Le imprese straniere resistono meglio alla crisi - QdS

Le imprese straniere resistono meglio alla crisi

Antonio Leo

Le imprese straniere resistono meglio alla crisi

martedì 20 Agosto 2013

In Sicilia c’è un imprenditore non comunitario ogni 24: lo rivela un’indagine condotta da Infocamere; é Palermo la provincia che ospita il più alto tasso di imprenditoria immigrata

PALERMO – Sbarcati in Sicilia, approdati lungo le coste della Puglia o giunti con mezzi di fortuna su una città della Pianura padana, speranzosi di trovare l’America in Italia, anche molti immigrati “self made man” si stanno scontrando con le secche della crisi in cui è impantanato l’intero Bel Paese. Ma, per quanto il ritmo di crescita delle imprese condotte da extracomunitari sia sceso verticalmente, gli stranieri dimostrano di avere una tempra più forte dei locali. Lo rivela un’indagine condotta da Infocamere, la società che gestisce il patrimonio informativo e i servizi del sistema camerale. Sono oltre 376mila le imprese non appartenenti a cittadini dell’Unione europea che a fine giugno scorso risultavano iscritte ai registri delle Camere di commercio, pari al 6,2% di tutte le imprese presenti sul territorio nazionale. Nei primi sei mesi dell’anno le nuove imprese di immigrati extra Ue aperte sono state oltre 26mila (1.560 in meno rispetto allo stesso periodo del 2012), mentre 16.500 sono state quelle che hanno chiuso i battenti (102 in più dell’anno scorso).
“L’apporto delle imprese aperte da immigrati al saldo totale è certamente significativo – si legge nella nota diffusa da Infocamere – se si pensa che, nel primo semestre 2013, le imprese straniere sono cresciute di 9.845 unità a fronte di un saldo negativo di oltre 5mila per le imprese nel loro complesso, arginandone di fatto l’emorragia e rendendo meno negativa la differenza tra aperture e chiusure del periodo”.
La congiuntura economica ha pesato, però, anche sulle imprese di immigrati extra Ue, come conferma l’osservazione del saldo del primo semestre 2013, più contenuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A certificare la frenata della vitalità delle imprese di extracomunitari sono proprio le aperture (diminuite di oltre il 5% rispetto allo stesso periodo del 2012), visto che le cessazioni sono rimaste sostanzialmente sullo stesso livello del primo semestre 2012.
È la Toscana la regione che ospita il numero più elevato di imprese di immigrati in proporzione al numero di imprese residenti: 37.383 su 414.755, in pratica un’impresa ogni 9. La Sicilia, invece, ha una delle percentuali più basse: solo il 4% delle aziende isolane è condotta da un extracomunitario. Peggio hanno fatto la Basilicata, la Puglia e la Valle D’Aosta, dove le imprese di immigrati rappresentano tra il 2 e il 3% di tutte le iniziative localizzate sul territorio regionale.
In termini assoluti, la concentrazione maggiore dell’imprenditoria immigrata continua a registrarsi in Lombardia che, con 75.261 imprese, ospita il 20% di tutte le imprese non appartenenti a cittadini dell’Unione Europea presenti in Italia. Seguono a grande distanza Lazio (42.029) e Toscana. Al di qua dello Stretto si contano 18.523 imprese a conduzione “straniera” sulle oltre 460.000 società iscritte nelle Camere di Commercio. Il che significa che nell’Isola c’è imprenditore non comunitario ogni 24.
Per quanto riguarda le singole province sicule, è Palermo quella che ospita il più alto tasso di imprenditoria immigrata: sono 5.743 su 99.346, cioè il 5,8%. Un numero comunque molto basso che piazza la Capitale dell’Isola al 53° posto nella speciale classifica stilata da Infocamere. Molto lontani i numeri di una città “gemella” come Firenze, che conta 11.862 imprese straniere sul totale di 109.124 (quasi l’11%). Per trovare un’altra siciliana bisogna scendere al 67°, dove si trova Messina con circa 2.700 imprese immigrate su quasi 60.000 (il 4,5%). Chiude la classifica nazionale Enna, con solo 215 aziende guidate da extracomunitari sul totale di oltre 15.000 unità aziendali.
 

I settori “preferiti” sono commercio e costruzioni
 
PALERMO – Ma in quale attività si cimentano gli extracomunitari? In termini assoluti, la presenza più numerosa si registra – secondo i dati diffusi da Infocamere – nel commercio con circa 150mila attività, pari al 9,7% di tutte le imprese operanti nel settore. E d’altro canto basta pensare soltanto alla miriade di botteghe cinesi disseminate da Ragusa fino a Pordenone. Costruzioni (81.941 unità) e attività manifatturiere (33.894) sono gli altri due settori più rappresentativi dell’imprenditoria immigrata. Nel loro insieme, nei tre principali settori, opera il 71% di tutte le aziende gestite da immigrati.
Tra gennaio e giugno, i saldi positivi più consistenti si sono concentrati rispettivamente nel commercio con 4.507 imprese (un vero e proprio boom), tra gli “Alberghi e ristoranti” e nel comparto delle attività di noleggio e delle agenzie di viaggio (+1.282 unità). Registra una battuta di arresto il settore edile (duramente messo alla prova negli ultimi anni) che nei primi sei mesi dell’anno presenta un saldo negativo di 205 imprese.

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