La Regione promuova e cessi di assistere - QdS

La Regione promuova e cessi di assistere

Carlo Alberto Tregua

La Regione promuova e cessi di assistere

venerdì 01 Novembre 2013

Recepire i tagli dei consiglieri

La principale questione riguarda il nostro ente regionale, se debba ancora occuparsi di fare assistenzialismo – che dà qualche conforto, ma non è produttivo di ricchezza e occupazione – ovvero promuovere l’economia in tutti i suoi versanti, sostenendola con una burocrazia snella ed efficace che emetta (o neghi) i provvedimenti richiesti in trenta giorni.
Dopo un anno di governo regionale, assistiamo ancora ai proclami del presidente (ribadiamo che non ci importa la persona fisica) il quale continua a spostare dirigenti da un posto all’altro, fa denunzie alla Procura, dice di risparmiare, ma non risparmia, mentre continua a guadagnare più di Obama (ci riferiamo a compensi lordi).
Insomma a Palazzo d’Orléans c’è il caos, nell’assessorato Economia non sanno che pesci pigliare, tutte le attività sono cristallizzate.
Nell’altra importante istituzione, cioè l’Assemblea regionale, i cosiddetti deputati, ovvero i consiglieri regionali, cincischiano trascorrendo il tempo senza risultati di sorta, tanto i loro poveri compensi complessivi, di oltre ventimila euro lordi al mese, vengono accreditati puntualmente nei loro conti bancari.

Ribadiamo ancora che fra gli eletti vi è una larga minoranza che lavora seriamente, con abnegazione e con bravura, ma non denunzia all’opinione pubblica i fannulloni, gli incompetenti e gli sciatti che di fatto non fanno funzionare l’Assemblea.
La quale non vuole assolutamente recepire le due leggi (L. 213/12 e L. 122/10) che hanno rispettivamente portato a 11.100 euro lordi il compenso complessivo dei consiglieri regionali e tagliato i consiglieri comunali e le relative prebende per gli stessi e per gli assessori delle amministrazioni locali.
L’Assemblea non riesce a fare una legge per tagliare tutte le partecipate pubbliche, recependo anche in questo caso la L. 148/2011, vigente ma non ancora attuata a livello nazionale.
Con le due massime istituzioni che non producono risultati tali da incidere sulla situazione economica e sociale, la nostra Isola non può che arretrare. La malattia deve essere curata, diversamente, quando questo non avviene, l’ammalato va verso la morte.

 
Se il presidente della Regione avesse partecipato a corsi formativi del Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston o a quelli delle multinazionali McKinsey, Arthur Andersen o Accenture avrebbe capito che un ente importantissimo come la Regione ha bisogno essenziale del Piano aziendale. Senza di esso è impossibile gestire un bilancio annuale di 26 miliardi, nonchè oltre ventimila dirigenti e dipendenti diretti e forse altri trentamila indiretti.
La Regione è come una grande azienda che non deve conseguire utili come l’impresa privata, ma ha l’obbligo di produrre servizi molto efficienti con la massima utilità da destinare ai cittadini.
Il presidente della Regione, gli assessori, i consiglieri regionali e tutti i dipendenti pubblici dovrebbero ricordarsi in qualunque momento che sono stipendiati dai cittadini e quindi loro dipendenti.
Tutti costoro non hanno l’abitudine al rendiconto, credono di operare al di fuori delle leggi etiche e in alcuni casi compiono atti gravi in danno alla Cosa pubblica, ivi compresa la corruzione. Il grave comportamento non deve passare sotto silenzio, perché il compito della stampa è quello di ricordare i doveri di chi ha maggiore responsabilità.

Sentiamo qualche volta lamentele da parte di consiglieri comunali, regionali, di sindaci e di altre figure apicali. Si lamentano del fatto che noi in ogni uscita fotografiamo una situazione divenuta insostenibile.
Anziché lamentarsi, potrebbero scriverci e dirci dov’è che non diciamo la verità e, meglio ancora, indicarci quali sono le iniziative concrete che puntino ai risultati.
Invece di far ciò, lor signori dimenticano che se la verità ferisce non è colpa di chi la dice, ma della verità stessa.
Nel sistema-Sicilia occorre che ognuno faccia la propria parte. I quotidiani sono istituzioni e hanno l’obbligo di fare un’informazione completa e obiettiva. I giornalisti che non hanno la schiena diritta non possono pensare di essere diversi da quelli che rimangono proni.
Per questo, continueremo a scrivere la verità, piaccia o non piaccia.

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