Asili nido: in Sicilia sproporzione tra spesa e presa in carico - QdS

Asili nido: in Sicilia sproporzione tra spesa e presa in carico

Chiara Borzi

Asili nido: in Sicilia sproporzione tra spesa e presa in carico

martedì 06 Agosto 2013

Istat: a parità di condizioni, la nostra Isola spende più del doppio del virtuoso Friuli V. Giulia. Molta liquidità dalla Regione, ma ad usufruire delle strutture solo il 5% dei bambini

PALERMO – Gli asili nido in Italia rappresentano ancora un servizio socio-educativo poco diffuso. Un momento di crescita si era registrato negli anni dopo il 2004 ma la crisi, insieme ai parametri del Patto di Stabilità e la limitazione dei trasferimento di denaro dello Stato verso la periferia amministrativa, hanno compromesso probabilmente sul nascere lo sviluppo del settore.
Secondo l’Istat, la spesa per gli asili nido all’interno del welfare italiano occupa il 18% del totale, all’interno della spesa rivolta a famiglia e minori, invece, il nido attrae ben il 45% delle risorse.
 
Negli ultimi anni le politiche statali di assistenza hanno cercato di diffondere con la distribuzione di incentivi per la creazione e l’uso di asili (pubblici e privati), la cultura del nido, ma come anticipato le forti contrazioni economiche hanno minato questa possibilità. Ad essere stato fortemente limitato è stato anche il progetto di attenuazione delle forti differenze territoriali che esistono tra Nord e Sud Italia: spesa e accesso dell’utenza sono, infatti, molto differenti. In questo contesto si anticipano dati siciliani tutti abbondatemene sotto la media italiana e rientranti in quel che è il sempre negativo trend che caratterizza Sud e Isole nel welfare sociale. I dati Istat hanno restituito comunque risultati importanti e sorprendenti per la Sicilia: nella nostra Isola la spesa complessiva impiegata nel settore degli asili e i nido è molto alta, spesso sproporzionata all’utenza.
I comuni in cui sono maggiormente diffuse le strutture per la prima infanzia sono tutti a Nord-Est (82%) e Nord-Ovest (52,6%), poi al Centro (46%) e le Isole (29,2). I comuni di Sicilia e Puglia sono traino della diffusione territoriale delle strutture nel Meridione, con una percentuale di quasi il 40% di presenze. Fanno meglio del Piemonte (22%) ma non si avvicinano neppure lontanamente al Friuli (100% di copertura), Valle d’Aosta (89%) ed Emilia (84%). A fronte dei bambini da 0 a 2 anni presenti sul territorio, la Sicilia offre una discreta copertura strutturale. É pari quasi al 69%, sempre vicina alla Puglia (68%), non più al Piemonte evidentemente meglio organizzato (72%) e rimane sempre lontanissima dal 100% del Friuli. Nonostante ciò la presa in carico dei bambini in Sicilia è molto limitata, pari solo del 5%, mentre è del 9% in Sardegna e il 7% in Basilicata. I dati del Sud sono comunque molto bassi su tutta la fascia geografica (Calabria 2,4%, Campania 1,9%, Puglia 4,1%,).
Guardiamo ora i dati sulla spesa. Per un’utenza di 7.188 bambini l’esborso per nidi e micro nidi nei comuni siciliani è stato pari a 64.528 euro (2011), gli utenti hanno partecipano per una somma di 4.294 euro, per un totale 68.823 euro. In Friuli, dove la copertura è del 100% e gli utenti sono 5.459, i comuni hanno speso solo 24.775 euro a cui si è affiancato un contributo dell’utenza pari a 5.322 euro, per un totale 30.057 euro. Ciò vuol dire che la nostra Isola a quasi parità di condizioni spende più del doppio del Friuli, 30.766 euro in più.
Per gli asili le amministrazioni comunali hanno sborsato 64.925.519 euro per 7.280 bambini, con un contributo dell’utenza di 4.318.869 e una cifra totale di 69.244.388 euro. Spostando il paragone con il Veneto, dove l’utenza è superiore di 4.319 bambini (11.599 totali), notiamo in proporzione una spesa comunale superiore di soli 1.915 euro rispetto quella siciliana (pari a 71.159 euro nel 2011). Nelle Marche, dove sono 1.778 i bambini in meno (5.502 totali) a formare l’utenza, sono stati spesi ben 37.347 mila euro in meno che in Sicilia. Nei settori sottoposti a gestione diretta la spesa dei comuni siciliani è pari a 58.652 euro per 6.189 bambini, 3.743 euro in più della spesa effettuata dal Veneto (pari a 54.909), dove i bambini sono solo 207 in più (6.396 bambini totali).
Le maggiori risorse impiegate dai comuni siciliani potrebbero essere giustificate dal minore impegno economico chiesto all’utenza. Nelle regioni del Nord questa è, infatti, costretta a pagare in compartecipazione anche somme per un totale di 66.349 euro in Piemonte, 53.070 in Emilia Romagna o 66.349 in Lombardia. In Sicilia si vive comunque un paradosso evidente. Le somme fatte emergere dall’Istat testimoniano la scelta siciliana di dedicare molta liquidità a favore di servizi in cui l’utenza di bambini è pari solo al 5%. Una scelta d’investimento massiccia che dopo il 2011, come dimostrato nello stesso Report, non han portato ad alcun miglioramento del servizio. L’efficienza del Friuli Venezia Giulia dimostra come si possa ottenere una condizione migliore spendendo molto meno.

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