Perdonare, ma non chi tradisce i patti - QdS

Perdonare, ma non chi tradisce i patti

Carlo Alberto Tregua

Perdonare, ma non chi tradisce i patti

giovedì 19 Settembre 2013
La religione cattolica insegna che bisogna perdonare, settanta volte sette (Matteo 18,21). Per quello che vale il nostro insignificante parere, non siamo d’accordo .
Preliminare al perdono è il pentimento. Esso deve essere sincero, profondo e convinto. Non può essere un atto superficiale, un atto fatto tanto per farlo. Il pentimento deriva dal riconoscere il proprio errore o il proprio comportamento sbagliato. Una volta riconosciuto si chiede al soggetto offeso il perdono, che costituisce allo stesso tempo l’impegno a non commettere più quel fallo.
Si tratta quasi di un patto fra il perdonante ed il perdonato che vuole  spazzare un episodio (o più episodi) compiuti nel versante del male, assumendo l’impegno che esso non si ripeterà più.
In altre parole, bisogna essere persone d’onore, quello stesso onore che tanti rappresentanti delle istituzioni statali, regionali e comunali sconoscono perché sono ignoranti. Se, infatti, essi avessero letto il secondo comma dell’articolo 54 della Costituzione si ricorderebbero che i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore…

L’onore, ecco una parola entrata in disuso nel versante del bene, e usata, invece, spesso, in quello del male, riferendosi alla criminalità organizzata.
L’onore è la dignità personale in quanto si riflette nella considerazione altrui; è il valore morale, il merito di una persona, non in sé ma in quanto conferisce alla persona stessa il diritto alla stima e al rispetto da parte degli  altri. In altre parole deve avere una reputazione irreprensibile, mostrata, conosciuta e riconosciuta, quasi quanto la moglie di Cesare.
Quando si dà la parola d’onore, quando ci si stringono le mani, si statuisce un patto che deve essere osservato e rispettato senza esitazione, a meno di casi di forza maggiore. Il farsi perdonare è un patto che, se si tradisce, non può consentire un ulteriore perdono.
E sia! Si proceda pure al secondo perdono, ma il terzo proprio non ci può stare perché se così si facesse si metterebbe in moto una sorta di vite senza fine, facendo cadere nel ridicolo il pentimento ed il perdono.
 

La materia è scottante sul piano morale, ma pochi ci fanno caso perché l’analfabetismo di ritorno nei nostri giorni, portato anche dai social network, da pseudo enciclopedie, piene di errori anche marchiani, sta facendo crollare nell’ignoranza interi strati di popolazione.
Giovani e meno giovani che non sanno scrivere in un italiano minimamente corretto, persone adulte che hanno dimenticato quello che hanno studiato a scuola e che parlano come mangiano. Tutto questo spiega l’imbarbarimento dei costumi, la loro materializzazione ed anche, peggio di tutto, la scelta di una classe dirigente politica sempre di minore qualità.
La qualità, ecco cosa manca nella nostra società. Manca anche nelle persone che dovrebbero essere colte. Ma quante di esse hanno letto almeno mille libri, compresi quelli scolastici? Sarebbe un bel test che l’Istat dovrebbe fare quando esegue i censimenti decennali. Ma questo aspetto non sembra interessare chi dovrebbe sapere, per gestire meglio la collettività. 

L’ignoranza abissale che si diffonde, giorno dopo giorno, è dimostrata anche dalla inconcludenza di argomentazioni che si sentono di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte, in tanti spazi televisivi e radiofonici. Castronerie, stupidaggini, minchiate  (come Camilleri fa dire a Montalbano), si susseguono senza sosta, tanto nessuno controlla e nessuno caccia a pedate gli autori di questi sproloqui. 
I quotidiani si salvano, perché mediamente, sono scritti in un buon italiano, perché l’esercizio della scrittura costringe l’autore a sintetizzare in un numero di battute definito, la propria argomentazione, perché si rilegge e si corregge.
Sembra che nel panorama nazionale la sola guida a una crescita culturale della popolazione sia costituita dai quotidiani, e da qualche settimanale. Paradossalmente sono crollate le vendite delle copie. Ma questo dimostra la diffusione dell’ignoranza tra i cittadini. Signore, perdonali perché non sanno quello che fanno (Luca  23,34).

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