Energia dai rifiuti depositati nelle discariche, un'operazione potenzialmente possibile - QdS

Energia dai rifiuti depositati nelle discariche, un’operazione potenzialmente possibile

Andrea Salomone

Energia dai rifiuti depositati nelle discariche, un’operazione potenzialmente possibile

venerdì 29 Novembre 2013

Andy Pike, direttore dello stabilimento di Belvedere (Londra): “Il problema è il costo proibitivo”

LONDRA – Oggi riportiamo alcune domande che abbiamo fatto a giugno di quest’anno ad Andy Pike, il direttore della centrale energetica a base di rifiuti indifferenziati (Rsu) di Londra Belvedere entrata in funzione poco più di due anni fa.
Per quanto tempo resterà attivo l’impianto di Belvedere?
“Lo stabilimento è stato progettato per quarant’anni di vita. Differenti componenti della centrale e dell’attrezzatura hanno una vita più breve e verranno completamente sostituiti durante il corso di vita dell’impianto, senza che ciò vada a scapito del regime produttivo pianificato”.
Cosa succederebbe se i concili aumentassero le loro quote di riciclo e l’impianto ricevesse sempre meno Rsu?
“La centrale processa Rsu commerciali, industriali e domestici. Se c’è una riduzione nella quantità di spazzatura prodotta, l’equilibrio viene recuperato impiegando i rifiuti commerciali e industriali”.
Potrebbe accadere ciò che è avvenuto in Germania, ossia che i rifiuti vengano acquisiti dall’estero? Se sì, non nascerebbe un nuovo problema?
“C’è una grande differenza tra la situazione in Germania e quella nel Regno Unito. La Germania è molto più sviluppata in termini di infrastrutture per il trattamento dei rifiuti, mentre nel Regno Unito c’è ancora un grande deficit nelle capacità di trattarli (mentre, infatti, nelle discariche tedesche arriva solo il 2,6 % di Rsu sotto forma di inerti prodotti dal trattamento dei rifiuti in apposite centrali; nelle discariche inglesi arriva il 66,2 % di Rsu, tra l’altro non necessariamente pretrattati in appositi stabilimenti, nda). Non è permesso esportare rifiuti all’estero, ma l’ente governativo per l’ambiente (EA, Environment Agency) consente l’esportazione dei rifiuti pretrattati e trasformati in combustibile derivato dai rifiuti (Cdr). Il dipartimento per l’ambiente, il cibo e gli affari rurali (Defra, Department for Environment, Food and Rural Affairs) riconosce che nel breve termine questa pratica ha un ruolo da giocare, soprattutto adesso che il Regno Unito ha un deficit di infrastrutture per il trattamento dei rifiuti (specialmente di stabilimenti in grado di produrre energia da Rsu e Cdr, nda). Tuttavia questa possibilità di esportare combustibile solido secondario (Css) viene descritta come "un’opportunità sprecata" in termini di sicurezza energetica. Crediamo che ci siano ampie quantità di rifiuti domestici, commerciali e industriali disponibili sul mercato londinese. Quindi, al momento non ci stiamo concentrando sull’importazione di Cdr o Rsu dal continente (la quota di rifiuti che vanno a finire in discarica, infatti, è molto alta, e non avrebbe senso importare carburante Rsu o Cdr dall’estero se nel Regno Unito ne viene prodotto già in abbondanza, nda)”.
Sarebbe possibile creare energia dai rifiuti depositati nelle discariche?
“Potenzialmente sì, ma generalmente il costo è proibitivo. Una centrale EFW (Energy From Waste, ossa energia dai rifiuti) generalmente raggiungerebbe il 60-70% di reddito dalle tasse di conferimento versate per il trattamento dei rifiuti (spesa certe volte inferiore rispetto a quella sostenuta da alcuni contribuenti siciliani per lasciare marcire i loro rifiuti in discarica a fare danni enormi al territorio e ai suoi abitanti senza alcun ritorno economico, nda). I rifiuti recuperati dalle discariche avrebbero un valore calorifico variabile e probabilmente richiederebbero una significativa quantità di processi di separazione prima di poter essere utilizzati in maniera sicura come combustibile primario”.
Sappiamo che Ken Livingstone, primo cittadino di Londra fino al 2008, ha provato a bloccare la realizzazione del progetto. Perché il tribunale ha pensato che non c’era nessuna buona ragione per fermarlo?
“Il Concilio di Bexley e il sindaco di Londra hanno provato a contestare la decisione del segretario di Stato sulla centrale lungo il fiume di Belvedere per tre motivi: bisogno/rifiuti residui, gerarchia dei rifiuti e principio di prossimità. Un esame giudiziario sta attento solo ai motivi procedurali e non entra nei meriti dell’argomento. Il giudice ha respinto l’istanza perché gli argomenti non erano ben fondati dal punto di vista legale”.
All’impianto vengono utilizzati processi di separazione prima della combustione dei rifiuti? E come si fa ad evitare che materiali come i rifiuti elettronici non vengano bruciati con il resto dei rifiuti?
“In relazione all’impianto di Belvedere e alle autorità locali che forniscono i materiali in ingresso, l’autorità per i rifiuti ad Ovest del lungofiume (WRWA, Western Riverside Waste Authority) raccoglie separatamente materiali riciclabili mischiati che passano attraverso un impianto di recupero e separazione dalla capacità di 84.000 tonnellate per anno (tpa) e non dalla centrale di Belvedere sul lungofiume. Inoltre, la circoscrizione di Bexley separa i rifiuti in modo che all’impianto arrivino solo "i sacchi neri" di Rsu. Tuttavia, le autorità locali contano sugli abitanti per il corretto conferimento della spazzatura nei propri cassonetti della raccolta differenziata (Rd)”.
 

 
Impianti molto convenienti là dove la quota Rd è bassa

LONDRA – Questi impianti di solito sono progettati per durare quarant’anni. La scelta di rinnovare il contratto con questa tecnologia (com’è avvenuto con la centrale di Berlino Ruhleben) deriva dal fatto che attualmente non esistono soluzioni migliori per risolvere in maniera sicura il problema della produzione dei rifiuti.
Andy Pike ci conferma che non è affatto necessario che la costruzione di queste centrali conduca all’importazione di rifiuti dall’estero, soprattutto nelle regioni con basse quote di Rd, alta produzione di Rsu ed elevata percentuale di rifiuti in discarica.
Il caso del Concilio di Bexley, dove ha sede la centrale di Belvedere, dimostra coi fatti che la presenza di tali impianti non porta necessariamente alla riduzione della quota di Rd. Attualmente, infatti, con il suo 53%, Bexley è la circoscrizione di Londra con la quota più alta di Recycling. Ciò è dovuto sicuramente al fatto che a gestire gli Rsu e la Rd sono due aziende differenti e indipendenti. Infatti, come ha giustamente notato lo stesso Grillo in uno dei suoi più noti spettacoli in cui parla del Centro Riciclo Vedelago (TV), quando è la stessa azienda ad effettuare la Rd e a impiegare gli Rsu come combustibile, si viene a creare un evidente conflitto di interessi che va inevitabilmente a scapito dell’economicamente meno fruttuoso riciclo.
E in Sicilia le conseguenze di questo conflitto di interessi sono sotto la luce del sole. Infatti, anche se nell’isola non esistono centrali Rsu di ultima generazione, si possono vedere chiaramente gli scadenti risultati conseguiti da aziende come l’Oikos S.p.A. di Motta Sant’Anastasia (CT), proprietaria di due discariche, nonché incaricata di gestire i rifiuti e la Rd di Catania e alcuni paesi etnei. E la ragione di questo fenomeno è sempre la stessa: 1000 Kg di rifiuti in discarica fruttano a chi la possiede molto più di quanto non faccia il riciclo di 1 T di plastica certosinamente differenziata.


Impianti o discariche? I comportamenti cambiano

LONDRA – Quanto detto da Pike a proposito della possibilità di impiegare come combustibile i rifiuti depositati in discarica lascia riflettere. Secondo il direttore della centrale, questi Rsu dovrebbero essere sottoposti a numerosi processi di separazione prima di poter essere impiegati come carburante: e ciò ha senso sia perché si tratta di scarti molto umidi per via della loro perpetua esposizione all’azione degli agenti atmosferici; ma anche perché i rifiuti conferiti in discarica sono spesso soggetti a controlli molto più approssimativi rispetto a quelli esistenti nelle centrali Rsu.
E bisognerebbe fare una riflessione anche sulle responsabilità dell’inquinamento prodotto dai rifiuti.
Crediamo fermamente che nelle aree dove esistono tali centrali si venga a creare una maggiore consapevolezza riguardo alla destinazione finale dei materiali. Se abitaste in una zona dove è presente una centrale Rsu, gettereste mai, nel vostro sacco nero, rifiuti elettronici (i cosiddetti Raee, ossia rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) o di altro genere, la cui combustione potrebbe essere molto pericolosa per la vostra salute e per quella dei vostri cari? Risposta scontata.
Eppure, dove questi impianti non esistono e tutto finisce in discarica, nonostante i medesimi rischi per la salute, non tutti pensano a disfarsi di tali materiali in maniera opportuna.

 
 
(34. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre, 1, 8, 15 e 22 novembre. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 6 dicembre).

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