Ue, vietato stabilizzare i precari - QdS

Ue, vietato stabilizzare i precari

Carlo Alberto Tregua

Ue, vietato stabilizzare i precari

martedì 29 Ottobre 2013

Diventare imprenditori di se stessi

Il Dl 101/13, proposto dal ministro D’Alia, che prevedeva la stabilizzazione dei precari, dovrebbe essere convertito domani, oppure decadrà. In esso è indicato un percorso attraverso dei concorsi riservati per il 50%  agli stessi.
Sembra incredibile che nel 2013, con il debito pubblico che sta schiacciando il Paese e l’economia bloccata dalla mancanza di concorrenza e da una burocrazia onnivora, si continui a parlare di dare un posto di lavoro inesistente e inutile a delle persone che sono entrate nella Pubblica amministrazione per raccomandazione, unico titolo alternativo a quello legittimo del concorso pubblico, sancito dall’art. 97 della Costituzione.
La direttiva Ue 70/99 conferma l’obbligo del concorso per entrare nella Pa, per cui qualunque legge nazionale in conflitto con la stessa non può avere alcun valore, dal momento che Bruxelles ha acceso i riflettori a luce intensa sugli Stati gravemente ammalati, come il nostro. Non si può più gabellare l’Ue come è stato fatto finora.

Sul piano umano, siamo fortemente solidali con tutti i siciliani che hanno creduto alle bugie dei politici, sia nel momento in cui li hanno fatti entrare nella Pa, sia in quello in cui si sono impegnati a farli assumere a tempo indeterminato.
Ma c’è una menzogna che va evidenziata: si dice che senza i precari la Pubblica amministrazione può chiudere battenti. Invece, la verità è che anche senza i precari resta comunque un eccesso di personale inutilizzato e inutilizzabile. Per esempio, oltre cinquemila persone sono state dirottate al Ciapi di Priolo senza alcuna destinazione lavorativa. Altro esempio, ottocento ex Pip che il Comune di Palermo non vuole assolutamente.
Tutti costoro sono regolarmente pagati dalla Regione e non fanno nulla: una questione disonorevole sia per i siciliani che non hanno lavoro, che per quelli che lavorano duramente e con immensi sacrifici per mantenerli con le vessatorie imposte che pagano.
Vi è una ulteriore questione di equità al fondo di questa disdicevole vicenda, più volte richiamata su queste colonne: perché sistemare questi precari e non anche i 300mila disoccupati siciliani? Quale differenza c’è, come cittadini, fra gli uni e gli altri?
 

La Regione versa in condizioni finanziarie disastrose, non riesce a co-finanziare i fondi Ue, con la gravissima conseguenza che i cantieri non si possono aprire; gli assessorati dei Beni culturali e del Turismo non riescono a mettere a punto un’attività che attiri i cinque milioni di turisti che ci mancano; l’assessorato alle Risorse agricole non attua progetti per insediare in Sicilia la linea del legno, per sostenere la cultura dei prodotti biologici, né la realizzazione di prodotti per il biocarburante, salvo pochi esempi. Ovviamente, si tratta di trasformare l’attività meramente agricola in un’attività industriale della terra.
Dal momento che non vi sono risorse per sviluppare le attività e innescare il processo di crescita, la Regione non può più destinare un euro alle attività assistenziali. Se finanziasse quelle che producono ricchezza, precari e disoccupati si troverebbero dinnanzi molte opportunità di lavoro vero, capace di generare ricchezza per tutti.

Ed è proprio il processo virtuoso che va attivato in Sicilia. Precari e disoccupati devono entrare nell’ordine di idee di creare il lavoro, riunendosi in cooperative per la produzione di beni e servizi, ricercando nel mercato, non solo regionale, tutte le nicchie che generano fatturato, ovviamente quando ci sono capacità e volontà.
È proprio la strada del futuro: quella di diventare imprenditori di se stessi. è finito il tempo di chi aspettava la manna sotto forma della raccomandazione. La vecchia politica, quella basata sulla elargizione di favori, è morta, anche se cariatidi e dinosauri pensano di costruire le proprie fortune.
Dispiace che in Sicilia non abbiamo un Matteo Renzi, ma un Rosario Crocetta che del fiato fa la sua arma migliore. Per esempio, ha detto in un’intervista di questi giorni di avere risparmiato 2,5 mld. Menzogna: fra il bilancio regionale consuntivo 2012 e quello preventivo 2013 la differenza è di poco più di 400 milioni, altro che 2 miliardi e mezzo!
E poi, Crocetta cerca di spiegare che non guadagna più di Obama come il blog del M5S ha pubblicato, riportando la nostra inchiesta del 26 giugno scorso. In che mani si trovano i siciliani!

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