Fiducia a Crocetta, travisato l’onore - QdS

Fiducia a Crocetta, travisato l’onore

Carlo Alberto Tregua

Fiducia a Crocetta, travisato l’onore

mercoledì 06 Novembre 2013

Non solo onestà, ma capacità

Martedi scorso, 46 deputati dell’Ars hanno votato la fiducia al Presidente della Regione. Fiducia su che cosa? Su quali atti governativi compiuti? Su quali risultati raggiunti in questo primo anno di attività? Nei suoi interventi, il Presidente della Regione ha parlato, parlato, parlato, ma non è riuscito a dire neanche un fatto compiuto.
Sull’onestà di Crocetta non c’è niente da dire. Ma l’onestà da sola non basta a governare una Regione che ha un bilancio di 26 mld € e 50 mila dipendenti diretti e indiretti. Come hanno fatto i 46 deputati a rinnovare la fiducia a un capitano che non ha dimostrato di sapere guidare la propria nave fra i marosi? La spiegazione è estremamente semplice: ognuno di essi non vuole perdere la seggiola e il ricco appannaggio di 20 mila € al mese.
Riconosciamo invece la coerenza dei 31 deputati di opposizione, che non si sono fatti risucchiare da un voto di fiducia verso chi la fiducia non l’ha meritata.

Per completezza, dobbiamo riconoscere che anche chi ha votato contro godrà della salvaguardia di mantenere la seggiola e, ripetiamo, il ricco appannaggio.
Un deputato regionale ci costa circa 350 mila € l’anno, infatti nel bilancio dell’Ars per i deputati è appostata una somma di 31 mln €, mentre i 243 dipendenti e dirigenti ci costano 38 mln €.
Noi siciliani contribuenti non possiamo più sostenere questo costo. Il presidente Ardizzone si è impegnato a recepire la legge Monti dal 1° gennaio prossimo. Ci aveva comunicato tale impegno in precedenza al nostro forum del 19 febbraio 2013, ma intanto è trascorso quasi un anno e noi continuiamo a pagare per quest’Assemblea regionale 164 mln €, mentre i cittadini lombardi, che sono il doppio dei siciliani, ne spendono appena 54: una differenza enorme nel carico per cittadino.
Ma torniamo al voto di fiducia. Fiducia significa sentimento di sicurezza, di tranquillità, che nasce da una ferma speranza o da una considerazione oggettiva di persone, di cose, di fatti. Ma quale speranza possono avere i deputati che l’hanno votata di vedere cambiare l’operatività di questa Giunta regionale che in un lungo periodo, qual è l’anno, non ha dato prova di trovare soluzioni ai problemi della crescita?
 

è vero che Crocetta ha attaccato quel mostro di corruzione che era la formazione: gliene diamo volentieri atto, ma costa ancora 176 mln €: una enormità! Ma trasferendo coloro che prendevano lo stipendio senza nessun risultato al Ciapi di Priolo, di fatto non ha cambiato nulla, se non che i soldi regionali (cioè i nostri) vengono pagati da un altro ente.
Non è così che si imbocca la strada della crescita. L’azione del Presidente della Regione è puro assistenzialismo, una sorta di comportamento parasovietico per cui lo Stato doveva pensare a tutti, con la conseguenza che tutti i comunisti erano in stato di miseria, salvo le ricche oligarchie.
Qui in Sicilia si è verificata la stessa situazione: 300 mila disoccupati, negletti ed emarginati contro qualche decina di migliaia di precari, privilegiati perché sono entrati nella pubblica amministrazione con la raccomandazione. Sulle imprese, sopraffatte da un’imposizione iniqua, la Regione ha caricato il massimo di Irap e addizionale Ires.

La questione più grave di tutte è che la Regione, non avendo un euro, ha bloccato i cofinanziamenti ai progetti già finanziati dall’Unione europea, con la conseguenza che gli appalti sono crollati in alcuni anni del 70 per cento e decine di migliaia di siciliani sono andati sul lastrico perché non hanno i privilegi dei dipendenti regionali e comunali, salvaguardati qualunque cosa accada.
Questa è l’iniquità principale che un ceto politico inqualificabile ha creato e mantenuto negli ultimi decenni: un’oligarchia e tutti gli accoliti che l’hanno contornata; dall’altra parte, i siciliani che lavorano con fatica perché la recessione ha colpito duro, che non sono salvaguardati da niente ma, anzi, vessati da una burocrazia cieca, sorda e autoreferenziale, che non ha capito come essa si debba mettere al servizio dei siciliani e non il contrario.
Tutto questo non è onore, non è dignità, non è fiducia. Tutto questo è un guazzabuglio di comportamenti faresaici contornati da parole, parole e parole, senza alcun comportamento concreto per imboccare l’unica strada che interessa ai siciliani: lo sviluppo. Altro che fiducia!

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