Imprese fallite prima di avere i fondi Ue - QdS

Imprese fallite prima di avere i fondi Ue

Michele Giuliano

Imprese fallite prima di avere i fondi Ue

mercoledì 04 Settembre 2013

13 sigle imprenditoriali contro la burocrazia: sistema appesantito da decreti, pareri delle commissioni Ars e della Corte dei Conti. Il Tavolo per la crescita e lo sviluppo chiede in primis un sistema di incentivi sburocratizzato

PALERMO – Gap con il nord mai colmato nonostante il fiume di denaro dall’Unione europea. La questione, paradossalmente, sta proprio qui. La Sicilia si conferma Regione che non riesce a spendere o quando lo fa gli riesce proprio male. Sono le imprese ancora una volta a battere i pugni sul tavolo per mettere in evidenza una situazione di crisi aggravata da un apparato burocratico che stenta a saper sfruttare adeguatamente le risorse a disposizione.
A prendere in tal senso posizione è il Tavolo regionale permanente per la crescita e lo sviluppo che raccoglie tredici importanti sigle del partenariato siciliano: Agci (associazione generale delle cooperative), Casartigiani, Cia (Confederazione italiana agricoltori), Claai (Unione artigiani), Cna (Confederazione artigiani), Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria e Legacoop. Recentemente il Tavolo regionale permanente ha elaborato un documento unitario dal titolo Le proposte delle imprese mettendo in evidenza per l’appunto l’utilizzo distorto, ad oggi, dei fondi europei: “I fondi strutturali – sostiene la categoria degli imprenditori – devono trovare un virtuoso e rigoroso utilizzo per eliminare il divario di sviluppo rispetto ad altre aree del Paese e non devono essere distolti con artificiose triangolazioni a soccorso delle esigenze del bilancio regionale”.
Secondo le 13 sigle le performance d’impiego delle risorse della “programmazione 2007-2013” rappresentano una nota preoccupante per l’esiguità del livello di pagamenti raggiunto. “Pur se i meccanismi e i regolamenti comunitari sono complessi – precisano le sigle di categoria – la Regione siciliana vi aggiunge di proprio dell’altro, attraverso decreti assessoriali, pareri delle commissioni dell’Ars, unica Regione in Europa che prevede ciò, e pareri preventivi della Corte dei Conti”.
Trascorrono da due a tre anni e si fa in tempo a fallire prima che un’impresa riceva le risorse su un progetto approvato e finanziato: “Tale modo di gestire le risorse pubbliche – rilanciano ancora Agci, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria e Legacoop – annulla gli effetti agevolativi per i beneficiari/imprese, costringendole ad esposizioni bancarie che ne alterano l’equilibrio economico finanziario. Le imprese sono vessate dalle procedure burocratiche. Per riavviare la crescita occorre prioritariamente una profonda sburocratizzazione ed una vera semplificazione di tutte le procedure”.
La soluzione prima prospettata dal Tavolo è anzitutto quella che il sistema degli incentivi venga svincolato dalla intermediazione burocratica per basarsi su meccanismi automatici, come il credito d’imposta, con procedure semplici, selettive e con tempi certi, come gli avvisi/bandi aperti e a sportello.
“Occorre inoltre promuovere e fare affermare la cooperazione fra le imprese e la costruzione di filiere produttive spontanee – precisano le sigle di categoria – attraverso l’utilizzazione dei contratti di rete, soprattutto nel settore agroalimentare”.
 

 
Piano d’azione e coesione in fieri. “Non è una partita di poco conto”
 
PALERMO – Ci sono anche delle critiche rispetto a quanto attiene per la programmazione in corso. In questo caso si condivide la strategia della collaborazione rafforzata tra il Governo nazionale e quello regionale, che ha portato alla riprogrammazione delle risorse comunitarie per evitarne il disimpegno: “Ma il Piano d’azione e coesione – precisa il Tavolo permanente – è ancora nella fase di attuazione finanziaria, con relativi impegni e spese. Non è una partita di poco conto, considerato che complessivamente la dimensione del contributo al Pac della Regione siciliana è pari a 2,949 miliardi. Ci risulta difficile spiegare alle imprese ed ai disoccupati di questa Regione che, mentre da una parte la Sicilia potrebbe attivare risorse finanziarie per quasi 3 miliardi di euro, le misure individuate per l’avvio dei relativi interventi sono ancora subordinate a procedure che non tengono conto dell’esigenza della variabile tempo. È urgente, pertanto, accelerare il più possibile le procedure, sollecitando la decisione comunitaria sulla riprogrammazione delle risorse. Sempre nei confronti della Comunità europea occorre intervenire per attenuare problemi legati alla ‘insularità’ e che investono tutti i settori produttivi”.

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