Rifiuti, il difficile parto delle Srr ancora tra polemiche e ritardi - QdS

Rifiuti, il difficile parto delle Srr ancora tra polemiche e ritardi

Rosario Battiato

Rifiuti, il difficile parto delle Srr ancora tra polemiche e ritardi

mercoledì 17 Luglio 2013

Entro il 30 settembre la definitiva liquidazione degli Ato, si lavora per un passaggio non doloroso. 28 comuni del Catanese hanno già costituito la società del servizio di raccolta

PALERMO – Le società di servizio raccolta (Srr) erano state previste già nella Lr 9/2010 che annunciava la liquidazione dei 27 Ato regionali che tanti danni hanno prodotto in termini di indebitamento al punto che una recente relazione della Corte dei Conti ha valutato in 1,3 miliardi di euro il totale della passività a carico della finanza pubblica in materia di rifiuti per le anticipazioni concesse dalla Regione ai Comuni e agli Ambiti. Un sistema che fatica a essere superato e su cui sta puntando l’assessore al ramo Niccolò Marino. Nei giorni scorsi, tra le polemiche, si è costituita la Srr della provincia di Catania, ma i problemi restano tutti sul tappeto.
Potrebbe cominciare dal centro etneo la nuova era dei rifiuti made in Sicily. La Srr è una società consortile di capitale per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti, che, in seguito alla liquidazione degli Ato prevista entro il 30 settembre prossimo, dovrà gestire in via esclusiva il ciclo integrato dei rifiuti nell’ambito territoriale di riferimento. La competenza d’ambito provinciale abbraccerà 28 comuni del territorio etneo come "Catania Città Metropolitana", anche se non si escludono i consorzi tra i Comuni. Il Cda, composto da quattro sindaci più uno scelto come presidente, fa riferimento a una società che per il 38 per cento delle quote fa capo al Comune di Catania. Non stupisce pertanto che il presidente eletto Massimo Rosso sia stato indicato dal comune capoluogo.
 
Nel cda anche Nino Borzì (Nicolosi), Mauro Mangano (Paternò), Andrea Messina (San Giovanni La Punta) e Carmelo Galati (Sant’Agata Li Battiati). Il presidente, dal curriculum economico con esperienze in società di pubblici servizi, è stato membro del Collegio dei Revisori del Comune di Catania dal 2003 al 2009. Non sono però mancate le polemiche. Nino Di Guardo, sindaco di Misterbianco, ha denunciato il sistema delle nomine dei consiglieri, perché non rispettoso di alcuni accordi in merito alla distribuzione delle cariche sulla base delle esigenze territoriali. Il primo cittadino di Misterbianco ha così indirizzato una lettera al presidente della Regione, e all’assessore all’Energia, al commissario della provincia regionale di Catania, e al dirigente regionale del dipartimento acque e rifiuti. Il comune etneo è stato commissariato perché non avrebbe ottemperato a tutti gli atti necessari alla costituzione della Srr. Misterbianco, secondo una nota del primo cittadino, avrebbe invece provveduto a espletare tutti gli atti necessari per la costituzione della società.
A Catania il sistema Ato, come altrove, è al collasso. In un dossier presentato a maggio dalla Cisl Catania sono stati riassunti i debiti dei cinque ambiti che operano sul territorio (Joniambiente, Aciambiente, Simeto Ambiente, Catania Ambiente e Kalat Ambiente): 130 milioni di euro che vantano le imprese che gestiscono il servizio.
In attesa che la liquidazione proceda in tempo per la scadenza del prossimo 30 settembre, dopo l’ennesima proroga varata a dicembre, i commissari liquidatori degli Ato siciliani e i deputati regionali della quinta commissione parlamentare dell’Ars si sono incontrati per discutere del passaggio di consegne senza traumi eccessi per il servizio di raccolta. Le principali questioni inevase riguardano i debiti pregressi, la salvaguardia dei posti di lavoro del personale dipendente degli Ambiti e la non costituzione, ad oggi, di tutte le Srr. Un confronto costante e continuo che dovrebbe coinvolgere, nelle prossime settimane, anche l’assessore Marino.
 

 
Un caos istituzionale e il nodo delle discariche
 
PALERMO – Non passa giorno che il settore dei rifiuti non diventi il focolaio per qualche polemica. In seguito alla querelle tra l’assessore Marino e Confindustria Sicilia, in merito alla richiesta al Parlamento di quest’ultima e Legambiente di non convertire in legge il decreto del Governo regionale nella parte relativa alla declaratoria di emergenza sull’impiantistica, si aprono scenari di battaglia sul fronte delle discariche. Il Governo isolano non ha mai nascosto l’intenzione di ampliarle data la situazione emergenziale e prima di procedere al potenziamento dell’impiantistica, ma questa logica si sta scontrando con la dura opposizione delle popolazioni interessate dalla costruzione di nuovi siti o dall’ampliamento degli attuali. Anche il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ha richiesto che la Regione prenda posizione in merito alla situazione attuale, anche perché ci sono una legge e un piano rifiuti recenti da attuare. In ballo ci sono pure gli impianti di valorizzazione energetica che esistono in Europa ma non nell’Isola. Su tutto incombe una differenziata che supera di poco il 10% e uno smaltimento in discarica (90%) che è record italiano ed europeo.
 

 
Fare Ambiente. Una discarica a cielo aperto a Santa Croce (Rg)
 
SANTA CROCE CAMERINA (RG) – Una discarica a cielo abusiva aperto su un terreno comunale: la denuncia dell’associazione Fare Ambiente di Ragusa, su segnalazione di un cittadino, riguarda un’area recintata in contrada Canestanco e contrada Pellegrino, dietro l’ex strada provinciale Santa Croce-Punta Secca (km 2,150). Nella zona sono ammassati rifiuti ingombranti, cumuli di materiale di risulta, sterpaglie varie, materiale sabbioso. Il sito rappresenta un grave pericolo di inquinamento dell’ambiente circostante.
“È uno scempio ambientale – ha spiegato Salvatore Mandarà, presidente provinciale di Fare Ambiente –, in un luogo che rientra nel perimetro abitativo, dove insiste anche un’attività commerciale e dove operano diverse imprese agricole. Siamo preoccupati non solo per la negligenza di chi ha il dovere di evitare che proliferino discariche abusive, ma per l’eventualità, così come successo diversi anni fa, che questi cumuli siano poi incendiati da ignoti, dove il risultato finale è quello di aver immesso nell’aria fumi altamente nocivi, derivanti da quelle decine e decine di tonnellate di rifiuti non classificati”.
“È necessario e urgente – ha chiesto Mandarà – l’intervento del sindaco, ma anche del prefetto di Ragusa per aprire un’indagine conoscitiva, anche attraverso la polizia provinciale, competente nel merito, e se necessario il sequestro dei luoghi, che pare siano comunali. Proprio in quell’area era stato avviato un progetto per attrezzatura sportiva”.

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