Minori scomparsi: in Sicilia mancano all’appello 23 bambini - QdS

Minori scomparsi: in Sicilia mancano all’appello 23 bambini

Liliana Rosano

Minori scomparsi: in Sicilia mancano all’appello 23 bambini

martedì 29 Ottobre 2013

Secondo i dati della Polizia di Stato in Italia sono spariti 439 bambini, il 32,8% nel Meridione. Nell’Isola il fenomeno è aggravato dalle fughe dai centri di accoglienza post sbarco

PALERMO- L’immagine della piccola Maria, trovata in un campo rom in Grecia alcuni giorni fa, è rimasta impressa nell’immaginario collettivo.
Il suo faccino, spaventato e smarrito, ci ricorda ogni giorno il traffico dei bambini e la scomparsa di minori.
Pare che ci sarebbe una svolta in questa triste vicenda: la bimba sarebbe figlia di una coppia bulgara di origine rom . Intanto in Grecia c’è un altro caso simile. Un’altra coppia rom è stata arrestata perché sospettata di aver rapito un neonato di due mesi trovato con loro sull’isola di Lesbo. “I primi accertamenti indicano che i due arrestati non sono i genitori del neonato”, ha detto un portavoce della polizia secondo cui è stata fermata anche una terza persona. La giovane coppia è stata segnalata da un impiegato dell’anagrafe di Lesbo, insospettitosi perché gli era stata presentata un’autocertificazione per la nascita del neonato e non una dichiarazione dell’ospedale, come invece richiede la legge.
Anche i giornali siciliani, purtroppo, continuano ancora a parlare del caso di Denise Pipitone, la bambina scomparsa da Mazara del Vallo nel 2004, la cui vicenda non ha trovato, al momento, una soluzione.
Gli ultimi dati della Polizia non sono incoraggianti: in Sicilia mancano all’appello 23 minori.
Di questi, 11 sono italiani e 12 sono stranieri. In Italia, sempre secondo i dati della direzione centrale della Polizia criminale, sono scomparsi 439 bambini: il 44,9% al Nord, il 22,3% al Centro e il 32,8% al Sud.
La regione dove il fenomeno sembra più preoccupante è la Lombardia, con 71 bambini, sia minori italiani che stranieri, scomparsi. Seguono la Campania e la Puglia, rispettivamente con 45 e 47 bambini non ritrovati.
In Sicilia, il fenomeno dei minori scomparsi, si allarga a dismisura a causa dei minori profughi sbarcati in queste ultime settimane nelle coste dell’isola. Da una recente inchiesta del quotidiano “La Repubblica” si legge che sarebbero circa 500 i minori scappati dal centri di accoglienza di cui non si ha più notizia.
Intanto le associazioni lanciano l’allarme: “ogni quattro giorni in Italia scompare un bambino , nella fascia di età 0-10 anni, e in un terzo dei casi viene sottratto dall’altro genitore in caso di separazione : è un dato impressionante , soprattutto se si pensa che tra gli 80 bambini complessivamente scomparsi nel 2012, 53 non sono stati ritrovati’’, commenta Mario Campanella, presidente di Peter Pan Onlus, Mario Campanella.
Per Campanella emergono dati inquietanti sulla irreperibilità di un numero così alto di bambini, considerando che dovrebbero essere sottoposti a una condizione di protezione sociale. È necessario introdurre meccanismi legislativi che sospendano la potestà genitoriale per quanti si macchino del reato di sottrazione dei figli minori.
La banca del Dna – dice Campanella – può essere una soluzione intelligente: la conservazione dei dati genetici, dalla nascita, che sono per natura unici, può ostacolare i processi di sottrazione dall’esterno e può essere resa compatibile con un’operazione analoga per i bambini invisibili, cioè gli immigrati costretti alla mendicità e sfruttati sessualmente.
La maggior parte dei bambini che “scompaiono”, infatti, rientra nella categoria dei cosiddetti allontanamenti volontari o delle sottrazioni operate dai genitori stessi.
Sono, cioè, minori che, per svariati motivi, decidono di lasciare l’abitazione familiare o la comunità cui sono affidati, anche se questa ultima ipotesi presenta delle peculiarità che occorre chiarire. Se, infatti, gli allontanamenti volontari dall’abitazione familiare riguardano soprattutto bambini/adolescenti italiani o comunque appartenenti a famiglie stabilmente residenti in Italia, le “fughe” dalle comunità caratterizzano, in particolar modo, i bambini delle famiglie nomadi che, non riuscendo ad adattarsi alla nuova vita comunitaria, scappano dall’istituto per tornare presso le famiglie di origine.
 
Nei casi di bambini molto piccoli, sono addirittura le famiglie stesse che li “rapiscono” per riportarli al precedente stile di vita, ovvero all’attività di accattonaggio o al compimento di piccoli furti e borseggi. Ovviamente, anche queste “scomparse” o “allontanamenti” vengono segnalati alle forze di Polizia e, quindi, incrementano il numero delle segnalazioni annuali. Oggi però a questi allontanamenti o scomparse si affianca un altro fenomeno: quello che riguarda i genitori separati che portano via i propri figli dalla mamma o dal padre.
Le cronache degli ultimi giorni ci consegnano una fotografia triste: i genitori usano i figli come strumento di ricatto nelle loro liti. È di tutta evidenza, quindi, la differenza con le ipotesi in cui un bambino viene sequestrato, viene sottratto da un genitore all’altro per condurlo in Paesi spesso lontani, o scompare nel nulla, senza che si riescano a formulare ipotesi sulle possibili motivazioni.

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