Il buonumore si costruisce ogni giorno - QdS

Il buonumore si costruisce ogni giorno

Carlo Alberto Tregua

Il buonumore si costruisce ogni giorno

mercoledì 28 Agosto 2013

Etica & Valori

Alighiero Noschese, il famoso imitatore di una bravura straordinaria, faceva ridere tutti, ma dentro di sé era triste, non aveva buonumore. Si suicidò pur essendo all’apice del successo avendo una grande notorietà e una cospicua ricchezza. Forse mancava di un equilibrio interiore che gli consentiva di generare un proprio buonumore interno, quello di chi è sereno.
Luigi Tenco, invece, era triste, la sua espressione era triste, i suoi pensieri erano tristi. Si suicidò per amore di Dalidà in un albergo ove alloggiava durante il festival di Sanremo  del 1967.
Il buonumore deve essere interiore e vi si deve credere . Un sorriso di facciata si capisce che è artefatto. Un sorriso interiore, invece, crea una comunicazione e, spesse volte, un feeling fra le persone. Sulla materia, spesso, non si fa la dovuta riflessione con la conseguenza che è l’istinto che fa sorridere oppure assumere un’espressione triste, come a portare all’esterno le proprie sensazioni senza alcun controllo.

Quando nasciamo ci comportiamo in base agli istinti. Poi, via via, comincia la nostra educazione che ci danno i genitori, i maestri, i terzi, la vita, le esperienze. Per conto nostro cominciamo a leggere, ad apprendere i saperi, le conoscenze, ci facciamo un’idea dei meccanismi della vita, piccoli e grandi e, a monte, decidiamo se stare nel versante del bene o in quello del male, qualche volta inconsciamente.
La nostra educazione, positiva o negativa, procede per gradi e ci fa capire come sia necessario controllare le pulsioni e l’istinto, per comportarci adeguatamente nei confronti dei terzi e del prossimo, di cui dobbiamo avere sempre sommo rispetto.
è proprio dal controllo interiore ed esteriore che deriva la nostra capacità di sorridere ai terzi, di sorridere anche di fronte alle avversità. Non un sorriso di scherno o di denigrazione, ma di compiacenza e di comprensione delle questioni che riguardano il nostro prossimo, che dovremmo amare come noi stessi.
Il sorriso è frutto di buonumore interno, che non è un modo di sentire scontato. Il buonumore interno si costruisce giorno dopo giorno, mediante opportune riflessioni e valutazioni.
 

Come si costruisce il buonumore interiore? In primo luogo, dando una opportuna valutazione ai grandi meccanismi della Natura e delle sue Regole, comprese quelle che riguardano il ciclo vitale delle cellule e, per conseguenza, la nascita di un essere vivente che, necessariamente, finisce di esserlo dopo un periodo più o meno lungo.
Dopodiché bisogna ben capire l’equilibrio fra i quattro elementi della Natura: aria, acqua, terra e  fuoco. Come si inseriscono le persone umane in questo grande ambiente? E qual è la loro relazione con gli altri esseri viventi vegetali e animali?
Se si capiscono, anche minimamente, questi rapporti, è possibile saperne di più di ciò che accade fra noi ed il resto del mondo.
Conseguenza di quanto precede, è rendersi conto che non vale la pena arrabbiarsi se non c’è rimedio ad un problema (la morte), e non vale la pena arrabbiarsi se il rimedio c’è (detto cinese). La rabbia è figlia dell’istinto. Non serve , anzi, è dannosa.
 
L’addestramento diuturno (c’è anche quando si dorme perché il cervello non si riposa mai), porta ad acquisire una sorta di calma interiore, la quale è la fonte del sorriso.
La calma interiore guida nei momenti difficili anche quando ci colpiscono le tragedie, non tanto sotto forma di malattia personale, quanto con la perdita di un figlio. Queste tragedie possono essere affrontate con la consapevolezza che tutto quanto esiste nell’universo funziona in base a Regole che spesso l’uomo non capisce e contro le quali solo gli stolti possono pensare di rivoltarsi.
Così facendo, giorno dopo giorno, si costruisce la calma interiore di cui il sorriso, quello vero, è l’espressione esterna.
Sorridere al prossimo, anche sconosciuto, sorridere agli amici, ai parenti, anche quelli meno prossimi, sorridere nel mondo del lavoro, dell’impresa, delle professioni, è un modo  che serve a migliorare l’efficienza ed il conseguimento di risultati, non solo economici ma sociali e di ogni altra natura.
Il sorriso comporta un linguaggio schietto senza uso della malsana lingua biforcuta, o del canale B.

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