L’ultima carta per Berlusconi: elezioni - QdS

L’ultima carta per Berlusconi: elezioni

Carlo Alberto Tregua

L’ultima carta per Berlusconi: elezioni

giovedì 22 Agosto 2013

Ordalia fra Cavaliere e Giudici

C’è chi cerca più guai di formiche in un formicaio. La strana maggioranza, imposta dal presidente Napolitano e accettata molto a malincuore dai tre soci (Pd, Pdl, Sc), non ha senso di responsabilità e cerca ogni occasione per procurarsi guai, quando, invece, dovrebbe occuparsi esclusivamente di fare le riforme istituzionali ed economiche con urgenza, senza procrastinare le decisioni neanche di un giorno.
Sembra, invece, che parti rilevanti di Pd e Pdl facciano a gara per spostare la loro azione da obiettivi precisi e improcrastinabili a questioni estranee all’interesse generale.
In questi giorni, stampa e televisioni continuano a informare gli italiani che lo spread è in calo. I giornalisti che scrivono su questo fenomeno commettono l’errore etico di non spiegare i retroscena. Qual è? è che i bund tedeschi aumentano il loro rendimento e accorciano la distanza dai  bond italiani. Si è così verificato l’apparente paradosso secondo il quale lo spread diminuisce, ma il costo del debito italiano aumenta.

Pur dovendosi occupare dell’interesse generale, Governo e strana maggioranza non possono ignorare che al proprio interno vi è un conflitto forse insanabile fra l’ala sinistra del Pd e i falchi del Pdl, sulla cosiddetta agibilità politica di Silvio Berlusconi.
Non si può chiedere al tacchino di aspettare con piacere il Natale, né a Silvio Berlusconi di suicidarsi politicamente. L’ex premier non può chiedere la grazia perché verrebbe meno il cuore della sua prossima campagna elettorale, cioè che egli si proclami innocente di fronte agli elettori e che si ritenga vessato da una piccola parte della magistratura che in vent’anni ha iniziato e continuato 42 processi nei suoi confronti.
Che le elezioni arrivino è pacifico. Che arrivino in tempi non lontani è altrettanto pacifico. Se il Cavaliere smontasse il cardine della sua campagna elettorale, cioè la sua innocenza, si suiciderebbe in via definitiva. Questo ormai appare chiaro a tutti. D’altra parte, Napolitano non gli ha assicurato la possibilità di essere attivo quando chiederà il voto agli elettori.
Di questo si tratta, in fondo. Se gli elettori confermeranno al Cavaliere dieci e più milioni di voti, la situazione si sbloccherà.

 
Il nodo della vicenda l’ha perfettamente inquadrato Matteo Renzi, lucido e scevro da vecchi orpelli: Berlusconi va battuto nell’agone politico. Un Pd moderno e riformista deve avere molti più consensi di quelli che il Cavaliere riuscirebbe ad attrarre. Metterlo fuorigioco, conseguentemente a processi, è un tentativo che probabilmente dieci milioni di italiani non capirebbero.
Non c’è dubbio che in democrazia il giudice supremo è sempre il Popolo. Non è facile coglierne il sentimento, quello che si chiama vento di destra o di sinistra.
Per Berlusconi le elezioni sono l’ultima carta. Idem per il Popolo della libertà e la novella edizione di Forza Italia.
Non è detto, però, che se egli sarà privato del seggio senatoriale e colpito dalla legge Severino sull’incandidabilità, possa staccare la spina della strana maggioranza, impunentemente. Infatti si profila all’orizzonte un’altra strana maggioranza fra Pd e M5S del Comico genovese il quale, se così facesse decreterebbe contestualmente la sua fine politica. Il suo movimento ha ragion d’essere fino a quando protesta. Appena concorrerà a gestire le istituzioni, perirà.

Dire che la situazione è magmatica è poco. Che sia senza via d’uscita è tanto. Sono in molti che sudano come eschimesi all’equatore perché non sanno che pesci pigliare, fra il concedere al Cavaliere la pluri richiesta di agibilità politica o andare alle elezioni col rischio di fargli avere oltre dieci milioni di voti di quei cittadini che lo sentono come una predestinata vittima sacrificale.
Comunque si giri la questione è difficile, anche perché questa maggioranza, che rappresenta interessi compositi di tanti blocchi sociali, non è in condizione di fare le urgenti e indispensabili riforme, necessarie per rompere la recessione.
Letta deve fare, cioè decidere e agire, non durare. Vada avanti, ignorando lo scenario indicato. Se deve cadere, cada con onore.

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