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Catania – Rischio allagamenti alla Piana. Due operai per 800 km di canali

Antonio Borzi

Catania – Rischio allagamenti alla Piana. Due operai per 800 km di canali

venerdì 08 Novembre 2013

Paterna (Consorzio Bonifica): “Difficoltà a compiere gli interventi”. Canoni irrigui: riscossione al 30%. Personale e risorse insufficienti per la manutenzione della rete scolante

CATANIA – La Piana di Catania è regolarmente è colpita da allagamenti dovuti alle piogge stagionali ma soprattutto alla carenza di manutenzione della rete scolante. Uno degli enti interessati alla manutenzione è il Consorzio di bonifica 9 che, oltre alla manutenzione dei canali si deve occupare degli interventi di irrigazione nei confronti degli utenti e a vari impianti come pozzi ed acquedotti. Abbiamo voluto sentire, in riferimento alla rete scolante, l’ingegnere Massimo Paterna, dirigente dell’area tecnico-ingegneristica del Consorzio.
“La rete scolante di cui ci dobbiamo occupare – dichiara Paterna – ha un’estensione di 800 km con canali di varia estensione. Per fare questo ci vogliono risorse umane e risorse finanziarie, ma abbiamo risorse molto limitate, perché la preferenza è sulla parte irrigua che è la parte predominante di questo Consorzio ed è riferita a strutture molto vecchie”.
MANUTENZIONI E ADDETTI – A causare i problemi è la scelta del 2001, da parte dell’Amministrazione consortile, di non fare più piccoli appalti ma compiere tutti gli interventi in amministrazione diretta. Una scelta che comporta fin da subito la necessità di un maggior numero di personale per compiere le opere. Per risolvere il problema del personale nel 2001 fu fatto un Pov (Piano di organizzazione variabile) che prevedeva 279 addetti sia per lavori di ufficio sia sul campo. “Da questo punto di vista – aggiunge Paterna – faccio notare come altri consorzi con estensione territoriale minore del nostro hanno un numero ben maggiore di personale: questo fa in modo che la nostra incidenza per ettaro sia insufficiente”. Al momento il Consorzio ha 135 impiegati a tempo indeterminato, 13 a tempo determinato, 95 operai stagionali con 151 giornate di lavoro massime l’anno e 42 operai stagionali con un numero massimo di 51 giornate lavorative l’anno. Ma il personale impiegato per la manutenzione della rete scolante è ben inferiore.
“Gli operai – dichiara a tal proposito l’ingegnere – impiegati nella manutenzione della rete scolante sono in totale 12 di cui solo 2 a tempo indeterminato e i restanti stagionali. In questo modo abbiamo solo 2 risorse operative durante tutto il corso dell’anno. La manutenzione dovrebbe essere fatta nel periodo estivo ma noi non sempre riusciamo a fare questo tipo di lavoro in estate perché essendo insufficiente anche il personale per la manutenzione irrigua spesso dobbiamo andare a compensare in questo senso e i lavori per la rete scolante iniziano quando finisce la stagione irrigua”.
Insomma una coperta troppo corta che interessa non solo il personale ma anche quello dei mezzi che sono in numero insufficiente, in totale 14, in alcuni casi troppo vecchi con la conseguente perdita di tempo per il personale per la manutenzione degli stessi. Inoltre diversi di questi mezzi devono essere impiegati per gli interventi in contemporanea assottigliando il numero di interventi che possono essere compiuti nello stesso giorno.
Una situazione difficile che è ancora lontana dalla risoluzione. “L’unico modo per tentare di lavorare in modo adeguato – sottolinea Paterna – sarebbe quello di avere più fondi e soprattutto stabilizzare il personale. In questo modo sarebbe possibile poter programmare gli interventi per una rete enorme come quella della rete scolante della Piana di Catania. Senza queste risorse finanziarie e umane siamo in difficoltà per compiere gli interventi”.
RISORSE E RISCOSSIONE – In fatto di risorse finanziarie, il Consorzio di Bonifica in gran parte ottiene fondi da due tipi di contributi. Il primo è quello inerente il contributo irriguo pagato dagli utenti e il secondo il contributo per le spese fisse. A bilancio, se fossero regolarmente pagati, entrambi dovrebbero portare rispettivamente 2 mln e 560 mila € l’anno e il secondo 2 mln e 570 mila € l’anno. Dovrebbero perché la realtà è ben differente. I dati forniti dall’ingegner Paterna rivelano come il contributo irriguo sia stato riscosso soltanto nella misura del 30% con la somma complessiva di 749 mila euro, mentre per le spese fisse il riscosso del 2013 si attesta a 1 mln e 47 mila € con una percentuale del 43%. Una situazione che dovrebbe essere risolta anche con il lavoro del personale d’ufficio che però è, come abbiamo notato, in numero inferiore rispetto al necessario. Un tentativo di risolvere la questione, come anticipato da Paterna, è quello del Piano di Riparto. Un piano che prevede il pagamento da parte degli utenti rispetto al servizio ricevuto sia in termine di fornitura di servizi irrigui sia per la manutenzione dei canali di scolo. In questo modo gli utenti che pagano per i servizi dovrebbero riceverli mentre coloro i quali sono degli evasori da anni non dovrebbero più beneficiare di un servizio praticamente a titolo gratuito.

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