Numero di imprese “green”: bene la Sicilia - QdS

Numero di imprese “green”: bene la Sicilia

Emiliano Zappala

Numero di imprese “green”: bene la Sicilia

domenica 17 Novembre 2013

Ripartire dal rispetto dell’ambiente: Palermo capoluogo virtuoso, Catania leader nelle assunzioni seguita da Siracusa e Ragusa. Sono circa 19.760 nell’Isola, rappresentano il 6% delle verdi del Belpaese e devono essere agevolate

CATANIA – La Sicilia è la nona regione d’Italia per numero di imprese che investono in progetti, prodotti e tecnologie “green”. In numero delle imprese “eco” nell’Isola ammonta a 19.760, circa il 6% delle imprese verdi nel nostro Paese. I dati sono emersi dal rapporto annuale “GreenItaly 2013. Nutrire il futuro”, promosso da Unioncamere e dalla fondazione Symbola. Sono numeri che fanno ben sperare, soprattutto se si considera che le il “green” dovrebbe essere uno dei settori di investimenti principali negli anni a venire.
La città più virtuosa in questo senso è senza dubbio il capoluogo che, con le sue 4.811 imprese, è la diciassettesima provincia italiana. Al secondo posto nella regione Catania con 3.942 imprese green, terza Messina a quota 2.763. Seguono Ragusa con 1.859 imprese green, Trapani con 1.753, Siracusa attestata a 1.571, quindi Agrigento con 1.254 imprese green, Caltanissetta con 1.081 ed Enna a quota 721.
Ottimi anche i numeri che riguardano il lavoro impiegato nei settori “verdi”. Sono infatti 2.510 le assunzioni non stagionali di “green jobs” previste dalle imprese per il 2013, equivalenti al 5,4% del totale nazionale. La Sicilia in questo campo si piazza all’ottavo posto nella graduatoria regionale per numerosità di assunzioni verdi programmate entro l’anno. Un risultato al quale contribuisce innanzitutto Catania con 731 assunzioni previste, quindi Siracusa (369), Ragusa (339), Trapani (309), Palermo (282), Messina (189), Agrigento (134), Caltanissetta (94) ed Enna (59).
Molto soddisfatto Ferruccio Dardanello, presidente Unioncamere che ha dichiarato come i numeri ci rivelino “un’Italia che sa essere più competitiva e più equa, perché fondata su un modello produttivo diverso. In cui tradizione e innovazione, sostenibilità e qualità si incrociano realizzando una nuova competitività. L’Italia non una delle vittime della globalizzazione ma, anzi, un Paese che ne ha approfittato per modificare profondamente la propria specializzazione internazionale, modernizzandola, proprio grazie alla green economy. Creando valore aggiunto in settori in cui ci davano per spacciati e creando nuove specializzazioni in altri settori, in cui siamo oggi leader”.
 
A questa crescita la Sicilia sta partecipando svolgendo un ruolo di grande importanza che potrebbe risultare determinante per lo sviluppo futuro dell’Isola e non solo. Lo stesso Dardanello ha aggiunto che “se vogliamo che questo modello vincente contagi tutto il nostro sistema produttivo, dobbiamo sostenerlo. Anzitutto liberandolo dagli ostacoli che incontra lungo il cammino, primo fra tutti l’eccesso di burocrazia. E poi con politiche industriali e fiscali più green: nelle tecnologie, nella formazione, nella tassazione del lavoro, nel credito, negli investimenti”.
Si spera, a questo punto, che i dati non trovino insensibile la politica sia a livello nazionale che regionale. Fondamentale prevedere negli anni venturi maggiori agevolazioni e bonus per chi investe in questo tipo di attività, in modo da rilanciare sempre con maggior vigore la competitività del Paese. Una delle sfide più importanti da sostenere a livello globale.

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