Il fantasma del Ponte si aggira per Roma - QdS

Il fantasma del Ponte si aggira per Roma

Rosario Battiato

Il fantasma del Ponte si aggira per Roma

venerdì 22 Novembre 2013

L’ipotesi di collegare Sicilia e Calabria riappare in un emendamento alla Legge di stabilità, ma nessuno ormai ci crede. Dopo la Tav, prevista l’autostrada Orte-Mestre: anche questo Governo continua a fare rotta al Nord

PALERMO – Nei sogni dei siciliani non c’è più posto per il Ponte dello Stretto, perché troppe volte è stato issato come simbolo di speranza per poi essere rapidamente abbattuto dalle scelte di un governo centrale che guarda sempre più allo sviluppo settentrionale del Paese. Una miopia politica e amministrativa che taglia l’Isola fuori dai grandi traffici commerciali del Mediterraneo e la condanna a uno stato di perenne immobilismo.
Di recente il fantasma del Ponte è stato visto aggirarsi nei pressi della Legge stabilità. L’operazione, secondo indiscrezioni riportate sull’Huffington Post, è stata tentata dal gruppo degli alfaniani al Senato, che hanno evidentemente subodorato l’effetto vincente del Ponte nel fare breccia tra l’opinione pubblica.
 
Una mossa alla Berlusconi, che già se ne servì qualche elezione fa (anche se non risultò utile al rivale Rutelli che sosteneva la medesima necessità), ma che adesso onestamente sembra abbastanza datata se di manovra pre-elettorale si tratta. Il progetto consiste nella revoca dello stato di liquidazione della società Stretto di Messina, che si trova congelata dallo scorso 15 aprile. In soldoni si tratta di ripristinare la società per inserire il Ponte all’interno del corridoio 5 Helsinki-Valletta della rete transeuropea dei trasporti che nell’attraversamento dell’Europa troverebbe un punto di rottura proprio nel passaggio sullo Stretto e renderebbe inutile, o quasi, anche i nodi dell’alta velocità Verona-Bologna-Firenze-Roma-Napoli-Reggio Calabria-Messina-Palermo.
 
L’operazione di riesumazione potrebbe compiersi, sostengono i firmatari, a costo zero, anche se bisogna ricordare che sulla società dormiente pende ancora il pagamento dell’indennizzo a Eurolink per le prestazioni previste e già eseguite, mentre sui conti dello Stato pesano i costi già sostenuti, circa 300 milioni di euro, per la costruzione delle prime opere propedeutiche al Ponte. Di penali, secondo alcune stime, ci sarebbero altri 300 milioni di euro da corrispondere, così come aveva dichiarato Enrico La Loggia appena un anno fa.
Strumentalizzazioni politiche a parte, il Ponte ha rappresentato l’ultima speranza infrastrutturale di un certo spessore per la Sicilia. A ricordacelo non sono fantomatiche ricostruzioni, ma dati concreti che arrivano dagli addetti ai lavori. Enzo Siviero, ordinario di Tecnica delle costruzioni all’Università Iuav di Venezia, era stato sentito in merito dal Qds, e aveva chiaramente espresso il suo disappunto per come la Sicilia perdesse annualmente anche la più piccola porzione di quei 500 miliardi di euro che costituiscono il valore delle merci in uscita da Suez e dirette in Europa.
 
Un vero e proprio fiume di ricchezze che passa a un palmo da noi, ma che per il 75% giunge molto più a nord, cioè in quei Paesi nella cosiddetta Northern Belt, mentre il restante 25% si distribuisce tra i porti spagnoli, francesi, greci e turchi. Se la Sicilia riuscisse a intercettare soltanto il 5% di questo ricco corridoio da miliardi di euro si porterebbe a casa 25 miliardi all’anno, cioè tre volte la cifra necessaria per la costruzione dell’infrastruttura. Intanto però il nostro governo insiste sulla priorità della Torino-Lione, mentre sulla Orte-Mestre, sistema infrastrutturale già all’avanguardia in Italia e in Europa, è pronto a investire in defiscalizzazione circa 1,87 miliardi di euro.

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