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400 società partecipate: il vizietto delle Regioni

redazione

400 società partecipate: il vizietto delle Regioni

giovedì 08 Agosto 2013

Report della Corte dei Conti: gli organismi sono quasi sempre in perdita

ROMA – Sono più di 400 le società partecipate delle Regioni. E nella gran parte dei casi, hanno i conti in rosso. Il dato proviene dalla Corte dei Conti, che ha preso in esame gli organismi partecipati direttamente dalle Regioni mentre, tra le partecipazioni indirette, sono state esaminate quelle con affidamenti diretti da parte delle Regioni stesse.
 
Dai dati raccolti a giugno 2013 tali organismi sono 403, ma se si escludono le partecipate pluriregionali, la banca dati censisce, alla stessa data, 381 organismi. L’analisi della magistratura contabile è stata rivolta ad accertare l’incidenza del valore dei servizi prestati agli Enti proprietari nella creazione del fatturato delle partecipate e a comprendere il grado di dipendenza degli organismi partecipati dalla committenza degli Enti stessi nel conseguire il bilanciamento tra costi e ricavi. A tal fine è stato effettuato il monitoraggio dei crediti e dei debiti complessivi degli organismi partecipati, per ricostruire i rapporti finanziari intercorrenti tra la Regione e l’insieme delle proprie partecipate.
Nel complesso, gli andamenti economico-patrimoniali relativi alle sole Spa e Srl partecipate al 100% dalle Regioni, nel biennio 2010-2011, evidenziano perdite. Infatti, la maggior parte dei risultati di esercizio mostra, nel 2011, significative flessioni rispetto all’esercizio precedente, e ciò in alcuni casi ha aggravato la situazione di perdita già evidenziatasi nel 2010. Dall’analisi degli affidamenti in atto a favore delle partecipate emerge, infine, la significativa esiguità di quelli assegnati con gara, con riguardo sia al numero delle Regioni coinvolte (6), sia al numero totale degli affidamenti effettuati con tali modalità (22), sia alle somme ad essi complessivamente destinate pari, nel 2011, a 38,1 milioni di euro, a fronte di 2,61 miliardi di euro erogati per i 173 affidamenti diretti.
Sul fronte del personale in organico nelle Regioni italiane, la consistenza diminuisce (-5,40%), con risultati eterogenei tra le aree geografiche (-1,64% al Nord, -4,59% al Centro, e -8,71% nel Sud). Cionondimeno nel 2011 il rapporto tra popolazione in età lavorativa rilevata al 31 dicembre del medesimo anno e personale dipendente resta ancora elevato nelle Regioni meridionali.
 
Per la Corte dei Conti, sul piano nazionale l’incidenza tra personale dirigente e non dirigente è di 16,59, vale a dire che un dirigente coordina in media 17 dipendenti. I miglioramenti del rapporto si registrano soprattutto al Sud; tuttavia anche in questo caso non vengono raggiunti livelli ottimali nella gestione delle risorse umane. La diminuzione della spesa totale, per il personale dirigente e non dirigente delle Regioni a Statuto ordinario, è meno che proporzionale rispetto alle variazioni della consistenza media delle stesse categorie di personale.
Ne deriva che la spesa totale cala del 2,18%, a fronte di una flessione delle unità annue pari al 5,40%. La variazione è di gran lunga più elevata con riferimento al personale dirigente, come si evince dall’andamento della spesa media, ove i maggiori aumenti sono associati ad una più elevata flessione della consistenza media. Questo risultato dimostra la tendenza, diffusa, a ripartire le risorse destinate al trattamento accessorio tra i dirigenti rimasti in servizio, nonostante il provvedimento che ha disposto l’automatica riduzione dei fondi destinati al trattamento accessorio in proporzione alla diminuzione del personale in servizio.

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