Irpef, addizionali regionali e comunali strangolano la Sicilia - QdS

Irpef, addizionali regionali e comunali strangolano la Sicilia

Gianluca Di Maita

Irpef, addizionali regionali e comunali strangolano la Sicilia

sabato 16 Novembre 2013

Indagine condotta dalla Uil sull’imposta, il cui gettito ha toccato la cifra record di 15 mld di euro. A Messina 582 euro pro-capite, ben al di sopra dei 503 euro della media nazionale

PALERMO – Tasse sempre più salate, per gli italiani sempre più con la calcolatrice in mano. Questa volta oggetto dell’analisi del centro studi della Uil, sono le addizionali dell’Irpef. Addizionali, al plurale, perché oltre a quella nazionale dal 1997 sono presenti pure quelle regionali e comunali. Quote che da allora sono in costante aumentano e non sembrano, meno che mai ora, accennare a fermarsi. Negli ultimi 5 anni, dal 2009 al 2013, il gettito delle addizionali regionali e comunali dell’Irpef è aumentato del 36%. Per l’anno a venire le prospettive sono tutt’altro che rosee.
Le Regioni potranno infatti decidere se alzare o meno il tetto dell’aliquota fino a 0,6%, seguite dai Comuni che se vorranno potranno alzare la loro aliquota di competenza dello 0,8%, il che significherebbero altri 153 euro a testa. Per quanto riguarda la nostra Regione, la situazione non sembra essere per nulla cambiata dal 2012 al 2013. Le addizionali sono pressoché rimaste le stesse, ma pur sempre tra le più alte d’Italia. Contando solo l’addizionale comunale dell’Irpef, Palermo e Messine risultano alcune delle province italiane più tartassate. Nel 2012 la città di Palermo aveva un costo pro-capite per l’addizionale comunale dell’Irpef di 184 euro, nel 2013 per il nostro capoluogo la cifra è rimasta uguale, le altre grandi città italiane non hanno fatto che mettersi sulla stessa linea. Un’eccezione è rappresentata da Roma che dal 2012 presente l’addizionale più alto d’Italia, facendo pagare ai suoi cittadini un conto di 207 euro a persona.
Scelte quelle dei Comuni che non seguono una linea omogenea. Basti pensare a Gorizia, che avendo abolito l’addizionale Irpef nel 2012, nel 2013 non ha chiesto ai propri cittadini un centesimo.
Per quanto riguarda invece le addizionali regionali, nel 2012 i siciliani sono ancora una volta tra i primi per costo medio pro-capite (398 euro). Più tartassati di loro solo molisani, campani e calabresi, dove non a caso vi sono i peggiori bilanci sanitari d’Italia.
Nel 2013, l’andazzo è stato leggermente diverso rispetto a quello riguardante le addizionali comunali. Le uniche Regioni che hanno deciso di alzare l’aliquota sono state la Toscana e l’Abruzzo. Sono restate basse (rispetto al reto d’Italia) le addizionali emiliane e piemontesi (rispettivamente 375 e 352 euro).
Sommando le addizionali comunali e regionali, possiamo capire quanto un cittadino paga e chi soprattutto sono quelli costretti a sborsare di più. Nel 2013 i primi sono i cittadini di Napoli, Salerno e Campobasso. Ma nella top ten rientra pure Messina, che tra addizionali comunali e regionali, vede i suoi cittadini pagare 582 euro pro-capite, ben al di sopra della media nazionale di 503 euro.
Il quadro tributario generale non aiuta certo i sindaci e le amministrazioni comunali. Nell’attesa di capire se la seconda rata dell’Imu resterà o meno, se vi sarà più certezza nelle reperibilità delle risorse, è chiaro che l’Irpef si conferma come un’entrata fondamentale ed entro il 30 novembre le amministrazioni comunali potranno decidere se aumentare ancora le addizionali.
Il gettito ormai è arrivato a cifre enormi. Nel 2003 addizionali comunali e regionali apportavano un gettito di 6,8 miliardi di euro. Nel 2013, dieci anni dopo, il conto è uguale a 15 miliardi e mezzo.

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