Caos allagamenti nella Piana di Catania, si pensa soltanto a interventi tampone - QdS

Caos allagamenti nella Piana di Catania, si pensa soltanto a interventi tampone

Antonio Borzi

Caos allagamenti nella Piana di Catania, si pensa soltanto a interventi tampone

giovedì 24 Ottobre 2013

Le emergenze provocate dalle piogge vengono affrontate senza una reale programmazione

CATANIA – Ogni anno l’avvicinarsi delle piogge invernali mette in crisi l’intero sistema idrogeologico della Piana di Catania che, a causa della mancata manutenzione dei torrenti, rischia di essere inondata. Un problema che non richiede soltanto semplici interventi di manutenzione, ma che è ben complesso in virtù di un’articolata divisione di competenze fra i vari organi impegnati nella tutela del territorio. Gli enti in questione sono il Consorzio di bonifica, il Genio civile e in misura minore la Provincia di Catania. E ai loro responsabili abbiamo chiesto chiarimenti su una situazione che, anno dopo anno, continua a creare sempre più disagi.
Il Consorzio di bonifica, con il direttore Giuseppe Dimino, tiene a precisare come “la stragrande maggioranza della rete idraulica non è gestita dal Consorzio ma dal Genio Civile” e che “ i canali di cui siamo responsabili sono oggetto di manutenzione”. Tutto sembrerebbe procedere per il verso giusto, se non fosse che, come spesso accade, ci si deve scontrare con la mancanza di risorse.
“Nel Consorzio di Catania – afferma Dimino – vuoi per la politica, vuoi per le associazioni di categoria, un ettaro di agrumeto, che è una coltura che richiede tanta acqua, paga 175-200 €. Per la vicina Siracusa questo valore è triplicato. La manutenzione stenta per questa carenza di risorse”. Una precisazione doverosa in quanto gli interventi sono in parte finanziati dalla Regione e in parte dai privati attraverso i contributi consortili.
“Siamo costretti – aggiunge – a non effettuare la manutenzione per non alzare il prezzo dell’acqua. Inoltre, gli operai a tempo indeterminato sono veramente pochi rispetto al fabbisogno”. E leggendo i dati emerge una discrepanza abbastanza evidente fra gli addetti catanesi e quelli delle altre province: per i 48.579 ettari irrigabili nella provincia etnea gli operai a tempo indeterminato sono 59, a fronte dei 95 per i 5.642 ettari di Enna.
Per il Genio civile di Catania la situazione non è di certo migliore. Per conoscere le competenze e lo stato degli interventi effettuati dall’ente abbiamo sentito il capo dell’ufficio, Salvatore Gabriele Ragusa: “Noi ci occupiamo degli interventi del demanio idrico regionale. In merito alla manutenzione ordinaria che deve essere effettuata dalla Regione si deve specificare che i capitoli inerenti cioè, il 672.010 e il 672.075, risultano riportati per memoria. La capienza è pari a zero, e questo da circa un decennio”.
Secondo Ragusa, dunque, le risorse per effettuare gli interventi non sono state stanziate, ma a fronte di una situazione immutata da un decennio si cercano comunque delle soluzioni. “Ho proposto al mio direttore – spiega – che dove il torrente e le aree limitrofe diventano aree di espansione non si può pensare di ingabbiare il fiume. La proposta corretta sarebbe quella di far diventare queste aree come dei polmoni di espansione ed espropriarle per risolvere il problema della pubblica e privata incolumità. In questo modo si potrebbe risolvere anche la questione che si è creata con i frontisti, che ormai non coltivano più le proprie terre, o quantomeno le reimpiantano aspettando che vengano distrutte per poter utilizzare i fondi regionali”. Ma se mancano le risorse per la manutenzione ordinaria, al momento non sono disponibili neanche quelle per la proposta di Ragusa, che comporterebbe una spesa molto ingente e al momento non ha ottenuto risposta.
Allo stato attuale, dunque, il Genio civile non può operare se non per interventi di somma urgenza. “Si tratta di fondi – spiega che devono avere un nesso di causa-effetto e hanno uno stanziamento massimale di 200 mila €. Ma in ogni caso riescono soltanto a mettere una toppa. Non sono strutturali”.
Difficoltà di competenze anche per quel che riguarda il lavoro svolto dalla Provincia, come spiega l’ingegnere capo dell’Ente, Giuseppe Galizia. “Abbiamo competenze – afferma – per quanto riguarda la viabilità. Siamo tenuti a regimare le acque che si riversano in canali e sottopassi con torrenti, fiumi e quant’altro. Sono interventi che facciamo periodicamente”.
“Il problemi – aggiunge – arrivano dagli innesti con stradine di carattere locale che non sono tenute secondo le buone regole. Quando ci sono le alluvioni, da queste strade, non essendo pavimentate, si riversa tutto il materiale minuto creando numerosi problemi alla viabilità”. Galizia racconta di aver spesso contattato i Comuni responsabili della manutenzione delle strade, ma di aver ricevuto ben poche risposte.
Al di là delle questioni oggettive, resta una questione di fondo: dei lavori di sistemazione della zona, con un investimento ingente ma definitivo, non sarebbero poi costati molto di più dei tanti interventi necessari ogni anno per tamponare le emergenze.
Come recita un famoso spot televisivo, prevenire è meglio che curare. Ma sembra che da quest’orecchio gli amministratori siciliani non riescano proprio a sentire.

Agricoltori quasi rassegnati non resta altro che sperare

CATANIA – A essere colpiti maggiormente dagli eventi atmosferici e dalle conseguenze degli stessi sono soprattutto gli agricoltori della Piana. “In relazione al problema generale degli alluvioni – afferma Giovanni Pappalardo, presidente di Coldiretti Catania – è opportuno e auspicabile che si proceda a una bonifica delle zone interessate, nonché a una manutenzione e pulizia dei canali al fine di prevenire future inondazioni”.
Coldiretti sottolinea anche quanto sia importante la presenza attiva degli agricoltori nei territori, al fine di salvaguardare essi stessi le specificità del territorio. “La loro presenza – dichiara Pappalardo – garantisce le coltivazioni e la cura delle terre, costituendo il primo strumento di tutela contro le alluvioni. Non a caso, l’allontanamento dalle terre, causato anche dalla crisi, ha incrementato i fenomeni di allagamento”.
Fino a oggi, il tempo è stato clemente, ma gli agricoltori sembrano quasi aspettarsi il caos da un momento all’altro.
“In questa stagione – conferma Pappalardo – non si sono ancora registrati allagamenti. Ma le piogge sono state scarse e qualcuna potrebbe giovare alle coltivazioni della zona”.
Gli agricoltori, quindi, nell’attesa di investimenti che probabilmente non saranno mai realizzati, restano con il naso all’insù in attesa della pioggia. Che non sia troppa, però. Altrimenti si rischia di veder distrutti mesi e mesi di lavoro.


Ancora troppa confusione pure le leggi non aiutano

CATANIA – Nell’analizzare meglio la questione legata alle responsabilità sulle manutenzioni delle opere idrauliche ci si rende conto come spesso siano stati accusati di inadempienze Enti che in verità non erano responsabili. Sulla questione aleggia un caos normativo che deve essere risolto: basti pensare che il riferimento legislativo in questione porta la data del 1904. A regolare infatti gli interventi idrogeologici è il Testo unico sulle opere idrauliche, anzi, il Regio decreto, del 25 luglio 1904 numero 523.
Sembra quasi che in Italia nel corso di oltre 100 anni non vi siano state alluvioni causate dall’errata manutenzione dei torrenti, dei canali e che soprattutto le ovvie innovazioni tecnologiche sulla tematica non siano arrivate nel nostro Paese.
Nello specifico, il Regio decreto 523 si sofferma sulle competenze dei vari Enti. Cercando di semplificare quanto affermato nei vari articoli, la responsabilità della manutenzione dei torrenti che ricadono nel territorio urbano e che minacciano le costruzioni è dei Comuni. Per quanto riguarda le opere a protezione delle proprie terre dovrebbero essere indicati quali responsabili i frontisti. Gli altri interventi, come specificato dai rispettivi dirigenti, sono suddivisi fra Consorzi di bonifica e Genio civile.
A onor del vero bisogna sottolineare che un aggiornamento nel testo vi è stato, nel 1933, con un’integrazione di alcuni articoli dello stesso.
Sono passati soltanto 80 anni. Difficile, seppur con tutta la buona volontà del mondo pensare che le modifiche siano al passo con i tempi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017