La Sicilia diventi braccio d’Europa - QdS

La Sicilia diventi braccio d’Europa

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia diventi braccio d’Europa

mercoledì 11 Settembre 2013

La Pa si attivi per il cambiamento

Secondo il rapporto della Svizzera comunicato nel World economic forum, l’Italia si colloca al 49o posto su 50, dopo Lituania e Barbados. La Sicilia, secondo l’Indice di competitività regionale si trova al 235o posto, andando indietro di 20 posizioni.
In due anni gli appalti pubblici sono crollati del 70%. In 7 anni (2006-2013) la Regione nel suo complesso è riuscita a non spendere 11,5 miliardi su 16,7 di fondi Ue. Durante il periodo di questa crisi (2008-2013) i disoccupati, soprattutto quelli giovani, sono aumentati in maniera esponenziale; le imprese cancellate negli elenchi camerali sono decine di migliaia, neanche compensate da quelle di prima iscrizione.
Gli 829 borghi aspettano di essere ristrutturati e messi a reddito; migliaia di beni culturali devono essere ripresi e messi in condizione di essere fruiti dal pubblico nazionale e internazionale; i quattro Parchi devono diventare altrettanti poli di attrazione mettendo sui propri siti le modalità per essere usufruiti mediante sentieri, punti di osservazione ornitologica, posti di ristoro e pernottamento con sacchi a pelo, tracciati per gite a cavallo: niente più e niente meno di quello che si fa nei parchi del Gran Paradiso, in quello delle Dolomiti, nell’altro dell’Abruzzo, nel Parco nazionale svizzero e così via.

Poi c’è il versante dell’energia e dell’ambiente, ancora inesplorato, salvo l’eccesso di autorizzazioni dei parchi eolici per i quali è prevista l’occupazione di scarsa manodopera  mentre deturpano l’ambiente offrendo ai gestori un’alta redditività: quindi danno per la collettività, utile per l’interesse privato; così non va.
Affrontare la questione dell’ambiente e dell’energia significa mettere in atto i progetti cantierabili d’impianti industriali per la produzione di biogas ed energia, usando come materia prima gli Rsu (rifiuti solidi urbani).
Vi sono oltre 100 fornitori a dare chiavi in mano questi impianti del costo medio di 250 milioni di euro capaci di produrre energia per 80/90 mila persone. Ma l’energia può essere prodotta in almeno altri 10/12 modi differenti come stiamo pubblicando con i servizi relativi.
Come si vede vi sono tante cose da fare. Cosa manca?

 
Manca la macchina organizzativa che deve valutare i progetti, autorizzarli, renderli cantierabili e controllare i cronoprogrammi per la loro realizzazione. La pubblica amministrazione regionale oggi è un peso intollerabile per l’economia e l’occupazione. Si deve trasformare, invece, in una macchina professionale di alto profilo che faccia andare avanti i bravi ed emargini quelli che hanno le tessere di partito o protezione clientelare.
Che si modernizzi rapidamente mediante la digitalizzazione totale, abolendo completamente la carta. La Pa regionale deve dotarsi di una organizzazione efficiente, anche facendosi assistere inizialmente da grandi società internazionali di consulenza, come McKenzie, Accenture, Arthur Andersen o anche italiane.
Poi vi è un’altra questione importantissima che va affrontata con decisione: la richiesta all’Ue del riconoscimento della Sicilia come regione di frontiera e l’altro importante riconoscimento della regione inserita in un percorso di continuità territoriale con il resto del Paese.
Terza e non meno importante questione, la richiesta al governo nazionale affinché la Sicilia venga riconosciuta come regione abilitata ad interloquire con i Paesi africani del Mediterraneo, primo fra i quali il Marocco, ove il re Mohammed VI sta facendo un’importantissima politica di espansione e di crescita.

Chi ha la responsabilità di realizzare tutte le cose elencate precisamente sopra? Ovviamente il presidente della Regione, i suoi assessori, i suoi dirigenti generali e, d’altra parte, l’Assemblea regionale che deve approvare rapidamente leggi efficaci di supporto a un’azione di governo altrettanto efficace.
Resta incomprensibile l’inazione di Crocetta, preso da problemi diversi rispetto a quelli elencati e che riguardano il suo interesse personale nel senso di capopartito. Il che lo distrae dai veri problemi sulla cui soluzione non vi è alcun dubbio.
Ma vi è anche un altro soggetto responsabile del disastro siciliano, la classe dirigente: professionale, imprenditoriale, sindacale e così via. Occorre che essa faccia sentire la propria voce attraverso giornali e televisioni non sordi, con forza e costanza.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017