Crocetta assuma prima i disoccupati, poi i precari - QdS

Crocetta assuma prima i disoccupati, poi i precari

Carlo Alberto Tregua

Crocetta assuma prima i disoccupati, poi i precari

giovedì 28 Novembre 2013

Burocrazia regionale a chilometri zero

L’ossessione di ogni presidente della Regione, dei suoi assessori e del ceto politico è quella di elargire denaro a tutti quelli che sono all’interno della massima istituzione siciliana. Appena c’è un problema, si pensa subito allo stipendio dei dipendenti, mai allo stipendio dei dipendenti delle imprese che non vengono pagati. Come se i dipendenti pubblici fossero di livello superiore a quelli privati.
I dipendenti pubblici sono privilegiati, perché guadagnano in modo sproporzionato a quello che fanno; sono anche privilegiati perché a fine lavoro percepiscono una pensione molto più alta dei contributi versati, nel rapporto di uno a quattro. C’è di peggio: siccome la Regione non ha mai versato contributi a nessun Ente, quando un proprio dipendente passa dal rapporto attivo a quello passivo, lo stesso Ente continua a sostenere l’onere dell’assegno pensionistico.
La bufala che bisognava mandare in pensione duemila regionali per fare posto a duemila precari è crollata miseramente appena abbiamo illustrato all’opinione pubblica che non vi sarebbe stato nessun vantaggio da questa operazione. Infatti la Regione avrebbe continuato a versare l’assegno mensile ai duemila ipotetici nuovi pensionati e altri duemila ai nuovi assunti, continuando a calpestare così l’art. 97 della Costituzione, che prevede i concorsi.

Crocetta continua a emettere grida di gioia quando riesce a ottenere risorse per stabilizzare i precari. Non comprendiamo perché non si preoccupi dei disoccupati, i quali non hanno avuto la stessa opportunità di competere con i privilegiati, perché raccomandati, che a suo tempo sono stati chiamati negli uffici pubblici senza selezione.
Se il presidente della Regione fosse un responsabile pubblico equo dovrebbe dare le stesse possibilità a tutti i siciliani. Ne conseguirebbe che dovrebbe assumere, prima, tutti i disoccupati e, dopo, pensare ai precari, che già in questi ultimi decenni hanno goduto di stipendi non meritati.
Perché non meritati? Perché non hanno messo nulla di professionale per entrare nei posti dove si trovano, ma solo il favore ricevuto da questo o quel politicante di turno.

 
Ribadiamo che fra i precari ve ne sono tanti bravi e professionali, che lavorano e fanno notevoli sacrifici. Tuttavia hanno il vizio d’origine di non avere ricevuto l’imprimatur da un concorso pubblico. Quindi si trovano nei loro posti che hanno soffiato ad altri siciliani non raccomandati.
Continuiamo a battere su questo tasto con tenacia perché vogliamo si diffonda nell’opinione pubblica il principio equo secondo cui tutti i siciliani sono uguali di fronte alla Legge, tutti hanno gli stessi doveri e, poi, gli stessi diritti.
Caro Crocetta, si passi una mano sulla coscienza: o tutti dentro o tutti fuori. I comportamenti opachi e nebulosi non possono essere tenuti da chi ha responsabilità di vertice.

L’organico pletorico della Regione, di quasi 18 mila persone, di cui 1.800 dirigenti, contro poco più di duemila dipendenti lombardi con duecento dirigenti, non solo costituisce un peso finanziario sui contribuenti siciliani divenuto insopportabile, ma ha il disvalore aggiunto di mantenere la burocrazia in una condizione di disfunzione cronica, priva di efficienza e risultati.
Invece, la Sicilia ha bisogno urgente di avere una burocrazia a chilometri zero, messa nell’angolo per renderla finalmente incapace di nuocere all’economia siciliana e ai siciliani medesimi.
Non si può più sopportare che dirigenti regionali, che guadagnano 200 mila euro l’anno lordi, percepiscano premi per risultati mai raggiunti. Né si può più tollerare che dipendenti regionali in esubero, che andrebbero messi in cassa integrazione, percepiscano il Famp (Fondo di amministrazione per il miglioramento delle prestazioni) una sorta di premio non si sa bene per quale qualità del lavoro.
Imprese e cittadini hanno bisogno di uffici digitalizzati che rispondano in tempo reale a ogni richiesta, che rilascino autorizzazioni o concessioni in trenta giorni, trascorsi i quali deve scattare il silenzio-assenso, fermi restando controlli ex post che vanno effettuati con rigore e la cui responsabilità deve ricadere tutta sui dirigenti.
Sia concreto, presidente, e giusto. L’opinione pubblica la controlla minuto per minuto. Non può più sbagliare.

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