Termovalorizzatori, accertare le responsabilità. Causa risarcimento danni voluta dalla Regione - QdS

Termovalorizzatori, accertare le responsabilità. Causa risarcimento danni voluta dalla Regione

Rosario Battiato

Termovalorizzatori, accertare le responsabilità. Causa risarcimento danni voluta dalla Regione

venerdì 11 Ottobre 2013

Ci sarebbero stati "accordi illeciti per occupare tutto il territorio degli Ato siciliani". L’assessore all’Energia Marino: ci sono stati “accordi illeciti per occupare tutto il territorio delle Ato Spa”

PALERMO – Una vicenda cominciata nel lontano 2002, quando il Piano rifiuti di Cuffaro aveva sancito la presenza dei quattro termovalorizzatori. A distanza di quasi un lustro dal blocco sancito dal governo Lombardo, Nicolò Marino ha aggiornato lo stato dell’arte della vicenda termovalorizzatori, perché il caso non è ancora completamente chiuso.
C’erano quattro raggruppamenti ben strutturati per la costruzione dei termovalorizzatori: dai due raggruppamenti di Elettroambiente con Enel produzione, più Amia, Catanzaro costruzioni, Emit e un altro con Altecoen Tecnoservizi ambientali e Pannelli impianti tecnologici al terzo raggruppamento composto da Falke come mandataria, Actelios, Amia, Consorzio Asi Palermo, Emit, Aster, Ge.co.pe, Safad per chiudere con Daneco gestione impianti come mandataria, U.s. Italia, Tecnip Italy, Siemens, IB Group e Altecoen Tecnoservizi ambientali. La Regione, seguendo il percorso del precedente governo che ha bloccato l’affare, ha già rilasciato la procura e ha già depositato le note.
Il caso è abbastanza noto: proprio una sentenza del Tar del 2013 registra interconnessioni tra le imprese. E non si tratterebbe soltanto di un sicuro scambio di informazioni, ma addirittura di una preparazione a tavolino del concreto contenuto delle singole offerte. Un fatto “limato al punto tale – ha spiegato l’assessore Marino in aula, sempre martedì scorso – da non lasciare scoperto neanche uno delle Ato Spa presenti sul territorio, evitando al contempo l’intersezione delle offerte medesime". Una procedura che sarebbe stata condizionata in origine da un illecito accordo "tra le imprese partecipanti per la spartizione territoriale del servizio per la formulazione di offerte dai contenuti certamente pilotati e non frutto di libera valutazione di carattere imprenditoriale".
Per Marino questa esperienza deve essere messa a frutto per evitare casi simili in futuro. “Si ritiene dal Giudice amministrativo che la nostra sfera di influenza possa aversi soltanto nella valutazione dell’offerta, della migliore offerta". Un concetto da ribaltare perché "la natura e il concetto di modello organizzativo richiama la trasparenza dei modelli e del funzionamento degli organi di un’impresa che interloquiscono con la Pubblica amministrazione, quindi anche nel miglior profilo da scegliere del soggetto imprenditoriale che interloquisce con la Pubblica amministrazione”.
Resta ancora da capire perché alcuni funzionari della Regione, nonostante l’annullamento della Corte di Giustizia europea, avrebbero proseguito nelle procedure. In tal senso Marino ha parlato “di responsabilità e connivenze interne certe sotto questo profilo, che ancora non sono state esplorate, la Regione le mantiene in vita e crea le condizioni per la causa di risarcimento danni che poi è stata instaurata nei confronti della Regione”.
Il prossimo appello al Cga è stato fissato il prossimo 11 dicembre.

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