Negli Usa i danni ecologici sono enormi. Il 70% dei rifiuti va a finire in discarica - QdS

Negli Usa i danni ecologici sono enormi. Il 70% dei rifiuti va a finire in discarica

Andrea Salomone

Negli Usa i danni ecologici sono enormi. Il 70% dei rifiuti va a finire in discarica

venerdì 22 Novembre 2013

Covano grandi quantità di sostanze tossiche, superiori rispetto a quelle prodotte dalle centrali Rsu

LONDRA – Secondo l’Epa, l’ente nazionale statunitense per la tutela dell’ambiente (Environmental Protection Agency), ogni comunità deve trovare il modo di bilanciare le opzioni di gestione eco-favorevole con ciò che è economicamente fattibile: di certo, però, con una strategia di gestione integrata dei rifiuti, finalizzata a valorizzarli quanto più possibile dal punto di vista materiale ed energetico, ci si orienta maggiormente alla sostenibilità. Della stessa opinione era anche Thomas Klöckner, l’addetto stampa dell’azienda pubblica per la gestione dei rifiuti di Berlino (la BSR, Berliner Stadtreinigungsbetrieb) che abbiamo intervistato nel 2011 e nel 2012.
Nonostante l’ente statunitense sia in linea con la gerarchia Ue delle strategie per la gestione dei rifiuti (waste hierarchy) e sia d’accordo sul fatto che produrre energia dai rifiuti materialmente inutilizzabili (Rsu) sia la soluzione preferibile per renderli ecologicamente meno dannosi ed economicamente utili, resta il fatto che negli Usa il 70% dei rifiuti continua a finire in discarica con danni ecologici enormi e ben pochi vantaggi economici in una prospettiva a lungo termine. Depositare rifiuti in discarica, infatti, è certamente molto conveniente nel breve periodo, soprattutto in un paese come gli Stati Uniti, dove c’è una grande abbondanza di terre incoltivabili.
 
Alla fine, però, nel lungo periodo, questa pratica diventa molto poco conveniente, soprattutto quando all’interno di tali siti non vengono costruite centrali capaci di recuperare il gas naturale prodotto dalla fermentazione dei rifiuti. Il rischio di incendi in tali siti, infatti, è sempre alle porte, accompagnato dalla tutt’altro che remota possibilità di sversamento di liquami tossici (percolato) sul terreno, con costi ambientali ed economici che verrebbero pagati dalla comunità con interessi piuttosto pesanti.
Nelle discariche tedesche, invece – così come in quelle svizzere, olandesi, belghe, svedesi, norvegesi, austriache e danesi – a seguito dell’introduzione di una normativa specifica, è stato introdotto il divieto di conferire i rifiuti contenenti materiale organico-umido; in sostanza in tali siti possono essere conferiti solo materiali inerti e ceneri prodotte dalla combustione dei rifiuti o dal loro essiccamento. Come spiega l’Epa, gli impianti di combustione degli Rsu sono soggetti alle condizioni dell’atto per l’aria pulita (Caa, Clean air act) e le caratteristiche delle emissioni prodotte da tali centrali rientrano all’interno dei requisiti stabiliti dalla stessa agenzia governativa.
 
Nel 1990 l’Epa ha incluso nel Caa il Mact, ossia l’obbligo di applicare ai combustori di Rsu la tecnologia di controllo massimamente raggiungibile (Maximum achievable control technology), che si è tradotta in regole e controlli molto rigidi, decisamente più stretti rispetto a quelli previsti per le centrali alimentate da combustibili fossili. Da allora le emissioni di questi impianti sono diminuite di venti volte. La tabella sottostante mostra le tendenze delle emissioni dal 1990 al 2005, basate su dati disponibili negli inventari nazionali: in 15 anni le emissioni di inquinanti aerei pericolosi si sono abbassate più del 94%, dalle ca. 58.000 T/a (Tonnellate per anno) del 1990 alle ca. 3.300 T/a del 2005.
Nella nostra pagina-inchiesta pubblicata lo scorso 13 Settembre a pagina 8 abbiamo visto i dati Epa 2005 sulle emissioni provenienti da diverse fonti di composti organici volatili (VOCs), monossido di carbonio e mercurio. E abbiamo visto come a creare problemi siano soprattutto gli impianti a base di combustibili fossili e i veicoli su strada. Le infografiche sottostanti mostrano i dati sulle emissioni di sostanze tossiche presenti nell’aria (particolato) dal diametro inferiore a 10 e 2.5 micron (PM < 10 e PM < 2.5). Questi numeri contraddicono pienamente quanto finora sostenuto dallo scienziato bolognese S. Montanari, che finora, in linea con Grillo, ha attribuito la colpa delle nanopatologie principalmente alle emissioni di particolato provenienti dalle centrali Rsu. Peccato, però, che come si vede dal grafico, le emissioni di queste centrali siano ridicole se confrontate con quelle prodotte dalle discariche e da altre fonti. E, in effetti, questo è anche uno dei motivi per cui, soprattutto nelle grandi capitali ad alta densità demografica, molte centrali Rsu si trovano al centro della città; al contrario delle discariche, che invece, e giustamente, vengono confinate in periferia, perché produttrici di massicce quantità di sostanze tossiche, altamente superiori rispetto a quelle prodotte dalle centrali energetiche a base di rifiuti.
I dati parlano chiaro: le emissioni prodotte da veicoli, discariche e, più in generale, dai combustibili fossili, sono le principali fonti degli agenti inquinanti sopracitati. In realtà, tutte le attività che implicano la combustione – quindi impianti di energia, di cemento, fonderie di metalli e macchine alimentate da combustibili fossili – generano emissioni inquinanti nell’aria. Per essere compresi, però, i rischi provenienti da tali emissioni vanno inserito all’interno di un contesto e il rischio sulla salute va messo in prospettiva: e a questo tema è dedicata un’apposita pagina.
 
È per questa ragione che l’Epa ha eseguito valutazioni della tossicità delle sostanze aeree negli Usa e dei loro effetti sulla salute, carcinogenici e non carcinogenici (nausea, asma, bronchite, etc.), mostrando lo stato di salute di persone cronicamente esposte alle diverse fonti di inquinamento sopracitate.
Le emissioni di diossina e furano sono state misurate in grammi o in tossicità equivalente (Teq, Toxic equivalency quantity). Esistono, infatti, molti tipi di diossine e furani, e il Teq mette in conto che differenti molecole di diossina e furano hanno diversi livelli di pericolosità. Dal 1990 al 2005 le emissioni di diossina e furano si sono abbassate del 99%, da 4.400 a 15 grammi Teq.

Impianti di combustione. Il caso di Montgomery

LONDRA – Sono stati condotti diversi e continui studi (anche indipendenti) sul rischio rappresentato da tali centrali, principalmente basati sul confronto tra la situazione esistente prima e dopo la costruzione di questi impianti.
Dati sul caso specifico di un impianto di combustione di Rsu nella Contea di Montgomery in Maryland hanno mostrato che in prossimità delle centrali energetiche a base di rifiuti il rischio carcinogenico e non carcinogenico per la salute umana è sempre stato al di sotto degli standard e in molti casi è addirittura sceso nonostante l’incorporamento di nuove modalità di rischio e maggiori vie di esposizione. Questo fenomeno apparentemente inspiegabile va molto probabilmente attribuito al fatto che la presenza di tali centrali ha portato alla riduzione degli inquinanti derivati dal conferimento di rifiuti in discarica e dalla nascita di incendi prodotti da fenomeni di combustione latente in tali siti.


L’Epa controlla le centrali. Livelli di emissione a norma

LONDRA – L’Epa lavora per assicurare che le centrali Rsu rispettino i livelli di emissioni imposti dalla legge e restino sicure. E lo stato di conformità di ogni singolo impianto statunitense alla normativa esistente è controllabile direttamente sul sito dell’ente governativo.
I dati Epa 2008, offrono una panormamica delle sostanze tossiche aeree presenti in prossimità di tali centrali e dei livelli di emissione MACT. Il risultato? I livelli di inquinamento di ogni centrale sono molto al di sotto degli standard legislativi richiesti e i livelli di efficienza in termini di produzione di energia sono molto alti. Ulteriori informazioni sullo stato di inquinamento di terreni, acque e aria sono disponibili sul sito www.epa.gov/enviro.

Di certo, la trasparenza e gli sforzi di ridurre la quantità di materiali tossici nei rifiuti si sono tradotti in emissioni più basse. Quando, per esempio, si elimina gradualmente il mercurio da prodotti come i termostati e si migliorano le pratiche di gestione di questo metallo, i rifiuti finiscono per contenere quantità minori di mercurio, quindi le centrali Rsu liberano nell’aria minori quantità di questo metallo. La responsabilità, insomma, è tutta a carico di produttori e consumatori. E sono soprattutto questi ultimi, infatti, che con le loro scelte decidono se inquinare e come. Ogni volta che si compra qualcosa, quindi, sarebbe necessario pensare a che fine farà quanto acquistato quando non servirà più. Chi non si cura del problema, non si cura del presente e del futuro del mondo.
 
(33. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre, 1, 8 e 15 novembre. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 29 novembre).

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