Severino alla Corte paura della sinistra Pd - QdS

Severino alla Corte paura della sinistra Pd

Carlo Alberto Tregua

Severino alla Corte paura della sinistra Pd

martedì 22 Ottobre 2013

Matteo Renzi sembra d’accordo

Come è noto a pochi lettori, dopo avere votato nel 1994 per Berlusconi, mi sono accorto che anch’egli non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare un imprenditore: le riforme. Ha traccheggiato con i suoi governi, ha dato ascolto a tanti ex Dc e Psi, si è perso completamente asfissiato da una potente burocrazia che, complessivamente, agisce contro i cittadini, i quali lo sentono e non ne possono più di essere vessati.
Da quell’anno non ho mai più votato per Berlusconi, anche perché ha dimostrato di non essere un uomo d’onore, cioè un uomo che mantiene la parola data agli elettori.
Per quanto precede nessuno mi può accusare di partigianeria, se sostengo una questione del tutto oggettiva: cioè che la legge Severino, come qualunque legge dello Stato, quando presenta dubbi sulla costituzionalità, debba (e non possa) essere inviata al vaglio della suprema Corte. In questo caso il dubbio c’è: applicabilità o meno in modo retroattivo della stessa norma.

Non avere seguito questa strada semplice e di buon senso significa che la sinistra-sinistra Pd teme fortemente un giudizio negativo sull’applicabilità della norma da parte della Corte Costituzionale, con ciò vedendo sfumare la possibilità di eliminare per via giudiziaria l’odiato nemico.
Più una questione viscerale, che razionale. Mentre il buonsenso non può essere viscerale, ma deve guidare i vertici di un partito su una via illuminata di equità che non lasci al caso nessun ragionevole dubbio.
Se è vero che il governo Letta ha bisogno di stabilità, è anche vero che ha bisogno di un minimo di omogeneità all’interno della strana alleanza. Diversamente non è in condizioni di fare quelle riforme indispensabili, più volte enumerate su queste colonne,  per cui esiste.
Fino a quando dietro ad ogni iniziativa legislativa, sia essa un ddl che un decreto legge o un decreto legislativo, esiste la questione Berlusconi, la compagine governativa sarà sempre sottoposta a moti sussultori ed ondulatori, con la conseguenza che non può fare altro che tirare a campare.
Frutto di questo stato di fatto è il ddl recante la legge di stabilità 2014:  un calderone di iniziative senza bussola e, soprattutto, senza riforme.
 

Sono proprio le riforme a qualificare l’azione di governo, ma esse tagliano le unghie ai privilegiati. Solo un governo coeso può farlo e non è il caso del governo Letta.
Matteo Renzi, in più occasioni, ha detto (così ci è sembrato di capire) che egli vuole battere Berlusconi col voto popolare e non utilizzare surrettiziamente la via giudiziaria per escluderlo dall’agone politico.
è implicito nel ragionamento del giovane sindaco di Firenze, che non approva la via intrapresa dalla sinistra-sinistra del suo partito, in combutta con Sel e con i grilletti, per escludere Berlusconi dalla scena politica con le sentenze dei tribunali. Anche perché più battono su questo tasto e più Berlusconi aumenta i propri consensi dell’elettorato, apparendo come una vittima predestinata di un’ala oltranzista della sinistra italiana.
Persino Ilda Boccassini ed altri magistrati integerrimi hanno spiegato che la legge si deve applicare con equità ed equanimità. C’è bisogno di grande forza morale per imporre i cambiamenti tali da eliminare i parassiti che stanno distruggendo l’Italia.

Legge Severino alla Corte Costituzionale: non sembra che questa ipotesi prenda piede. Al riguardo, Mario Monti, ex premier ed ex presidente di Sc, non si è espresso, ma anche in questo caso sembra di capire che sarebbe d’accordo con essa.
Monti, dissociandosi dal partito da lui fondato, ha dato prova di grande energia e rettitudine, quando ha capito che Casini e Mauro, con altri seguaci interessati, volevano ricostituire un centro che facesse riferimento al Ppe.
Monti, invece, voleva che Sc facesse riferimento al gruppo europeo dei Liberaldemocratici. In ogni caso i suoi energici interventi sulla stampa e negli spazi televisivi hanno dato una scossa alla situazione politica, purtroppo dominata dalla retroquestione di Berlusconi.
Dispiace che stampa e televisione si ostinino a illustrare pettegolezzi e retroscena anzichè sensibilizzare l’opinione pubblica affinché faccia pressione su governo e maggioranza per fare riforme, riforme, riforme: tagliare gli apparati e non la spesa sociale.

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