“Cervelli in fuga per necessità”: i ragazzi del Sud in un progetto contro il cancro - QdS

“Cervelli in fuga per necessità”: i ragazzi del Sud in un progetto contro il cancro

Liliana Rosano

“Cervelli in fuga per necessità”: i ragazzi del Sud in un progetto contro il cancro

martedì 12 Novembre 2013

Ricercatori scoprono un nuovo ruolo per la proteina responsabile della Sindrome dell'X-Fragile nel tumore al seno. Trovare un'opportunità, che manca qui in Italia, e che permetta di fare esperienza

CATANIA – Ricercatori per passione, “cervelli in fuga” per necessità. La storia di Michele Averna e Rossella Lucà, ricorda tanto quella di molti ragazzi che dal Sud, con coraggio e determinazione, partono all’estero in vista di migliori opportunità lavorative.
 
Rossella, 30 anni da Gela, si è laureata in Biologia a Catania, per poi specializzarsi in Biologia cellulare e molecolare presso l’università romana “Tor Vergata” .
Michele Averna, 30enne di Caltanissetta, ha invece conseguito la laurea in Biologia a Palermo, specializzandosi in Biologia umana a Roma. Oggi, dei due ricercatori si parla tanto grazie ad una loro importante scoperta nel mondo della ricerca.
Durante i 5 anni di dottorato presso l’università Cattolica di Lovanio e l’Istituto di ricerca Vib in Belgio, Rossella e Michele hanno avuto la possibilità di lavorare ad un progetto che ha coinvolto un team di ricercatori italiani e stranieri. Questo ha portato alla scoperta di un nuovo ruolo per la proteina responsabile della Sindrome dell’X-Fragile nel tumore al seno. Ad oggi il ruolo di questa proteina, chiamata Fmrp, è stato studiato nel cervello visto che la sua mancanza è principalmente associata con ritardo mentale e tratti autistici, caratteristici della sindrome.
Nell’ambito dei tumori, invece, i due ricercatori siciliani, hanno scoperto che Fmrp regola un set di fattori coinvolti nelle diverse fasi della progressione del cancro al seno e nello sviluppo delle metastasi. L’importanza della loro scoperta consiste nel fatto che ad oggi le metastasi risultano essere la causa primaria di morte (molto più della sola presenza del tumore primario) e i dati da loro sviluppati potrebbero dare una marcia in più nella lotta contro il cancro.
Alla domanda se si sentono di definire la loro storia professionale l’ennesima storia di cervelli in fuga, rispondono senza esitazione: “Assolutamente si. Entrambi siamo siciliani con un forte senso di attaccamento alla nostra terra, per cui non avremmo mai pensato di dover trasferirci all’estero per rincorrere i nostri sogni. Come noi, tanti altri ragazzi sono costretti a lasciare le proprie famiglie ed amicizie ed intraprendere una nuova vita in un paese estero. A nostro parere il problema in Italia non è tanto la migliore formazione professionale che si pensa di ottenere all’estero, quanto più la possibilità di avere un’opportunità che manca qui in Italia e che permetta a noi giovani di imparare e fare esperienza”.
Entrambi però, oggi alle prese con la tesi di dottorato, vogliono rimanere in Italia e fare ricerca nel loro paese.

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