Bravo Cracolici, deputati senza vergogna - QdS

Bravo Cracolici, deputati senza vergogna

Carlo Alberto Tregua

Bravo Cracolici, deputati senza vergogna

sabato 21 Settembre 2013

Recepire subito il decreto Monti
 

Antonello Cracolici è stato eletto presidente della Commissione dell’Ars per il taglio della spesa improduttiva, inutile e dannosa. Ma, anziché allargare il panorama a tale spesa inserita nel bilancio regionale, l’attenzione si è puntata solo sulla legge Monti, che ha tagliato le indennità a consiglieri regionali e comunali (L. 214/11).
Non si capisce la ragione per la quale bisognava costituire un’apposita Commissione, quando il presidente della Regione poteva, con proprio decreto, dichiarare applicabile in Sicilia tale legge. Si capisce però che una Commissione prevede indennità per i partecipanti, gettoni di presenza e altre prebende con cui sfamare la famelicità dei deputati che vi partecipano, senza per questo rinunciare al proprio stipendio (20 mila € lordi al mese).
Tuttavia, ammettiamo che la Commissione fosse utile. In effetti, utile è stata, perché sono venuti allo scoperto tutti quei deputati che vogliono  continuare a mantenere i privilegi, infischiandosene di centinaia di migliaia di siciliani bisognosi.

Riccardo Savona ha dichiarato che recepire semplicemente la legge Monti succitata violava l’Autonomia. Ecco un ulteriore uso dell’Autonomia non per migliorare il tenore di vita dei siciliani, bensì per mantenere i privilegi di quella minima parte che continua ad ingrassare mentre tutti gli altri dimagriscono. Un’autentica vergogna.
L’Assemblea regionale, che costa, nel 2013, 164 mln €, deve tagliare 100 mln € delle proprie spese, in modo che costi quanto il Consiglio regionale della Lombardia, cioè 64 mln €.
Chiediamo ancora al presidente Ardizzone di portare in Consiglio di Presidenza questa richiesta pressante che arriva da tutta la classe dirigente siciliana, e non solo, e proceda a colpi di accetta nella direzione indicata: 64 e non 164 mln € il costo annuale dell’Ars. 
Siamo convinti che l’onestà intellettuale del presidente Ardizzone, da me conosciuto da qualche decennio, porrà la questione all’ordine del giorno del Consiglio di Presidenza. Non si tratta di usare i pannicelli caldi e cioè qualche piccolo taglio, ma di adeguarsi al costo delle Regioni virtuose.

 
Abbiamo detto più volte che la politica deve avere dei costi limitati ai rimborsi spese, a qualunque livello. Ribadiamo che la politica è servizio, è volontariato, non può essere una professione. Vergognosa è la posizione di Rosy Bindi che ha fatto inserire un emendamento fuori sacco in una norma, per estendere la cassa integrazione ai dipendenti dei partiti.
Ma i partiti sono libere associazioni di cittadini, secondo l’art. 49 della Costituzione. Che c’entra che i cittadini debbano pagare dipendenti, contributi, liquidazioni, eccetera?
Nel nostro Paese, dopo gli anni Settanta, quando sono scomparsi i veri statisti che morivano poveri, è arrivata una classe politica di mangiasoldi, che ha visto uno dei più importanti artefici nel pluricondannato Bettino Craxi, quando conquistò il Partito socialista, nel 1976, all’Hotel Midas di Roma.
Ora, col restringimento delle risorse finanziarie, non se ne può più di pagare migliaia (forse decine di migliaia) di senzamestiere.

Nessuno obbliga nessuno a fare politica. Chi vuole rappresentare gli altri cittadini svolga il proprio lavoro  con il cui compenso si sostiene e poi avrà la statura morale per rappresentare gli altri, sapendo che da quell’attività non percepisce alcun compenso.
L’attuale discredito di tutta la classe politica deriva in gran parte dal fatto che questa approfitta della propria posizione per succhiare il sangue ai cittadini, mediante l’utilizzo indebito dei tributi pagati con sacrificio.
L’Italia dei privilegi sta affossando l’Italia dei cittadini. Privilegi, favoritismi e corruzione, annidati nel settore pubblico, affossano sempre di più il Paese e la nostra Sicilia, priva di una guida forte e professionale quale quella di Crocetta non è.
Non abbiamo sentito una sola parola di rimprovero, da parte del presidente della Regione, alla resistenza dei deputati della Commissione, per il taglio della spesa.
La classe dirigente, nel suo insieme, deve intervenire, in supplenza, per costringere questi malnati a tagliarsi i privilegi. Oggi, non domani.

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