La scoperta dell’errore è una conquista - QdS

La scoperta dell’errore è una conquista

Carlo Alberto Tregua

La scoperta dell’errore è una conquista

giovedì 24 Ottobre 2013
Non sembri paradossale ma l’errore fa crescere. Guai chi si preoccupa di non commetterne. Va da sè che chi prende decisioni, chi opera, chi fa qualcosa, può commettere errori. Ovviamente errori di valutazione, non errori di superficialità. Cioè a dire che prima di prendere una decisione bisogna valutare le circostanze.
In un precedente editoriale abbiamo elencato il processo. Valutare, scegliere, decidere, agire. Quanto scriviamo è in concordanza con esso.
Sembra normale da parte di tanta gente dire che ha sbagliato, senza che si assuma la responsabilità dell’errore stesso. E, invece, ognuno di noi deve essere consapevole di quello che fa o che non fa, se agisce bene o se agisce male. La superficialità è indice di stoltezza. Chi non pondera bene le proprie azioni non può scusarsi degli errori che eventualmente commette.
Solo chi riflette può e deve decidere e agire di conseguenza. In questo caso l’errore ci sta tutto perché errare humanum est.

Se ci pensate bene, è l’errore che porta al miglioramento della vita. È l’errore che porta alle scoperte. è l’errore che fa arrivare alle conquiste di ogni genere e tipo.
Non si è mai visto nessuno che lavora, che fa attività sociale, che assiste gli altri o produce ricchezza e non commette errori. Ognuno si deve augurare di commetterne pochi, sempre frutto di ponderazione, per cui ha il diritto di essere valutato in perfetta buona fede.
Si sa, chi non fa non sbaglia, ed è dietro questo motto che si nascondono i dirigenti pubblici quando dicono per principio NO alle richieste dei cittadini. Così, pensano, non assumono responsabilità. Oppure si aspettano la telefonata che chieda il favore o, peggio, che offra la bustarella.
Per fronteggiare questa situazione non c’è che togliere il velo che nasconde i comportamenti dei servitori dello Stato, in modo che i loro ambienti siano trasparenti, con le pareti di vetro, e che tutti i cittadini possano guardarvi dentro senza alcun impedimento.
Errore scusabile o non scusabile? Questo è il problema. Ma è solo apparente, perché solo chi ragiona ha la facoltà di essere scusato. Chi si comporta in modo superficiale non ha alcun diritto.

 
Quanti errori ha commesso l’umanità? Le guerre sono i più tragici. I grandi conquistatori, coloro che hanno riunito immensi territori sotto il proprio potere, a un certo punto hanno smarrito il senso della misura. Si sono sentiti onnipotenti e hanno commesso l’errore di pensare che non c’erano limiti al proprio volere.
Ma, si sa, anche l’uomo più grande è molto piccolo e si perde da solo. Napoleone si è perso nelle steppe russe e centotrenta anni dopo, Hitler ha commesso l’identico errore.
Non accade solo ai grandi di commettere errori. anche i piccoli, amministratori pubblici, politici, dirigenti, imprenditori, commettono errori di sopravvalutazione di sé stessi, perché hanno perduto l’ancoraggio con la realtà. Si suol dire che sono fuori dal mondo, ma sarebbe più corretto dire che sono fuori da sé stessi.
Solo avendo consapevolezza della nostra microscopica dimensione potremmo evitare di commettere molti errori.

L’errore è dunque una scoperta e una conquista. è la spinta per nuove conquiste se non fa abbassare la tensione. In altre parole, nessuno si deve abbattere quando sbaglia, ma trarre lo stimolo per provare, riprovare e riprovare.
Il fallimento di un’azione deve essere stimolo per riprovare. Chi si affloscia, chi chiede comprensione per la propria debolezza si crocifigge da solo, perché spiega agli altri la sua incapacità di superare gli ostacoli, di trovare soluzioni ai problemi, di porsi obiettivi e di compiere ogni atto per raggiungerli.
Occore essere positivi e propositivi, avere coraggio per affrontare i pericoli, il che non vuol dire essere incoscienti. Tutto va calibrato, soppesando sempre il rapporto fra costi e benefici.
Si deve essere altruisti, quando si compie un’azione di solidarietà, si viene incontro alle persone più deboli e si offre il nostro aiuto, non solo finanziario.
Quello che scriviamo sono semplici indicazioni, non costituiscono un codice e, meno che mai, una sorta di insegnamento. Ognuno è libero di pensarla come crede e, proprio ai nostri lettori, liberi per antonomasia, offriamo soltanto qualche spunto.

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