Quest’ultima è proprio la strada che vuole percorrere il QdS, alzando però la posta per dare vita a un’iniziativa che favorisca i flussi turistici attratti da edifici storici, stradine uniche al mondo e chiese dall’enorme bellezza. Come già fatto per Catania – con la zona della Civita – il nostro quotidiano vuole adesso lanciare un appello rivolto alle istituzioni e alle associazioni palermitane, con l’obiettivo di trasformare tutta la zona della Vucciria in un “Borgo da vivere”.
Non soltanto l’area di piazza San Domenico: andrebbe chiusa al traffico tutta l’area circoscritta nella foto allegata all’articolo – via Roma da via Valverde a corso Vittorio Emanuele, con via dei Materassai a chiudere la parte Est di questo immaginario confine – in modo da permettere a cittadini e turisti di passeggiare in totale libertà, ammirando palazzi, strade e botteghe senza doversi preoccupare di auto e moto. Un luogo in cui perdersi fra storia e tradizione, nel cuore pulsante della città.
Vista l’attuale situazione economica, è difficile che il Comune possa farsi carico di un’iniziativa di questo tipo. Ecco perché dovrebbero essere coinvolti i soggetti privati – una Fondazione ha già dato la propria disponibilità in tal senso – cui dovrebbe spettare il compito di investire nella zona in questione per riqualificarla e rilanciarla.
La chiesa di San Domenico, lo storico mercato della Vucciria, le botteghe di via Roma e corso Vittorio Emanuele sono soltanto alcuni dei punti d’interesse dell’area che secondo noi andrebbe delimitata. Un “Borgo da vivere”, come detto, per avere l’occasione di riscoprire la città tramite una formula che, ovviamente, potrebbe essere applicata anche ad altre zone del capoluogo.
Alle istituzioni spetta soltanto il compito di trovare i soggetti interessati ad aderire a un’iniziativa di questo genere – lo ripetiamo, qualcuno ha già dato al QdS la propria disponibilità – ma saranno poi i privati a investire. Ai cittadini, invece, spetterà forse il compito più arduo: favorire il cambiamento in nome dell’interesse collettivo e non di quello particolare. L’unico modo per competere, dal punto di vista turistico, con le grandi città d’Europa.