di separazione dei materiali riciclabili di Leyton gestito dalla Bywaters. Questo genere di impianti viene denotato con l’acronimo Mrf, che sta per “Material Recycling Facility”, ossia stabilimento per il riciclo dei materiali.
A tenere in gran considerazione questo genere di processo industriale è il Wrap, una compagnia no profit fondata nel 2000 e finanziata da fondi governativi concessi dal Defra (il dipartimento inglese per l’ambiente, il cibo e gli affari rurali), dal Governo scozzese, gallese, nord-irlandese e dall’Ue. E ciò non stupisce. Non stupisce per il semplice fatto che l’esistenza di questi impianti rende più facile la raccolta differenziata (Rd), riduce in maniera consistente la quantità di materiali destinati alle discariche e produce flussi di materiali riciclabili di gran valore commerciale, venduti sul mercato con gran facilità.
Sulla loro convenienza economica ed ecologica siamo già stati informati dalla gran pubblicità fatta da Beppe Grillo al Centro Riciclo Vedelago, l’azienda che ha esportato la sua tecnologia e il suo “know how” in Sardegna e Campania e che sfortunatamente mantiene il proprio sito internet in stato di manutenzione da più di tre mesi. Abbiamo provato più volte a contattare l’azienda per email per avere la risposta ad alcune domande, ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta e il sito internet dell’azienda ha chiuso qualche giorno dopo l’invio delle nostre email.
Ad ogni modo, che questo genere di stabilimento sia conveniente sia dal punto di vista economico sia ecologico lo confermano  più elementi. Il fatto che il Centro Riciclo Vedelago abbia allargato il suo mercato a livello nazionale ne è una prova. Un’altra prova viene da Londra. Ian Jones, direttore del progetto di costruzione dell’impianto MRF della Bywaters, alla vigilia dell’inaugurazione dello stabilimento aveva dichiarato: “una volta che riempiremo 2/3 della capacità di questo impianto, inizieremo a guardare per un secondo stabilimento”. E così è stato.
Inizialmente l’impianto inglese era in grado di recuperare il 90% dei materiali in entrata, separati in 15 categorie differenti. Successivamente, dopo lavori di ammodernamento, questa quota si è innalzata al 96-98%. La realizzazione del progetto – finanziato dalla London Development Agency, la Berr, la Allied Irish Bank (Gb) e la Bywaters – è costata 7 mln di sterline (ca. 8,16 mln di €) alla quale è seguito un investimento di ca. 4,5 mln di £ aggiuntivi per raddoppiare la capacità dell’impianto e portarla a 260.000 T/a nel 2010. L’impianto può trattare tutti i tipi di materiali secchi provenienti da attività commerciali e uffici.
È situato in una posizione strategica, perché si trova a poca distanza da London Bridge, meglio nota per l’elevata presenza di grattacieli e uffici, e Canary Warf, uno dei centri commerciali più ampi della città.
Il centro di recupero, sito nei pressi del fiume Lea, ospita anche veicoli della Bywaters e attrezzatura per le operazioni di manutenzione e un impianto di assortimento per il cartongesso operante in collaborazione col British Gypsum, l’azienda leader mondiale nella produzione di questo materiale.
Dal 2008 al 2009 la Bywaters ha voluto sviluppare il suo sito di Leyton come centro di riciclo d’avanguardia dei materiali da costruzione. Di recente la compagnia sta vagliando la possibilità di servirsi della tecnologia “waste-to-energy” (Wte), letteralmente “rifiuti per energia”, ossia un impianto in grado di produrre energia dai rifiuti indifferenziabili. L’idea è quella di installare lo stabilimento nello stesso sito dove è presente l’impianto di separazione, in modo da ridurre la quantità di rifiuti residui destinati alla discarica.
L’azienda ha discusso con l’autorità avente in gestione il porto di Londra, la Tfl (“Transport for London”, l’azienda municipale dei trasporti londinese) e la Bw  (“British Waterways”, l’autorità pubblica per i diritti alla navigazione) la possibilità di trasportare materiali in arrivo e in uscita per via fluviale.
A prescindere dalle caratteristiche del singolo impianto, un dato è certo: con questi stabilimenti la Rd diventa semplicissima, perché tutti i materiali riciclabili vanno in un solo bidone col solo accorgimento di non immettervi materiale umido o contaminato dalla frazione umida, il che significa lavarlo e asciugarlo in maniera opportuna.
 

 
In Gb, 60 impianti di Mrf di cui quattro a Londra
 
Gli Mrf aumentano il valore del flusso di materiali riciclabili misti.
La loro importanza è sempre crescente, in quanto essi forniscono materiali grezzi di qualità all’industria del riciclo.
La crescente adozione della Rd porta a porta ha portato in Inghilterra ad un incremento del numero di impianti Mrf capaci di classificare e separare i rifiuti incrementandone il valore.
Ad ogni modo la capacità di trattare i materiali riciclati è distribuita in maniera irregolare e investimenti nel settore saranno necessari nel momento in cui la domanda crescerà.
Attualmente in Inghilterra ci sono più di 60 impianti Mrf in grado di trattare materiali riciclabili dai programmi raccolti attraverso la Rd porta a porta. A Londra ce ne sono altri quattro, ossia quello di Greenwich e di Southwerk gestiti dalla Veolia, proprietaria anche di un impianto per l’assortimento della plastica (Prf) sito nella circoscrizione di Rainham, quello di Crayford gestito dalla Grosvenor e quello di Edmonton gestito dalla London Waste.
 

 
Le circoscrizioni spinte ad alzare i livelli di riciclo
 
Attualmente i quattro MRF della città vengono sfruttati al massimo.
Londra produce 1,04 mln di T di materiali riciclabili misti e la massima capacità degli impianti cittadini ammonta ancora a 530.000 T. Di conseguenza non è affatto da escludere che nuovi impianti di questo genere verranno costruiti nei prossimi anni per coprire il fabbisogno cittadino.
La presenza di un numero superiore di impianti porterebbe ad una riduzione significativa della quota di materiali riciclabili trasportati fuori Londra, il che porterebbe ad un abbasamento sensibile dei costi ambientali ed economici generati dai trasporti.
Inoltre significherebbe anche incentivare le circoscrizioni ad incrementare la Rd porta a porta, fornendo una spinta all’innalzamento della quota di Rd della città.
Si prevede che la richiesta della differenziazione di materiali riciclabili aumenterà sempre di più, anche perché le circoscrizioni londinesi sono sotto pressione per spingere i livelli di riciclo a livelli tali da garantire il rispetto della legislazione Ue in materia di discariche.
Il 21 febbraio 2012 la London Waste – l’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti in 7 circoscrizioni di Londra Nord, con affari in Londra Sud ed Est – ha avuto l’incarico di incrementare la quota di Rd e di stornare rifiuti dalle discariche cittadine. Per questa ragione l’azienda ha deciso di costruire un nuovo impianto Mrf, dotato di schermi, nastri trasportatori, magneti e “coltelli d’aria” (air knife), compressori ad alta pressione usati per far rimuovere liquidi o residui dai materiali che viaggiano sui nastri trasportatori, in modo da recuperare materiali che altrimenti finirebbero in discarica per via della presenza di acqua o materiali residui.
Il sito principale dell’azienda è l’EcoPark di Edmonton, un’area di 40 ettari dove oltre al centro di riciclo dei materiali Mrf è presente anche un centro per il compost e una centrale energetica a base di rifiuti indifferenziati (Rsu), meglio nota come impianto Wte (“Waste to energy”, ossia “da rifiuti ad energia”).

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