Diminuiscono ancora i matrimoni tra italiani: nell’Isola -3,4% - QdS

Diminuiscono ancora i matrimoni tra italiani: nell’Isola -3,4%

Chiara Borzi

Diminuiscono ancora i matrimoni tra italiani: nell’Isola -3,4%

venerdì 22 Novembre 2013

Istat: nel 2012 si è registrata una crescita delle unioni, ma soltanto grazie all’apporto delle coppie miste. Il Sud mantiene il tradizionale primato del rito religioso. Al Nord più funzioni civili

PALERMO – Per la prima volta dal 1972, la diffusione dei nuovi dati Istat sulla nuzialità racconta una crescita delle unioni italiane.
Merito non alle coppie composte entrambe da coniugi italiani, ma a quelle straniere e le coppie miste che si sono sposate in Italia. Nel 2012 sono state celebrate 30.724 nozze di questo tipo (15% del totale), oltre 4 mila in più rispetto al 2011, ma ancora inferiori di oltre 6 mila rispetto al picco massimo del 2008. Negli ultimi 20 anni si era registrato un calo annuo medio dell’1,2%, mentre dal 2008 al 2011 si sono avute oltre 45 mila celebrazioni in meno. I matrimoni misti sono stati 20.764 nel 2012. Essi rappresentano oggi la tipologia prevalente dei matrimoni (68%).
Diminuiscono ancora le prime nozze tra sposi entrambi di cittadinanza italiana (153.311 nel 2012). Negli ultimi cinque anni il loro numero è diminuito di oltre 39 mila unità. Questa diminuzione spiega da sola il 91% del calo totale dei matrimoni nel periodo 2008-2012.
Osserviamo subito gli indici regionali. La differenze con il primo periodo di variazione Istat (1991-2008) è evidente. In questo arco di tempo la variazione media italiana era di -1,2%, le variazioni regionali erano omogenee tra Nord e Sud (Lombardia e Sicilia -1,3%, Piemonte e Puglia -1,5%, Veneto e Abruzzo -1,2%). Le nuove variazione (2008-2012) hanno invece fatto registrare un brusco calo delle unioni e un parziale scollamento delle somiglianze regionali (Lombardia -4,3% e Sicilia -3,4%, Piemonte e Puglia ancora insieme con -3,6%, Veneto -4% e Abruzzo -4,2%).
Gli indici cambiano notevolmente quando, come già anticipato, entrano in gioco le coppie miste o composte da coniugi entrambi stranieri. Dal 2010 al 2012 i matrimoni con almeno un coniuge straniero sono passati da 25.082 a 30.724; quelle in cui il coniuge è straniero e la coniuge italiana da 2.954 a 4.424; quelle in cui il coniuge è italiano e la coniuge straniera sono passati da 14. 215 a 16.350; quelli in cui gli sposi sono entrambi stranieri sono passati da 7.913 a 9.960.
La crescita di questa tipologia di matrimoni ha dato il la anche al consolidamento del rito civile. Su un totale di 21 mila primi matrimoni celebrati nel periodo 2008-2012, l’82,2% sono stati assolti con questa formula, 17,8% con rito religioso.
Quando i matrimoni sono celebrati tra coniugi italiani, il rito religioso è tornato però al suo primato: tra il 2008 e il 2012 sono stati celebrati 115.720 unioni religiose e 37.591 unioni civili. Osservando la stima complessiva che viene fuori da questi dati, senza distinguere tra tipologie di coppie, si evidenzia come il matrimonio religioso rimanga comunque il tipo di unione più scelta in Italia: con questo rito sono stati sanciti il 68,5% di matrimoni.
Attraverso i dati Istat possiamo osservare come matrimonio religioso e civile caratterizzino diversamente le province italiane. In merito alla prima tipologia (primi matrimoni), Livorno è l’unica provincia italiana dove è avvenuto il sorpasso dei matrimoni civili su quelli religiosi: al 2012 le unioni civile registrate sono state 425, quelle religiose 359. A Bolzano la differenze è sottilissima, di appena 20 unioni (651 religiose, 633 civili). In Sicilia il primo matrimonio con rito religioso rimane un must. La provincia dove si sono registrate più unioni del genere è Palermo (3.821), seguono Catania (2.776 unioni), Messina (1.703), Agrigento (1.452). Questa classificazione si ripete parzialmente per i primi matrimoni con rito civile: Palermo 928, Catania 914, Messina 315, subentra poi Siracusa 302, mentre Agrigento si ferma a 189.
Guardando ora alla stima totale dei matrimoni, il sorpasso dei matrimoni civili è consolidato a Torino (3.658 matrimoni civili e 3.431 religiosi), Genova (1.599 civili e 1.163 religiosi), Bologna (1.670 matrimoni civili e 1.426 religiosi). Sin alle province dell’Italia centrale il cambiamento appare consolidato, a Roma la differenza tra matrimoni civili e religiosi passa da sole 174 coppie.
Al Sud si conferma invece l’unione “tradizionale”. Si pensi a Napoli con 8.722 matrimoni religiosi e 2.852 civili, Lecce con 2.285 matrimoni religiosi e 630 civili, Reggio Calabria con 1.984 matrimoni religiosi e 323 con rito civile.
La Sicilia non fa eccezione con in testa Palermo (3.902 religiosi e 1.322 civili), ma possono scorgersi i primi cambiamenti già a Catania dove su 2.828 unioni religiose, 1.288 sono state celebrate con rito civile. Si torna negli standard a Messina (1.757 unioni religiose, 497 civili), Agrigento (1.485 matrimoni religiosi e 287 civili), Trapani (1.306 matrimoni con religiosi e 263 civili).
Parafrasando il titolo di un articolo che uscì già nel 2012 su questo argomento nel QdS, possiamo dire che «i siciliani (continuano) a sposare la fede».

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