Messina - Museo regionale caduto nell’oblio il suo rilancio è rimasto sulla carta - QdS

Messina – Museo regionale caduto nell’oblio il suo rilancio è rimasto sulla carta

Francesco Torre

Messina – Museo regionale caduto nell’oblio il suo rilancio è rimasto sulla carta

venerdì 30 Agosto 2013

Nel 2012 sono stati stanziati 1,3 mln di €, ma si attende ancora l’avvio dei lavori. Da tempo le statue sono state trasferite in una nuova struttura senza alcuna possibilità di fruizione

MESSINA – Periodicamente il QdS dedica ampi spazi alle grandI incompiute cittadine, ovvero quelle opere pubbliche che, come dice un reporter ciclista molto noto alle famiglie italiane, sono da anni “ferme con le quattro frecce”, monumenti allo spreco di denaro pubblico ed emblemi di una gestione fallimentare del territorio.
La scorsa settimana ci siamo occupati del parcheggio di Villa Dante e della scala mobile di Via Peculio Frumentario, quest’’ultima un’opera non certo faraonica (800 mila euro) ma già vecchia (progetto del 2001) e senza alcuna attuale prospettiva futura di messa in funzione. Nell’articolo di oggi, però, le cifre si alzeranno enormemente, così come gli anni di stand-by, perché parleremo del nuovo Museo regionale, probabilmente la più antica ed evidente (insieme con lo svincolo di Giostra-Annunziata, che però almeno parzialmente è stato inaugurato) tra le incompiute cittadine.
 
Cominciati nel lontanissimo 1980, i lavori di costruzione dell’edificio hanno festeggiato, nel 2013, 33 anni e 30 miliardi di vecchie lire di costo, a fronte di un investimento iniziale previsto di 7 miliardi. Oltre tre decadi passate a fare varianti, a chiedersi il perché in fase di appalto non sia stato preso in considerazione il progetto del noto architetto Carlo Scarpa, a modificare e rivisitare, prima per opera dell’architetto Virgilio, poi del collega Anastasio. E intanto gran parte delle opere – tra cui tutte le sculture e la famosa carrozza d’epoca con cui fino a qualche anno fa si concludeva il percorso museale – sono già lì nella nuova struttura, a fare bella mostra di sé per… nessuno.
 
“Il Museo di Messina disporrà a tempi brevi di nuovi spazi, essendo in fase di completamento un nuovo grande complesso museale, realizzato in area limitrofa alla attuale sede”. Così è scritto, quasi ironicamente, ormai da anni, sul sito internet dell’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana nella pagina dedicata al Museo regionale di Messina. Campa cavallo. Oltretutto al momento non c’è alcuna formale certezza sull’ultimazione dei lavori, che pure nel 2012 erano stati finanziati dalla Regione siciliana e la cui gara d’appalto nell’ottobre dello stesso anno era stata aggiudicata all’impresa Coesi Srl di Gangi, per un importo complessivo di 1 milione 297 mila euro. A un anno dall’esito della gara, però, si attende ancora la registrazione degli atti, senza la quale non potranno partire i lavori, per i quali la durata minima prevista è di 540 giorni. Il nuovo Museo regionale, dunque, nella migliore delle ipotesi potrà essere inaugurato nel 2015. Ed è questa la vera “notte della cultura” della città di Messina.
 

 
Nessuna strategia per il richiamo di turisti e visitatori
 

MESSINA – Antonello, Caravaggio, Alibrandi, Rodriguez. Sono solo alcuni dei nomi altisonanti di cui la collezione del Museo regionale di Messina potrebbe vantarsi. Eppure la struttura non è dotata nemmeno di un sito internet e le attività di richiamo al pubblico sono praticamente nulle. Nel 2006 i responsabili dell’Ente gioivano per il record di presenze, 25.000, lo stesso numero di quelle che annualmente registra l’acquario comunale, mentre nello stesso anno il Museo di Reggio Calabria viaggiava sopra le 100.000. Un problema – quello dell’incapacità di promuovere il patrimonio artistico – su cui gli amministratori locali dovrebbero interrogarsi. Ciò vale non solo in previsione di uno sviluppo turistico ma anche di quello sociale, cosa ancora più importante. Perché se è vero che i musei sono apparati che trasformano i risultati della ricerca scientifica in cultura generale, quello di Messina deve assolutamente recuperare una funzione d’aggregazione e stimolazione culturale all’interno della città.

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