Trivellazioni in mare aperto, pericolo sismico in Sicilia - QdS

Trivellazioni in mare aperto, pericolo sismico in Sicilia

Rosario Battiato

Trivellazioni in mare aperto, pericolo sismico in Sicilia

giovedì 25 Luglio 2013

Il Wwf ha lanciato una petizione online per “salvare l’equilibrio marino delle coste isolane”. L’allarme lanciato da Ispra, Ingv e Cnr: al largo alcuni vulcani sommersi

PALERMO – Attenzione alle trivellazioni offshore perché potrebbero attentare all’equilibrio marino del canale di Sicilia dove risiedono pericolosi vulcani sottomarini a rischio sismico. L’allarme è stato lanciato a inizio luglio durante un’audizione in commissione Ambiente del Senato da parte dei rappresentati di Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Nei giorni scorsi il Wwf ha lanciato un appello al ministero dell’Ambiente per bloccare i nuovi permessi di ricerca.
Le aree tra Mazara del Vallo e Porto Empedocle sono interessate da fenomeni vulcanici e sismici, ma anche dall’attività delle compagnie petrolifere. Le considerazioni espresse ad inizio luglio in commissione ambiente al Senato da rappresentanti di Ingv, Ispra e Istituto di Scienze Marine del Cnr, hanno evidenziato alcune criticità ambientali al punto che Giuseppe Marinello, presidente della Commissione, ha promesso di chiedere ad Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente, di monitorare la situazione.
Anche le associazioni ambientaliste sono pronte a dare battaglia. Il Wwf, nell’ambito della campagna “Sicilia: il petrolio mi sta stretto”, ha chiesto alla commissione tecnica competente del Ministero dell’Ambiente di bocciare i progetti di ricerca di idrocarburi che Eni e Edison hanno presentato nel Canale di Sicilia, attualmente al vaglio della Commissione Valutazione di impatto Ambientale. “Assieme a questi nuovi progetti – si legge in un comunicato dell’associazione del Panda – ci sono altri due permessi di ricerca già concessi alle stesse compagnie in area contigua e a altri sette titoli minerari tra istanze, permessi e concessioni che pure insistono nel Canale di Sicilia, un’area ricchissima di biodiversità, di turismo, ma anche di vulcani sottomarini tuttora attivi e considerata ad alto rischio sismico: tutti elementi che rendono i potenziali impatti delle trivelle davvero ‘esplosivi’, certamente incompatibili con il delicato equilibrio ecologico e geologico della zona”.
La cittadinanza è stata chiamata a esprimersi compattamente contro la minaccia delle trivellazioni nello Stretto di Sicilia sottoscrivendo una speciale petizione online su wwf.it/ilpetroliomistastretto che per tutta l’estate raccoglierà firme per chiedere di “fermare le trivelle e per l’istituzione di un’area protetta a Pantelleria, isola vulcanica vero gioiello del Mediterraneo, nonché unica isola non ancora tutelata nello Stretto di Sicilia”. Pantelleria attende da anni di divenire un’area protetta, e l’iniziativa del Wwf ha interessato anche il primo cittadino dell’Isola che ha presentato una richiesta di incontro al ministro dello Sviluppo Economico e al ministro dell’Ambiente per affrontare il tema.
“Dove tutte le navi passano, dove tutti i pescatori pescano, nel cuore più prezioso del Canale di Sicilia, lo Stato Italiano vorrebbe trasformare il tragitto, da libero qual è, ad una corsa ad ostacoli sotto il segno del petrolio – ha spiegato Marco Costantini, responsabile mare del WWF Italia, riprendendo il testo della petizione online – Il WWF vuole fermarlo creando una nuova area protetta a Pantelleria, un obiettivo che possiamo raggiungere solo con l’aiuto dei cittadini di Pantelleria e dei tantissimi cittadini italiani e europei che firmeranno la nostra richiesta”.

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