“Gli Ato saranno liquidati, ma il processo andrà staccato dalla costituzione delle Srr perché sarà gestito dall’assessorato al Bilancio. Per dare uniformità alla nuova organizzazione verranno eventualmente nominati dei commissari che potranno anche seguire la fase della liquidazione, ma dovranno adempiere alle incombenze necessarie per la costituzione delle nuove società. In assessorato tutta la documentazione è già pronta, ma siamo pronti a intervenire per nominare i commissari qualora i tempi non venissero rispettati. Attualmente sono state costituite dieci società distribuite su sei province. All’appello mancano Palermo, Agrigento e Messina, cioè 8 società che dovrebbero chiudere le procedure entro qualche giorno. Per i dipendenti abbiamo stipulato un accordo quadro con i sindacati lo scorso agosto, un’azione che di fatto li lascia transitare dalle Ato alle Srr”.
Quali saranno le principali differenze rispetto alla vecchia gestione Ato che ha prodotto un miliardo di euro di debito?
“La gestione del servizio tornerà in capo ai Comuni. Le Srr, che saranno costituite tra Comuni, si occuperanno di pianificare, regolamentare e fare le gare, quindi non saranno società di gestione ma di servizio. I limiti imposti dalla legge 9 (legge 9/2010 sulla gestione dei rifiuti, ndr) per la costituzione delle società sono stati ampiamente superati, ma abbiamo già dato la possibilità ai sindaci, tramite una mia direttiva, di gestire direttamente i servizi di prossimità prescindendo dalla costituzione delle Srr o dei piani d’ambito, consentendo ai Comuni, in forma singola o associata, di presentare i piani di intervento per gestire in proprio i servizi di prossimità. Ne sono stati fatti circa venti e li abbiamo autorizzati tutti, ma ci aspettavamo di più”.
“Per noi è importante dare uniformità alla gestione e quindi, qualora non si dovessero costituire le Srr entro il 30 settembre, si interverrà, tramite ordinanza del presidente o interventi sostitutivi, andando in deroga alla legge 9 e così si eliminerebbero i commissari liquidatori come gestori. Il territorio ha una complicata diversificazione: ci sono Ato che hanno gestito il servizio direttamente e non l’hanno esternalizzato, ci sono i Comuni che lo gestiscono in proprio”.
“Non è di nostra competenza, perché il servizio di raccolta è ormai tornato in mano ai Comuni, ma interverremo soltanto per evitare l’emergenza. I commissari nominati eventualmente dovranno agire anche per evitare che si fermi la raccolta, ma in questo caso dovranno sostituirsi all’ente territoriale e non più all’Ato. La Regione è intervenuta di recente, ad esempio, nel caso della discarica di Bellolampo, che, tra l’altro, per la prima volta ha ottenuto l’Aia (autorizzazione integrata ambientale, ndr)”.
“Ci sarà un’altra direttiva per stabilire il prezzo minimo e massimo di conferimento in discarica, perché anche in questo settore non c’è omogeneità in Sicilia. Daremo qualche autorizzazione, ma soltanto per le discariche pubbliche e incentiveremo gli impianti di compostaggio. In ultima analisi non riteniamo di creare grandi discariche, perché non ci sarebbero le economie di scala”.
“Sono dell’idea che nel ciclo dei rifiuti bisogna avere tutto per quanto riguarda l’impiantistica. Tutte le ipotesi sono al vaglio dell’assessorato, ma per il momento ci stiamo preoccupando prioritariamente di affrontare questa fase di emergenza”.
“Lo scorso gennaio abbiamo ottenuto l’accordo per oltre un miliardo di cui 600 milioni per la provincia di Catania sia per le attività cantierate che per quelle cantierabili. L’informazione fu diffusa capillarmente su tutto il territorio, ma alcuni Comuni cambiarono le carte in tavola e anche i progetti con relativi costi che avevano presentato. Adesso stiamo lavorando per dirimere queste controversie. Per Acicastello che aveva deciso ci collegarsi al depuratore di Catania, quindi di Pantano d’Arci, è stata fatta la gara per 23 milioni di euro. In questo caso abbiamo proceduto con i poteri di emergenza”.
“Le scadenze sono piuttosto stringenti. Entro la fine di quest’anno non bisognerà soltanto aver fatto la gara, ma aver preso l’impegno giuridicamente vincolante. In altri termini si dovranno fare la gara e anche il contratto. E non possiamo permetterci di perdere 600 milioni in questo territorio, anche perché pioverebbero pure le pesantissime sanzioni dell’Europa”.
“Anche questo governo, come il precedente, non vuole l’eolico che sarebbe necessario per gli obiettivi di burden sharing (il decreto che fissa gli obiettivi per ciascuna Regione per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ndr) visto che, in termini di produzione, è molto più conveniente del fotovoltaico. Del resto tutti gli impianti eolici che hanno sequestrato in Sicilia sono antecedenti al 2006, cioè prima delle istruttorie e quando le autorizzazioni per installare le fattorie erano molto più leggere”.
“Noi non possiamo dire con legge di non volere l’eolico, perché la competenza resta comunque dello Stato italiano. La Regione può intervenire fissando le aree idonee e non idonee, ma, ad esempio, sull’offshore possiamo soltanto subire le scelte dello Stato”.
“In realtà il tema andrebbe specificato più approfonditamente, ma in generale possiamo dire che ci stiamo attrezzando per realizzare interventi di ampio impatto per il futuro energetico della Sicilia. Faremo il nuovo piano energetico, mentre a livello comunale il presidente della Regione ha assegnato 30 milioni di euro ai sindaci per la redazione dei piani energetici”.