L’oligarchia parasovietica distrugge i siciliani - QdS

L’oligarchia parasovietica distrugge i siciliani

Carlo Alberto Tregua

L’oligarchia parasovietica distrugge i siciliani

martedì 12 Novembre 2013

Sordi a tagliarsi i privilegi

Sia in Unione Sovietica che in Cina si sono formate le oligarchie. L’oligarchia era presente in Grecia. Essa esercitava una sorta di democrazia elitaria: forse il dieci per cento dei cittadini. Infatti, fu così chiamato dai greci il regime politico nel quale il potere è in mano di pochi. Caratteristica delle oligarchie è l’esclusione di notevole parte dei cittadini, sicuramente in maggioranza.
Quanto precede sembrerebbe in contraddizione con la nostra carta costituzionale, nella quale sono elencati diritti e doveri. Mentre i primi sono scritti in modo chiaro, i secondi si deducono da diversi articoli. Risulterebbe quindi apparentemente contraddittorio parlare di oligarchia nel nostro sistema democratico.
Se non formalmente, però, sostanzialmente nella nostra Isola esiste una oligarchia, formata dal ceto politico, da quello dirigenziale burocratico e da fette di imprenditori, sindacalisti e professionisti integrati nel sistema che succhiano risorse pubbliche per il proprio tornaconto personale.

Nonostante le forti e lunghe campagne editoriali del QdS, che in tutte le uscite spiega precisamente quali siano i privilegi delle oligarchie siciliane, e nonostante da qualche tempo salutiamo con grande piacere che il quotidiano La Sicilia ha istituito gli editoriali, le oligarchie politico-burocratiche sono sorde alle riforme, perché esse taglierebbero compensi abnormi, status sociali e altri privilegi cui non vogliono rinunziare.
In un bell’editoriale pubblicato domenica 10 novembre, Domenico Tempio ha lanciato l’idea di sopprimere la Regione, insieme alla soppressione delle Province. Sostituendo l’una e le altre con tre Consorzi di Comuni, a costo zero, uno per la Sicilia occidentale, il secondo per la Sicilia centrale e il terzo per quella orientale. Tempio l’ha definita una provocazione, ma noi la chiameremmo un progetto concreto per eliminare gli enormi sprechi che questo Ente continua a fare, infischiandosene altamente dei siciliani.
Non è più possibile spendere 164 mln € per l’Assemblea regionale, quando essa potrebbe costare 54, come il Consiglio regionale della Lombardia. Neanche possibile pagare 21 mila dirigenti e dipendenti pubblici ben 760 mln €.

 
Neppure possibile è spendere 656 mln € per 16 mila pensionati privilegiati andati in quiescenza in giovane età e con l’assegno calcolato col sistema retributivo, vale a dire senza tenere alcun conto dei contributi versati durante il loro periodo lavorativo. Questi pensionati non hanno diritti acquisiti, ma privilegi acquisiti, e per ciò stesso tali privilegi vanno tagliati, ricalcolando le pensioni in base ai contributi versati.
Non è più possibile pagare dirigenti e dipendenti regionali un terzo in più dei loro colleghi statali e comunali. Non è più possibile che il Servizio sanitario assorba 8,4 mld €, spendendo 400 mln € in più di farmaci rispetto alla media nazionale e continuando a finanziare inefficienza e corruzione di Aziende ospedaliere e Aziende sanitarie provinciali.
Proprio sulla corruzione stanno lavorando alacremente e con grande efficacia sia Guardia di Finanza che Carabinieri. 

Non è più possibile continuare a parlare degli stipendi di questa o quella partecipata regionale o comunale, né della precedenza che gli stipendi di Comuni e Regione debbano avere sugli stipendi dei dipendenti di imprese private, che non possono essere erogati quando gli enti pubblici siciliani non pagano le fatture.
Basta con l’assistenzialismo, col pagare a vuoto decine di migliaia di assegni al mese a gente che non lavora, anche perché tutto questo provoca un effetto-disastro per due motivi: chi non lavora ma riceve un assegno, per quanto ridotto, si abitua a vivere nel nulla e del nulla; secondo, perché le risorse destinate ai nullafacenti sono sottratte alle attività produttive e alle opere pubbliche, bloccate per questa scelta disastrosa di continuare a finanziare l’assistenzialismo piuttosto che la crescita e lo sviluppo.
Paragonare l’attuale oligarchia siciliana a quella sovietica non è un caso. Paragonare l’assistenzialismo siciliano a quello sovietico neanche. I privilegiati distribuiscono risorse a pioggia per evitare lo scontento, in modo da continuare a godere di quanto indebitamente godono attualmente. è ora di finirla. Subito!

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