Debito e interessi nemici da tagliare - QdS

Debito e interessi nemici da tagliare

Carlo Alberto Tregua

Debito e interessi nemici da tagliare

mercoledì 30 Ottobre 2013

Vendere immobili e partecipazioni

Il Parlamento spagnolo ha appena approvato una legge con la quale viene tagliata la spesa pubblica improduttiva, per destinare le risorse recuperate al taglio del debito e quindi alla diminuzione degli interessi conseguenti. La maggioranza di centrodestra, il cui governo è presieduto da Mariano Rajoy, sta risanando rapidamente il Paese iberico, che ha già migliorato lo spread sui bund rispetto a quello italiano. Come la Spagna è ripartita, dopo nove trimestri di Pil negativo? 
1. Gli investitori esteri sono tornati nel Paese con ben 105 mld € di investimenti, mentre in Italia ne sono arrivati meno di 70.
2. In Spagna i gruppi automobilistici hanno aumentato la produzione fino a ben 1,156 mln di veicoli (+5,5%) contro i 368 mila veicoli dell’Italia. Questo è stato possibile perché il costo del lavoro (ma non i salari) è più basso.
3. La tassazione è più bassa, vi è flessibilità nell’uscita dai rapporti di lavoro, vi è una vera stabilità. In quel Paese non esiste l’art. 18.

Quest’anno, se tutto andrà bene, lo Stato italiano pagherà fra gli 80 e gli 85 mld € di interessi su quel mostro di 2.060 mld € di debito pubblico (Istat agosto 2013). Con 5/600 mld € di patrimonio e oltre 100 di partecipazioni, lo Stato ha la possibilità di realizzarne almeno 200 per abbattere il mostro. Duecento miliardi in meno di debito pubblico significa un risparmio di circa 10 mld € di interessi da destinare alla crescita e alla diminuzione delle imposte sul lavoro.
È inutile pensare alla descritta manovra se ogni anno il debito aumenta per effetto del disavanzo, cioè entrate superiori alle uscite. Già fra agosto 2012 e agosto 2013 il debito è aumentato di ben 85 mld €. In questo ragionamento non va preso in esame il coefficiente Debito/Pil, peraltro a 133,3%, perché esso è più frutto del calo del prodotto interno lordo. Il moloch è il debito in quanto tale, appunto 2.060 mld  €.
Quando dei politici imbroglioni dicono che la situazione attuale è colpa del rigore dell’Unione europea, molto sostenuta dalla Germania, dimenticano che, invece, essa è frutto dello sperpero di risorse che vanno ai privilegiati, alle caste, alle corporazioni, ai poteri forti e a chi più ne ha più ne metta.

 
Altri ingannatori, soprattutto della sinistra-sinistra, ma anche del centrodestra, sostengono che tagliare la spesa pubbica improduttiva vuol dire tagliare i servizi sociali. Si possono benissimo tagliare gli apparati migliorando, anzi, i servizi. Si possono mandare a casa migliaia di inutili dipendenti e dirigenti, concentrando le attività della pubblica amministrazione su dirigenti bravi, onesti e capaci.
È venuto il momento di inserire ovunque e massicciamente i due valori cardine di una Comunità: il merito e la responsabilità. Basta raccomandati, basta favori, basta clientelismo. I cittadini sono stufi di essere vessati da una macchina pubblica con i piatti della bilancia fortemente squilibrati: un peso enorme del costo del settore pubblico, cui corrisponde una scarsissima o inesistente qualità dei servizi pubblici. Un gravame sui contribuenti italiani senza contropartita: una vergogna.
 
Il corposo Ddl, avente per oggetto la Legge di stabilità 2014, dimostra come questa maggioranza delle larghe intese sia totalmente insufficiente e incapace di affrontare i nodi scorsoi di quella corda che sta strangolando il Paese. Ciò perché i due principali cosiddetti alleati, Pd e Pdl, hanno idee diametralmente opposte su cosa si dovrebbe fare.
Non solo, ma ognuno dei due primi attori, al proprio interno, ha una miriade di posizioni che non consentono una linea unitaria.
È da lì che bisogna partire. Con la probabile vittoria di Matteo Renzi, il Pd dovrebbe parlare con una voce sola. Con la probabile sottomissione dei cosiddetti governativi, anche Forza Italia (il Pdl sarà defunto a partire dall’8 dicembre prossimo) avrà una sola voce, quella di Berlusconi (Silvio o Marina), indipendentemente dal fatto che il Cavaliere resti senatore o meno.
Renzi ha detto che la riforma elettorale va fatta sul modello di quella valida per i sindaci. Ci auguriamo che anche Berlusconi convenga su questo obiettivo, perché i primi cittadini eletti assicurano stabilità. Anche se questo non significa capacità di bene amministrare i Comuni.
Il tempo è scaduto, occorrono decisioni, perché dal 2014 si ricominci a crescere

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