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Messina – Università, sonora bocciatura è ultima in Italia per la ricerca

Francesco Torre

Messina – Università, sonora bocciatura è ultima in Italia per la ricerca

mercoledì 31 Luglio 2013

L’impietosa certificazione dell’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario. Privo di alcuna punta d’eccellenza, l’Ateneo fanalino di coda in classifica

Messina – L’Università di Messina è l’ultima d’Italia per qualità della ricerca scientifica. A certificarlo l’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), che il 16 luglio scorso ha presentato alla stampa, con un mese di anticipo rispetto ai tempi stabiliti con il Miur, il Rapporto finale Vqr (Valutazione qualità della ricerca) 2004-2010.
Si è trattato del più grande esercizio di valutazione della ricerca nel suo genere mai realizzato a livello internazionale. La Vqr ha confrontato in tutto 133 strutture e per ciascuna di esse ha messo a confronto i risultati delle 14 aree scientifiche definite dal Consiglio Universitario Nazionale. Per rilevare e analizzare i dati, inoltre, l’Anvur si è servita di 450 esperti e ha preso in esame 184.878 prodotti della ricerca universitaria. Quanto alla procedura di valutazione, infine, per ogni struttura sono stati calcolati sette indicatori di area (qualità della ricerca; attrazione delle risorse; mobilità; internazionalizzazione; alta formazione; risorse proprie; miglioramento) e otto parametri denominati “terza missione”, per valutare il grado di apertura ai contesti socio-economici nei quali gli Atenei operano (conto terzi; brevetti; spin-off; incubatori; consorzi; scavi archeologici; poli museali; altre attività 3M).
Questo per quanto riguarda la metodologia, nella quale poi si è preferito suddividere il dato in Università Grandi, Medie e Piccole. Quanto ai risultati, invece, l’Anvur ha eletto università più virtuosa d’Italia Siena e università meno virtuosa d’Italia proprio Messina.
Analizzando il dato dell’Ateneo messinese, il grave deficit nei confronti delle altre università nazionali risulta evidente in quasi tutte le aree scientifiche, ma soprattutto nell’area 1 (Scienze Matematiche e Informatiche), nell’area 2 (Scienze Fisiche), nell’area 4 (Scienze della Terra), nell’area 5 (Scienze biologiche), nell’area 6 (Scienze Mediche), nell’area 10 (Scienze dell’Antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche), nell’area 11 (Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche), nell’area 11B (Scienze psicologiche), nell’area 13 (Scienze economiche e statistiche) e nell’area 14 (Scienze politiche e sociali), dove l’Ateneo è quasi sempre fanalino di coda sia tra le Università Medie che nel totale delle strutture analizzate.
 
Un po’ meglio, invece, i risultati nell’area 3 (Scienze chimiche), nell’area 7 (Scienze agrarie e veterinarie), nell’area 8A (Ingegneria civile), nell’area 8B (Architettura), nell’area 9 (Ingegneria industriale e dell’informazione) e nell’area 12 (Scienze giuridiche), ma mai al di sopra della media nazionale. Va da sé che, secondo l’Anvur, l’Università di Messina sarebbe totalmente priva di picchi d’eccellenza. Una bocciatura in piena regola, dunque, che si ripercuote totalmente sull’operato dell’ex rettore Franco Tomasello, peraltro pluriinquisito e già condannato in primo grado.
 

Il pro-rettore Cuzzocrea: “Interessanti spunti di analisi”

Messina – “Non tutto è negativo”: ad affermarlo, il pro-rettore delegato alla Ricerca Salvatore Cuzzocrea, figlio del vecchio rettore Diego e componente del nucleo di restaurazione delle “belle famiglie” messinesi che con Pietro Navarra (altro storico “figlio di”) ha riconquistato l’Ateneo dopo 9 anni di “dittatura” Tomasello. “La valutazione – continua il pro-rettore – offre interessanti spunti di analisi ed evidenzia obiettivi su cui impegnarsi. Sarà opportuno analizzare in maniera approfondita le diverse tabelle che compongono la relazione, al fine di meglio comprendere lo stato della Ricerca nell’Università di Messina ed in particolare il suo posizionamento nel panorama nazionale”. Si arrampica sugli specchi, Cuzzocrea, quando invece basterebbe affermare che per invertire la rotta l’Ateneo dovrebbe puntare definitivamente sul merito e abbandonare baronati, logge, connivenze con le criminalità organizzate e un atteggiamento familistico del tutto amorale. Altro che analisi del dato.

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